Pubblicato il 15/02/2014, 15:01 | Scritto da La Redazione

“MASTERCHEF”: PARLANO ALBERTO “IL POETA” E MICHELE CANNISTRARO, “IL DURO”

“MASTERCHEF”: PARLANO ALBERTO “IL POETA” E MICHELE CANNISTRARO, “IL DURO”
Uno è fautore di un approccio poetico e sentimentale ai fornelli. L’altro è spavaldo e meticoloso, membro del “Face Team”, gruppo di personal chef con tante idee creative in cantiere. Ecco il ritratto dei due recenti eliminati dalla cucina del talent show targato Sky.meta name=”news_keywords” content=”<masterchef, sky, alberto, michele cannistraro, eliminati>” Uno non fa in […]

Uno è fautore di un approccio poetico e sentimentale ai fornelli. L’altro è spavaldo e meticoloso, membro del “Face Team”, gruppo di personal chef con tante idee creative in cantiere. Ecco il ritratto dei due recenti eliminati dalla cucina del talent show targato Sky.meta name=”news_keywords” content=”<masterchef, sky, alberto, michele cannistraro, eliminati>”

Uno non fa in tempo a scegliersi dei beniamini a Masterchef, ed ecco che li buttano fuori. Finisce l’avventura per Alberto e Michele C. (Cannistraro, da non confondere con Michele G.).
Al sottoscritto dispiace un po’. I due sono diversi ma complementari.
Alberto, il matusa del gruppo. Fautore dell’approccio poetico e sentimentale alla cucina. Ha rinunciato a terminare la ricetta dei ricci di mare, considerando conclusa la sua esperienza nel talent show per esaurimento di empatia. Una scelta da sensei giapponese. Non a caso, in gioventù, è stato agonista di judo.
Michele Cannistraro, il duro della compagine. Preciso. Meticoloso. Tatuato. Motociclista. Amico di Luca Franchini, il vate delle telecronache di wrestling su Sky. Se i mitici Schwarzenegger e Stallone lo avessero visto all’opera, lo avrebbero a buon diritto arruolato negli Expendables.
Per lui è stata fatale la ricetta del filetto al pepe verde. Un piatto proteico, anni ’80, che nasconde insidie come una palude in un territorio inesplorato del Laos.

Che cosa non ha funzionato nell’ultima puntata, ragazzi?
Alberto: «La mia esperienza è stata particolare, dall’inizio alla fine. Sono convinto che approcciarsi al cibo significhi nutrire se stessi e gli altri. Il cibo è comunicazione, è ricordo, è empatia. Ero reduce da una giornata strana, fatta di piccole sfumature di delusione. Non ero più etereo, è mancata la giusta combinazione emotiva, la genuinità d’animo con cui avevo gestito la mia avventura fino a quel momento. Ho ritenuto giusto fermarmi».
Michele: «Non ho gestito bene l’utlizzo della panna nella ricetta del filetto al pepe verde. Per cucinarlo, ci sono diverse scuole di pensiero. Avevo letto su un libro di Cracco, che può essere cucinato anche senza panna. Tuttavia, durante la prova, la panna è stata considerata elemento essenziale. Il filetto al pepe è una ricetta molto anni’80, comunque. Alberto era di sicuro più avvantaggiato di me».
Il rapporto con i tre giudici. Chi vi ha colpito di più?
Alberto: «Tutti e tre possiedono l’anima, il guizzo, per giudicare i concorrenti. Giudicare è molto più difficile rispetto a cucinare. Ho cercato di conoscerli dal punto di vista emotivo. Analizzandoli, entrando in empatia con loro. Cracco è Il bell’Antonio, Bastianich l’eterno bambino, Barbieri sta rincorrendo la sua immagine per acquisire una dimensione coerente col suo modo di essere».
Michele: «Barbieri è il giudice che preferisco. Sia come chef, sia come persona. Mi è piaciuto anche il rapporto con Bastianich. Con me è stato schietto dall’inizio alla fine. All’inizio, mi aveva detto senza mezze misure di apprezzare il mio modo di cucinare ma di non amarmi come individuo. Mi considerava troppo spavaldo. Alla fine, però, era il più dispiaciuto per la mia eliminazione. Ha colto i miei propositi sinceri, ha compreso il mio percorso».
Questa per voi non è una fine, bensì un inizio. Di che cosa, precisamente?
Alberto: «Continuo a vivere e a consolidare il mio mondo. Tutto ciò che faccio, lo porto avanti oggi con lo stesso spirito di quando avevo 20 anni. Sto collaborando con un’importante ditta di dolciumi, giungeranno altre opportunità per proseguire il mio percorso, il mio rapporto con il cibo. Masterchef è stata un’esperienza gratificante, ho partecipato perché mi hanno spinto alcune mie amiche. Ma per me non cambia nulla, ora. Vado avanti allo stesso modo».
Michele: «Intendo proseguire la mia esperienza di personal chef. Faccio parte del gruppo Face Team, nato con l’intento di coniugare sapori di qualità con la filosofia del benessere. Impostiamo ricette plasmate sulle esigenze peculiari di fruitori che vogliono direzionare la dieta su principi salutari e dietetici. L’utente si rivolge a noi, mostrandoci le indicazioni del suo percorso di dieta. E noi lo accontentiamo, realizzando piatti gustosi che rispettino quei parametri». (Face Team a me ricorda, come nome, il mitico A-Team, dunque apprezzo molto, nda).
Fuori dai denti: chi potrebbe, tra i concorrenti rimasti in gara, arrivare fino in fondo?
Alberto: «Almo ha le carte in regola per vincere. Anche Enrica e Eleonora».
Michele: «Se devo dire dei nomi, dico Eleonora e Federico. Forse Federico più di tutti».
Quanto alla controversa figura di Rachida?
Michele: «Secondo me ha dato quello che doveva dare. Dopo l’esterna in Marocco, non credo abbia ulteriori possibilità di proseguire».

 

Gabriele Gambini

(Nella foto i giudici di Masterchef)