Pubblicato il 31/12/2013, 12:34 | Scritto da La Redazione

ALESSANDRA COMAZZI «L’ANNO DELLA TV: TRA CANZONI E PALLONE L’IRRESISTIBILE CROZZA»

ALESSANDRA COMAZZI «L’ANNO DELLA TV: TRA CANZONI E PALLONE L’IRRESISTIBILE CROZZA»
La critica de “La Stampa” fa un bilancio dell’anno televisivo che sta finendo, analizzando un sondaggio del suo giornale. meta name=”news_keywords” content=”la stampa, alessandra comazzi, anno, tv, rai, maurizio crozza“ Rassegna stampa: La Stampa, pagina 33, di Alessandra Comazzi. L’anno della tv: tra canzoni e pallone l’irresistibile Crozza L’Italia si è unita intorno a Sanremo […]

La critica de “La Stampa” fa un bilancio dell’anno televisivo che sta finendo, analizzando un sondaggio del suo giornale.

meta name=”news_keywords” content=”la stampa, alessandra comazzi, anno, tv, rai, maurizio crozza

Rassegna stampa: La Stampa, pagina 33, di Alessandra Comazzi.

L’anno della tv: tra canzoni e pallone l’irresistibile Crozza

L’Italia si è unita intorno a Sanremo e alla Nazionale di calcio. Ma i lettori de “La Stampa” eleggono il comico e le sue imitazioni.

Canzoni & palloni, binomio vincente da sempre, in tv. Anche in questo 2013: nonostante la rivoluzione, i cambiamenti, gli stravolgimenti, il web e i social network, esiste ancora una televisione condivisa, rappresentata essenzialmente dal Festival di Sanremo e dalle partite della Nazionale. Momenti trasversali, laddove la quantità di abbina alla qualità: perché non è stato, quest’anno, un brutto Festival, perché la partita così seguita era una bella partita, con l’Italia che ha perso ai soliti rigori. Un dato abbaglia, nella classifica dei programmi più visti dell’anno: appartengono tutti a Rai1.

Quando il vecchio mezzo ritorna focolare, l’ammiraglia Rai sembra a sua volta ritornare quella di Mike Bongiorno e di Studio Uno. D’altronde, il televisore è morto, viva la televisione. Per Nicholas Negroponte, autore di «Being digital», essere digitali, e fondatore del Media Laboratory del Massachisetts Institute of Technology, il Mit, la televisione è sintesi di un’epoca passata nella storia delle comunicazioni; è il mezzo tipico del consumo passivo e massificato, della povertà culturale. Viceversa, la comunicazione digitale mediata dal computer sarebbe portatrice di valori opposti: interattività; possibilità di moltiplicare i messaggi sulla base delle esigenze diverse dei pubblici diversi; potenzialità culturali illimitate, che bella illusione.

Arduo capire, prevedere: come diceva Bohr, «È sempre difficile fare previsioni, specialmente sul futuro». Cambiare, si deve. E certo non sono più i tempi della tv generalista per eccellenza, quella della Rai ai tempi del monopolio, anni 1954-1976. Quando i programmi erano davvero condivisi, Portobello, a esempio, seguito da 25 milioni di spettatori, un italiano su due. Praticamente tutto il bacino di utenza, disperso ora in mille rivoli, tra reti generaliste, tematiche, web tv e piattaforme assortite. Lo schermo era uno solo, quello del televisore. Uno solo il supporto tecnico. Con il passaggio dall’analogico al digitale, gli schermi si sono moltiplicati. Ora più che mai dovrebbero prevalere i contenuti. Internet si ciba di televisione, è come una pianta saprofita che vive su di lei. Un travaso produttivo sarà magari lento ma inevitabile: produrre per Internet costa meno e il bacino di utenza è sconfinato. Dopo canzoni e palloni, in classifica ecco i grandi sceneggiati, e hanno prevalso le storie di Montalbano e di Modugno. Italiani come noi, veri o inventati, in lavori fatti bene. Ecco, questa classifica sottolinea proprio il gusto del lavoro benfatto, di cui il pubblico si accorge: lavoro di Beppe Fiorello, di Luca Zingaretti e dei loro gruppi. Il grande successo del nuovo Carosello fu dovuto forse all’attesa di Montalbano, ma intanto non va taciuto, la pubblicità è pur sempre l’anima di questo nostro mondo occidentale. Poi c’è il Papa: più trasversale di lui, ovviamente nessuno mai; e infine il Tale e quale Show con Carlo Conti: intrattenimento, ma onestissimo e realizzato benissimo.

E poi c’è il sondaggio della Stampa: che non ha valore scientifico, ma è comunque indicativo. Prevale Crozza, un comico che nel suo programma su La7 unisce per l’appunto qualità e quantità. Secondo, quell’XFactor che non raggiunge naturalmente i numeri di una rete generalista, ma che sta erodendo comunque la piazza. Con il gradimento, quel vecchio indice di gradimento della Rai, che sempre si vorrebbe ripristinare e mai si ripristina. Fanno sempre paura, lo spirito critico, i giudizi. E auguri per l’anno nuovo.