Pubblicato il 07/01/2014, 14:30 | Scritto da La Redazione

PIPPO BAUDO: «LA TV È INVASA DALLA POLITICA. GRILLO? UN ARRUFFAPOPOLO»

In occasione dei 60 anni della tv, il conduttore tira le somme dei suoi lunghi trascorsi in Rai, tra gioie e dolori, politica e cultura. E su Beppe Grillo, da lui lanciato, dice…

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Baudo, che effetto le ha fatto sentire che la tv ha compiuto 60 anni?

«Un bell’ effetto, di questi 60 anni 54 li ho passati dentro, ho visto la grande tv, i suoi momenti felici, quando la tv bloccava il Paese, insegnava, era di alto spessore culturale e spettacolare».

E ora?

«Stiamo assistendo a questa seconda parte malinconica di una tv che è sì più piena di emittenti, ma senza qualità».

Parlava dei momenti felici, quali sono stati?

«Le collaborazioni con Sordi, Gassman, Monica Vitti in Canzonissima, i miei Fantastico che sono stati molto belli e ovviamente Sanremo, sarei ingrato se non citassi i miei tredici Festival».

I momenti meno belli?

«Qualche programma che poteva venire meglio. Chi fa questo mestiere ha il dovere e il diritto di sbagliare, ho sempre intentato strade nuove, cercato di rinnovarmi: Tutti a casa era un programma attualissimo, ebbe buon successo, ma non capito come si doveva».

Diceva che la tv, appena nata, aveva una funzione culturale.

«È servita a migliorare l’unificazione dell’Italia, eravamo separati, la tv doveva accorciare il Paese per farlo sentire più stretto e unito. Ora che l’Italia è in crisi, anche la tv lo è, significa che c’è rapporto ombelicale tra i due fattori, una tv colta aiuta la crescita culturale di un Paese».

La politica, in 60 anni, quanto ha influenzato la tv?

«All’inizio era discreta, non raccomandavano singoli personaggi, ma solo un po’ i programmi, era meno invadente, si accontentavano della modica quantità: negli ultimi tempi è entrata con violenza nelle viscere della tv. È diventata una tv raccomandatizia, con la conseguenza che vediamo personaggi che non hanno qualità eccelse per farla».

Qual è stato il momento in cui la politica ha invaso la tv?

«Il momento top è stato appena è nata la tv di Berlusconi. Faceva una sua tv, pagata da lui, con i personaggi che voleva lui e quindi gli altri partiti, non potendo avere un ingresso in Fininvest dovevano ricorrere alla tv di Stato e hanno cominciato a raccomandare da quell’altra parte».

Si aspettava che Grillo, con cui lei ha lavorato all’inizio della sua carriera, diventasse un leader politico?

«Non me l’aspettavo per niente, anche perché non credo in quello che fa, il suo è uno sketch che continua, non gli accredito un valore obiettivo. In termini politici si sta divertendo nella stesura del suo personaggio comico, vive un momento di arruffapopolo: dice che può cambiare tutto, ma non ci dice mai come vuol cambiare e cosa vuole fare. Lo sappiamo tutti che tutto va male, ma il bello è intuire come si fa per risalire, mentre lui si accontenta della prima parte».

Chi l’ha delusa di più in tv?

«Grandi delusioni non ne ho avute, anche oggi ci sono personaggi come Bonolis, Frizzi, Conti, sono validi, possono fare bene, ma non sono stimolati da programmi particolarmente impegnati».

Non ha citato Fazio, solo una dimenticanza?

«Fazio ha creato uno stile, è un personaggio che funziona».

Le piacciono i suoi Festival?

«L’anno scorso mi è piaciucchiato, il problema non è suo, sono le canzoni che non si trovano più, i nostri cantautori non scrivono più belle canzoni, quelle di oggi durano 24 ore e poi te le scordi. Un presentatore può metterci tutta la buona volontà per rendere la torta più appetitosa, ma se gli mancano gli ingredienti è difficile che riesca buona».

Sanremo resta sempre un appuntamento nazional popolare di grande richiamo…

«Più per convenzione e per abitudine che per affetto vero. Negli ultimi tempi non si è imposto, sono cinque giorni di grande ascolto che serve per riempiere la casseruola del palinsesto tv, ma alla fine non se ne parla più di domani. Una volta il Festival continuava la sua esistenza nelle successive annate televisive, se si fa l’elenco delle canzoni uscite da Sanremo è davvero eccezionale».

Ora i cantanti escono dai talent…

«I talent sono belli, fatti benissimo, ma escono personaggi non canzoni. Citatemi cinque e sei pezzi che hanno vita propria dopo la fine della festa… Sono programmi televisivi, con la scusa di fare il talent».

Le piacciono?

«Hanno loro dignità, una loro classe, Maria De Filippi li fa benissimo, anche di quello di Simona Ventura non si può parlare male, ma escono talentini che si sciolgono come palle di neve al sole».

In questi 60 anni anche l’arrivo dei reality ha cambiato la tv…

«L’incendio del padiglione che doveva ospitare la casa del prossimo Grande Fratello secondo me è stata una sorta di autocombustione, ha detto basta da solo. Perché illudiamo questa gente? I discorsi che fanno in quelle stanze sono sciocchezzuole, piccole liti, piccoli amori, qualche bacio rubato, non si discutono temi seri».

Tutto già scritto dagli autori?

«Gli autori hanno grande responsabilità, ficcano dentro i concorrenti, gli dicono quello che devono fare, ogni personaggio è la composizione di un presepe che dovrebbe costituire lo spaccato di un Paese. Se l’Italia dovesse vivere e salvarsi con i personaggi del Grande Fratello stiamo freschi».

Come saranno i prossimi 60 anni della tv?

«Speriamo di grande risorgimento, è lo stesso augurio che facciamo a questo Paese, che non si spenga e trovi nei giovani la forza di rinascere: i giovani si stanno impigrendo, stanno invecchiando senza essere stati giovani. L’avventura della giovinezza è la cosa che più rimpiango, ero una palla di fuoco. Questi ragazzi sono stanchi, consumano giornate davanti ai tablet».

Che ricordo ha della sua prima volta in tv?

«Per me è stato un miracolo, ho fatto un provino, non avevo nessuna raccomandazione, mi hanno chiamato e fatto subito fare la tv in diretta, onestamente è stato uno degli shock più grandi della mia vita che mi ha immerso subito nel circuito del lavoro e mi ha dato la sensazione di potercela fare».

I suoi genitori speravano per lei una carriera di avvocato invece.

«I miei genitori erano spaventati, la tv era un mistero, una scatola magica dentro cui accadevano delle cose. C’erano politici come Giorgio La Malfa che erano persino contrari alla tv a colori, c’era una parte culturale del Paese che la osteggiava dicendo che avrebbe rovinato la nazione».

E il suo futuro, come ripete, è ancora in Rai?

«Sono destinato geneticamente alla Rai».

Della sua breve esperienza in Mediaset ha solo brutti ricordi?

«Fa parte del bagaglio delle mie esperienze. Non la rinnego affatto».

 

Tiziana Leone  

 

(Nella foto Pippo Baudo)