Pubblicato il 08/12/2013, 12:03 | Scritto da La Redazione

AL “MEDIMEX” LA DOMANDA È UNA SOLA: PER LA MUSICA LA TV È DAVVERO SMART?

AL “MEDIMEX” LA DOMANDA È UNA SOLA: PER LA MUSICA LA TV È DAVVERO SMART?
In occasione della terza edizione di “Medimex”, Salone dell’innovazione musicale in corso a Bari, Luca Di Gennaro di MTV, Luca Revelli di Sky, Sergio Colabona, regista di “The Voice of Italy” e Chiara Santoro di YouTube si sono confrontati su musica e linguaggi televisivi. TVZOOM c’era e vi racconta come è andata.meta name=”news_keywords” content=”<medimex, luca […]

In occasione della terza edizione di “Medimex”, Salone dell’innovazione musicale in corso a Bari, Luca Di Gennaro di MTV, Luca Revelli di Sky, Sergio Colabona, regista di “The Voice of Italy” e Chiara Santoro di YouTube si sono confrontati su musica e linguaggi televisivi. TVZOOM c’era e vi racconta come è andata.meta name=”news_keywords” content=”<medimex, luca di gennaro, luca revelli, sergio colabona, chiara santoro>”

Opinioni a confronto. Medimex, Salone dell’innovazione musicale. Bari. Italia. Europa. Mondo. Anno 2013. Quasi 2014. Sembra di essere nel futuro e invece no. Siamo in un presente di transizione. Le nuove tecnologie cambiano i metodi di fruizione della musica, che si colloca a metà strada tra certezze analogiche di un tempo e novità digitali di oggi. Novità a braccetto con i talent show, con youtube, con la spettacolarizzazione che porta i grandi eventi nella quotidianità del salotto domestico. È dunque il linguaggio televisivo destinato a essere il motore delle produzioni musicali, orientando il gusto e le scelte dei fruitori? O è più vero il viceversa?

Luca Di Gennaro, Head of talent and music per il network MTV, ripercorre i 32 anni di vita del canale: «MTV è nata negli USA quando il cambiamento tecnologico aveva permesso di usufruire di spazi liberi per creare nuovi canali. Il meccanismo iniziale era semplice: il palinsesto veniva riempito da contenuti video, pagati dalle case discografiche interessate a promuovere gli artisti. Si beneficiava di contenuti di alta qualità, confezionati e pagati da terzi. Oggi è diverso. Il pubblico, grazie alle nuove tecnologie, non attende più il passaggio video del proprio artista preferito. Per questo MTV è diventata multipiattaforma, si destreggia tra musica ed entertainment, presidia con successo la rete».
La musica è cambiata, in tutti i sensi. E la tv fa bene alla musica, Di Gennaro ne è convinto. Ma non solo lui. «La tv fa bene alle produzioni musicali e viceversa», gli fa eco Luca Revelli, Head of Digital Activities & Special Projects at Sky Italia. «Quando Sky ha deciso di puntare a tutta forza su una produzione musicale, ha portato X Factor sulle proprie reti. L’obiettivo era realizzare un prodotto nuovo, grandioso, riattualizzando il concetto di musica, dando vita a un cospicuo ecosistema digitale basato sull’interazione costante col pubblico. Non scordando le novità introdotte da Classica HD, da Sky Arte e dai loro palinsesti, il cui linguaggio è influenzato da una varietà eterogenea di generi musicali».

Ma è proprio X Factor ad alimentare rischi. O meglio, è la dimensione dei talent show a farlo. Sergio Colabona, regista di The Voice of Italy, li identifica: «Portare la musica sulle reti generaliste è un’arma a doppio taglio. La schiavitù dell’audience impone di ampliare il più possibile il bacino di spettatori, spesso a scapito della qualità. I talent, in questo contesto, rischiano di essere soltanto una moda corrente, che uccide però la vera esperienza cantautorale».
«Ma potrebbe anche ampliarla», controbatte Revelli. «Non scordiamo che, nella dimensione talent, molti giovani aspiranti collaborano e scrivono pezzi assieme a artisti affermati. Un confronto proficuo, che consente di rispolverare anche le hit di un tempo, diffondendo un patrimonio di conoscenza condiviso».

Il preconcetto sui talent somiglia a quello sugli scrittori di libri gialli, rintuzzati dai critici che sottolineano come i loro libri non abbiano elevato valore letterario.
Tuttavia, una cosa resta sicura: il linguaggio televisivo applicato alla musica acquisisce oggi l’immediatezza della Rete. «Questo perché le nuove generazioni sono multidevices e puntano sul concetto di community, ovvero di condivisione social dei contenuti», spiega Chiara Santoro, strategic partnership manager di YouTube per la musica. «In questo senso, Youtube crea sinergie con le nuove fruizioni e con la viralità dei nuovi trend, garantendo una condivisione di materiale i cui diritti sono gestiti direttamente da chi li detiene, che sceglie come pubblicarlo, collocandosi come ponte ideale tra le produzioni».

 

Gabriele Gambini

(Nella foto la locandina del Medimex)