Pubblicato il 09/12/2013, 14:32 | Scritto da La Redazione

CLAUDIO BAGLIONI: «I TALENT SHOW HANNO UN MERITO: FANNO CAPIRE CHE PER EMERGERE BISOGNA LAVORARE DURO»

In occasione del “Medimex”, Salone dell’innovazione musicale di Bari, il cantautore ha parlato della sua idea di musica, raffrontandola all’era dei talent e del web.

 

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«È giunto il momento di tornare al concetto di “talento” come base per intraprendere un percorso artistico credibile», ha detto Claudio Baglioni, sul palco del Medimex, Salone dell’Innovazione musicale allestito a Bari, presentando il progetto discografico Con Voi.
«In questo senso, la sinergia con la televisione è efficace. I talent show hanno lati positivi. Danno l’idea giusta che, dietro al mestiere del cantante, ci sia dedizione, disciplina, perseveranza, una tecnica da acquisire e una valutazione oggettiva indispensabile per acquisirla. Altrimenti, diciamolo, i cantanti di successo, sembra quasi che abbiano beneficiato solo di una botta di culo».

La platea, in cui spiccano tante scolaresche, rumoreggia. Sarà perché nominare l’ingombrante opulenza del deretano in un discorso strappa sempre qualche risata, sarà perché Baglioni, negli anni, il mezzo tv ha saputo usarlo a compendio di una carriera ricca di traguardi. «Ci sono momenti in cui ti domandi come hai fatto ad arrivare così in alto. A me è capitato, verso la fine degli anni ’80, di coltivare un desiderio di eclissarmi, di scrivere solo canzoni, diventando un’entità e rinunciando al rapporto epidermico col pubblico. Poi, a causa di un incidente, ho cambiato idea. La mia gratificazione maggiore sarà sempre incontrare il mio pubblico, nel video e nei live».

Senza il rapporto fisico, visivo e talvolta tattile, del resto, Baglioni non avrebbe potuto “immaginare tutto attraverso quella sua maglietta fina”. E non sarebbero nate molte delle sue hit, «Create a volte quasi per caso, come Strada Facendo: mi trovavo nelle vicinanze di Londra e iniziai con un accordo di sol maggiore. Era come se le parole si srotolassero da sole».
E il rapporto fisico, un tempo, lo si aveva anche con i dischi, oggi soppiantati da Spotify e Youtube: «La musica è stato il primo social network. Incontravi per strada gente come te, con sotto al braccio una busta contenente un disco. E sentivi di appartenere a una comunità». Comunità che aveva fame di settenote: «Il desiderio di ascoltare musica dovrebbe essere come la fame, assecondato in risposta a un’urgenza, a un bisogno. Oggi, la musica è inserita ovunque. Il rischio è disperderne il valore».

E se un tempo si diceva che la musica avrebbe salvato il mondo, oggi il mondo è chiamato a salvare la musica. Un messaggio rivolto agli aspiranti alfieri dei talent show.
«Gli aspiranti artisti devono rendersi conto che fare il musicista è un mestiere in cui, come capita agli artigiani, devi lavorare duro. Ma, prima di tutto, devi comprendere se davvero ne hai le qualità. Diventare un cantante popolare ti pone in mezzo al mondo, è come se rispondessi a tanti committenti diversi, che formano il tuo pubblico».

 

Gabriele Gambini

(Nella foto Claudio Baglioni)