Pubblicato il 30/01/2014, 18:05 | Scritto da La Redazione

DANIELA VIRGILIO: «NE “I SEGRETI DI BORGO LARICI” SONO UNA CATTIVA. ORA SOGNO UNA COMMEDIA»

TVZOOM ha intervistato l’attrice che interpreta il personaggio di Sonia, perfida macchinatrice nella fiction di Canale 5, già nota al grande pubblico per il ruolo di Patrizia, “la pupa del Dandi” in “Romanzo Criminale – La serie”.meta name=”news_keywords” content=”<daniela virgilio, sonia, i segreti di borgo larici, patrizia, romanzo criminale>”

Si chiama Daniela Virgilio, Virgilio mica per niente: talvolta ci guida nei gironi danteschi della psiche di personaggi tenebrosi. L’abbiamo vista interpretare “la pupa del Dandi” in Romanzo Criminale – la serie, dove, a dispetto dell’indole allegra e comunicativa mostrata nella vita reale, si atteggiava a sensuale dark lady. Ora la ritroviamo su Canale 5 ne I segreti di Borgo Larici, affresco dell’Italia anni ’20 con venature mistery, nel ruolo di Sonia, perfida maestra dell’intrigo, arrivista quanto basta per divorarsi gli scrupoli etici come un bimbo divorerebbe una caramella gommosa.

«Uno dei lati positivi del fare la “cattiva” sul set è quello di allontanarsi da se stessi, mettendosi alla prova con personalità distanti dalla propria realtà», dice lei, aggiungendo: «Ora però sogno una commedia divertente».

Daniela, ormai sul set ha preso gusto a interpretare parti da cattiva.
«Quando facevo Patrizia in Romanzo Criminale, in alcune scene ho maneggiato delle pistole, in Intelligence – Servizi e segreti, addirittura un fucile. Ne I segreti di Borgo Larici, sono una figura femminile controversa. Ora mi aspetto di interpretare una commedia, per dimostrare che so anche far ridere (ride, nda). Oppure un bel ruolo drammatico in un film. Ma drammatico davvero, con tutte le sfaccettature emozionali del caso».
Le piace spaziare anche attraverso le epoche.
«Romanzo Criminale era ambientato negli anni ’70, I segreti di Borgo Larici negli anni’20. Mi ci vorrebbe un personaggio ambientato, che so, negli anni ’50».
O negli anni ’80, placcati oro dall’edonismo.
«Anche, perché no. Però ti devo confessare che la moda anni’80, sul piano estetico, non mi piace granché».
Ricordo quando mi aveva confessato le difficoltà di calarsi nel ruolo di Patrizia in Romanzo Criminale. È accaduto qualcosa di simile anche ne I segreti di Borgo Larici?
«ll personaggio di Patrizia mi ha aiutata a superare alcuni miei limiti. A quel tempo, atteggiarmi a donna fatale, camminare sui tacchi con sensualità, confrontarmi con un nuovo uso del corpo, fatto di movimenti sinuosi, mi aveva gettata nel panico. Però mi è servito. Sono giunta a uno step successivo. Calarmi nella parte di Sonia non è stato difficile. Sonia dimostra consapevolezza. E, beninteso, presenta tratti diversi rispetto a Patrizia».
Chiederle di fare un confronto è d’obbligo.
«Patrizia era vittima del volere di un gangster, il Dandi. Non era spinta da pulsioni malvage, desiderava affrancarsi dalla sua condizione sociale. Sonia è diversa. E’ affamata, la sua ambizione la condurrà anche a compiere azioni estreme. Senza scrupoli».
Un personaggio destinato a evolversi a poco a poco durante le puntate.
«Si sta delineando lentamente. C’è ancora molto da fare e da vedere, vi assicuro che ne vedrete delle belle, pazientate ancora un po’».
E’ soddisfatta della sua interpretazione?
«Tendo a essere ipercritica nei confronti dei miei ruoli. Però il lato positivo de I segreti di Borgo Larici è la compattezza dei personaggi. Sono tutti credibili, convincenti, ben calati nel contesto rappresentato».
C’è chi, riferendosi a I segreti di Borgo Larici, ha parlato di una “Downton Abbey all’italiana”.
«Si tratta di due serie in costume. Dal punto di vista del contesto temporale, è corretto fare un parallelismo. L’intreccio narrativo però è diverso. Le storie non si assomigliano, inoltre nella fiction di Canale 5, un grosso peso è esercitato anche dalla componente mistery/thriller».
Siete partiti con uno share nelle prospettive di rete, tuttavia ancora lontano dal botto d’ascolti.
«Ogni giovedì, tutti noi del cast ci ritroviamo in chat per commentare l’episodio della serata e confrontarci sul responso di pubblico. Siamo un gruppo coeso, durante le riprese abbiamo lavorato bene, sfruttando nel miglior modo possibile i ritmi serrati di produzione. Credo che esistano margini di crescita ulteriore, grazie al passaparola degli spettatori. In questo caso, non si è pensato a un nome altisonante per far da traino alla serie, è molto importante affezionarsi alla storia raccontata, all’affresco in costume dell’epoca, agli intrighi tra le due famiglie protagoniste».
Dove avete girato?
«A Romano Canavese, in un borgo che è esattamente identico a come lo vedete nella fiction. Le riprese sono durate circa tre mesi e mezzo. I ritmi erano frenetici, i cambi di trucco e parrucco rapidi. Tuttavia la ricostruzione storica è stata minuziosa. Le produzioni odierne a volte non ti consentono di ripetere molte volte la stessa scena. Dunque si rivela importante la fase di montaggio, che deve essere accurata e tirar fuori il meglio sfruttando un unico punto di vista».
Faccio il rompiscatole: dal punto di vista dello svolgimento, c’è chi ha ravvisato una certa lentezza negli snodi narrativi.
«Al primo impatto, l’evolversi dell’elemento thriller può non esser considerato dinamico nell’immediato. Ma, ripeto, è importante affezionarsi alla storia e alla sua evoluzione».
La serie avrà una conclusione compiuta o alcune finestre saranno lasciate aperte per una seconda stagione?
«Tutti gli elementi chiave del mistero saranno risolti. Ma una seconda stagione pare sia prevista, ci sarà modo di continuare il racconto».
L’importanza della storia diventa vitale in un’epoca in cui non ci sono più i budget di una volta.
«Concordo. Più del budget, vince l’idea. Mi è capitato di vedere film indipendenti realizzati con budget bassi, resi coinvolgenti dall’originalità dell’idea di base».
In Italia però, nel mondo della tv generalista, non c’è spazio per l’innovazione, per le idee nuove. Si tende a puntare su idee sicure, relegando la sperimentazione ai margini.
«Spesso si punta su tematiche sicure, che hanno una cadenza ciclica. Le storie di religiosi, le storie di carabinieri, le storie di gangster. Può risultare difficile avere fra le mani un personaggio totalmente nuovo e fuori dagli schemi. Fa parte delle dinamiche della tv generalista, che punta a raggiungere il più ampio bacino di pubblico possibile».
C’è qualche serie tv o film che, per qualche ragione, le è rimasto nel cuore?
«Amo i film emotivi. Al cinema ci vado per emozionarmi. L’impatto estetico per me viene dopo. Per quanto riguarda l’impatto incalzante, ho nel cuore i primi cinque minuti del film Slevin-Patto Criminale: in quei dialoghi c’è tutto. Un linguaggio efficace, un’azione coinvolgente, un montaggio che ti trascina nella storia da subito».
Le piacciono anche le serie americane, come a diversi suoi colleghi?
«Ho nel cuore Lost. Mi ero innamorata della sua sceneggiatura e della sua ambientazione. Potendo sognare, vorrei essere portata su un’isola, qui in Italia, magari, che so, l’isola d’Elba, per girare qualcosa di simile (ride, nda)».
Dove la trascineranno invece i suoi progetti personali imminenti?
«A fine marzo uscirà nelle sale un film, VinoDentro, di Ferdinando Vicentini Orgnani. Nel cast figurano attori come Vinenzo Amato, Pietro Sermonti, Giovanna Mezzogiorno. È tratto da un romanzo di Fabio Marcotto, racconta la storia di un sommelier, con taglio da commedia, senza rinunciare a un tocco di mistero intrigante. È stato presentato, non a caso, al Noir in Festival di Courmayeur. Io interpreterò il ruolo di Margherita, figura femminile che fa girare la testa al protagonista».

 

Gabriele Gambini

(Nella foto Daniela Virgilio)