Pubblicato il 25/01/2014, 14:01 | Scritto da La Redazione

COSTANTINO DELLA GHERARDESCA: «”BOSS IN INCOGNITO” È IDEOLOGICAMENTE L’ANTI-BRIATORE»

COSTANTINO DELLA GHERARDESCA: «”BOSS IN INCOGNITO” È IDEOLOGICAMENTE L’ANTI-BRIATORE»
La versione italiana di “Undercover Boss” è ai blocchi di partenza per lunedì sera alle 21.10 su Rai2. «Sfideremo la concorrenza delle fiction italiane, una piaga sociale mediatica, e proporremo qualcosa di diametralmente opposto a  “The Apprentice”», dice Costantino a TVZOOM.meta name=”news_keywords” content=”boss in incognito, costantino della gherardesca, rai2, the apprentice, flavio briatore “     Chi […]

La versione italiana di “Undercover Boss” è ai blocchi di partenza per lunedì sera alle 21.10 su Rai2. «Sfideremo la concorrenza delle fiction italiane, una piaga sociale mediatica, e proporremo qualcosa di diametralmente opposto a  “The Apprentice”», dice Costantino a TVZOOM.meta name=”news_keywords” content=”boss in incognito, costantino della gherardesca, rai2, the apprentice, flavio briatore 

 

 

Chi è il Boss in incognito? Non certo Costantino Della Gherardesca, che in incognito non ama stare, un’intervista con lui risulta spassosa perché i peli sulla lingua se li è accuratamente rimossi. Dopo l’avventura di Pechino Express, per Costantino inizia l’esperienza alla conduzione della versione italiana di Undercover Boss, da lunedì 27 gennaio su Rai2 per quattro episodi. In prima serata, «Affrontando la concorrenza delle fiction, vera piaga sociale del lunedì sera», sorride sornione.

 

 

Il format parte da un’idea efficace: si prende il grande capo di un’azienda e lo si manda per sette giorni, in incognito, a vivere e a lavorare in mezzo ai suoi dipendenti, documentandone la quotidianità lavorativa. Con tutte le variabili del caso.

 

Andate a fare concorrenza, come idea, a Briatore?
«Siamo ideologicamente all’opposto del The Apprentice di Briatore»
Perché all’opposto?
«Perché a Briatore piace stare con la Santanché. Noi stiamo con i lavoratori delle aziende».
L’idea originale del format è di Stephen Lambert, la cui prospettiva socio politica è ben definita.
«Lambert produceva i documentari di Adam Curtis contro il capitalismo e i mass media. Con Undercover Boss ha deciso di fare un programma a più ampio spettro, portando avanti la sua agenda socialista».
Lo scopo?
«Valorizzare i lavoratori, favorire un interscambio proficuo con quello che viene definito “il boss”. Stimolando situazioni costruttive, mai punitive. Da un lato, il capo, entrando a contatto con i lavoratori, ha modo di cercare soluzioni nuove per l’azienda, mettendosi in gioco, conoscendo la realtà diretta dei suoi dipendenti. Premiando i più meritevoli. Dall’altro, i dipendenti possono entrare in contatto con lui e conoscerlo nella sua umanità a tutto tondo».

Potrebbero essere valorizzati i dipendenti meritevoli, ma anche puniti i meno solerti.
«Non accadrà. Non c’è intento punitivo, ribadisco. Addirittura, nella versione americana del format, la manager di una grossa catena di negozi, ha scoperto che uno dei suoi dipendenti fumava canne durante l’orario di lavoro. Al termine dei sette giorni in incognito, ha convocato il dipendente, dandogli una nuova opportunità, sottolineando l’importanza delle condizioni di sicurezza sul lavoro».

Con chi comincerete?
«Inizieremo con David Hassan, presidente di 7camicie. È stato espulso dalla Libia negli anni ’60 perché appartenente a una famiglia di religione ebraica, è arrivato in Italia e ha fatto la gavetta, costruendo da zero la sua azienda».
Costantino Della Gherardesca si è mai trovato in situazioni professionali logisticamente spinose? Mi riferisco alla tv.
«Penso a quando sono stato concorrente di Pechino Express: dovevamo procacciarci il cibo in India con 1 euro al giorno».
Perché crede abbiano scelto lei come conduttore?
«Perché ho la fedina penale pulita (sorride, nda)».
Prospettive di share?
«Stare su quelle di rete, che sono circa del 7%. Ma se si facesse poco share, pazienza. Avremmo fatto comunque servizio pubblico. Aiutando i lavoratori in tempo di crisi».
Ormai si sta affermando come conduttore su svariati fronti. C’è un modo di fare televisione che la convince più degli altri?
«Mi piace moltissimo la tv in esterna».
Intanto Sanremo si avvicina. Che ne pensa?
«Penso che Fazio sia molto bravo, con lui si respira aria buona. Detto questo…».
Detto questo?
«La musica sanremese non mi piace. Io ascolto rock, folk, jazz. Insomma, preferisco la musica internazionale, quella vera».
Bacchetta magica alla mano, che cosa le piacerebbe fare in tv che ancora non ha fatto?
«Un programma sul cibo. Peccato che ormai sia una formula troppo inflazionata».
Un programma sulla falsariga di qualche format popolare oggi?
«Un programma di critica gastronomica. Ti assicuro che sono più bravo io a mangiare che gli attori delle fiction italiane a recitare».

 

Gabriele Gambini
(nella foto, Costantino Della Gherardesca)