Pubblicato il 03/12/2013, 20:03 | Scritto da La Redazione

EVGENIA KOVESHNIKOVA, DALLA RUSSIA PER AMORE… DELLA MUSICA

Cantante e attrice di origine moscovita, ha condotto a fianco di Pupo la tre giorni di concerti al “Crocus City Hall” in occasione dei 70 anni di Albano. Ritratto di un’artista che ama la musica italiana e sogna di diventare popolare nel nostro Paese.

meta name=”news_keywords” content=”albano, pupo, romina, EVGENIA KOVESHNIKOVA, russia

Prendete un classico della letteratura di ogni tempo, Il maestro e Margherita, di Michail Bulgakov. Se non lo avete ancora letto, leggetelo. Se lo conoscete già, ricordatevi del capitolo in cui Margherita, grazie alla crema miracolosa del diavoletto Azazello, sorvola la città di Mosca per recarsi al gran ballo di Mister Woland, beneficiando di un dono non perseguito, non immaginato, precipitatosi su di lei come un regalo della sorte. Ecco. La voce di Evgenia Koveshnikova, attrice e cantante di classica e crossover, ha la forza leggiadra di quel dono. E il suo scopo, dopo aver sorvolato Mosca, è imporsi in Italia. In Russia, Evgenia, è già nota. Da noi lo è dopo aver presentato assieme a Pupo, lo scorso ottobre, le serate moscovite dedicate ai 70 anni di Albano: c’era il cantante di Cellino San Marco assieme a Romina, c’erano Gianni Morandi, Umberto Tozzi, Riccardo Fogli, i Ricchi e Poveri. C’era Toto Cutugno. C’era il Crocus City Hall di Mosca gremito. Trent’anni fa i cantanti melodici del pop italiano hanno stregato i russi. Oggi l’Italia conserva quelle suggestioni nazionalpopolari, che la Koveshnikova intende cogliere, lavorando a progetti musicali nel nostro Paese.
Segniamoci il suo nome. E iniziamo a conoscerla meglio.

Da trent’anni, il pop melodico italiano è diventato fenomeno di culto in Russia. Quali sono i cantanti che da sempre l’hanno colpita?
«Personalmente, sono sempre stata affascinata dall’Italia e dalla sua cultura. Grazie alla musica italiana, ho potuto avvicinarmi meglio al vostro Paese. Se vuoi che faccia qualche nome, mi concentrerò su alcuni di quelli che hanno partecipato alla serata per i 70 anni di Albano. Lavorare con Pupo è stato stimolante, è allegro, energico, creativo. Poi mi sono innamorata di Gianni Morandi: una persona semplice, nonostante sia un musicalmente un gigante. Toto Cutugno mi ha colpita per come riesce a stare sul palco: crea di sé un’immagine misteriosa, accattivante, molto particolare. Inoltre è un grande compositore. Senza scordare Albano, ovviamente, la sua voce e il suo carisma sono rimasti inalterati, come se gli anni non fossero trascorsi».
Ecco. Le serate di Albano a Mosca hanno assunto contorni monumentali, quasi mitici. Una bella responsabilità, esserne la conduttrice!
« È andata così: gli organizzatori dell’evento hanno deciso di affidare la conduzione a Pupo e a un’artista/conduttrice russa capace di parlare la vostra lingua e, nel contempo, di relazionarsi con il pubblico russo. Le qualità della conduttrice dovevano convincere anche sul piano dell’immagine e della disinvoltura sul palco. E’ risultato che io fossi l’unica, in Russia, a rispondere a queste caratteristiche. Sono stata ben felice di accettare».
Come si è suddivisa l’impegno con Pupo?
«Abbiamo ricevuto il copione delle serate lo stesso giorno in cui avremmo dovuto debuttare. In realtà, sarebbe dovuto arrivare prima. Avvertivo su di me la doppia responsabilità. Da un lato, dovevo interagire col pubblico in russo, dall’altro, con Pupo e con i cantanti italiani. Credo di essere dimagrita di 4 chili in pochi giorni (ride, nda). Per fortuna, Pupo mi ha sorretta con i suoi scherzi e la sua allegria e con gli artisti italiani sono entrata subito in empatia. Ci siamo divertiti moltissimo ed è stato percepito anche dalla platea, che ha ricevuto, in cambio del prezzo del biglietto, uno spettacolo meraviglioso».
Spettacolo che ha avuto un suo culmine in qualche momento particolare?
«Il ricordo più forte per me è stato il duetto con Albano in La nostra serenata e il conseguente duetto di Romina con Al Bano. Il pubblico cantava, applaudiva, si alzava dal proprio posto. Il pezzo conclusivo di ogni serata, Volare, ha visto tutta la sala del Crocus City Hall in piedi a cantare. Parliamo di 7000 spettatori a serata».
Ora lei punta ad approdare in Italia. Conosce la tv italiana?
«Purtroppo in Russia non abbiamo grandi opportunità di vedere la vostra televisione. Ma quando sono in Italia, non mi perdo mai gli show musicali, soprattutto i talent».
Dunque un talent potrebbe essere il viatico ideale per farsi conoscere in Italia?
«Trovo che X Factor o The Voice siano format qualitativi e interessanti. In Russia, poter accedere ai casting senza un produttore o una forte sponsorizzazione è praticamente impossibile. Lo show business da noi funziona così, tutto è stabilito a tavolino da due soli network televisivi. Credo che l’Italia fornisca maggiori opportunità. Anche sul piano artistico: nei format musicali russi spesso si canta su base registrata, c’è meno spazio per il live».
Avendo un background musicale di classica e crossover, qual è il suo obiettivo per una realizzazione artistica?
«In questo periodo sto conducendo trattative con alcuni produttori italiani. Il mio obiettivo è sfruttare le suggestioni artistiche della musica italiana per lavorare a un progetto che mi soddisfi. Attualmente, sto anche traducendo in russo i testi di tre compositori italiani, che mi hanno chiesto di collaborare alla versione russa delle loro canzoni. Sarà una sorpresa, presto potrò rivelarlo. A me piace comporre e scrivere pezzi, trovo che la poesia russa si possa coniugare con la vostra creatività. Vorrei che la mia carriera cogliesse queste sinergie».
Ha sempre coltivato questa passione per la musica?
«Ho deciso che sarei diventata una cantante a 13 anni. Ho fatto l’Accademia di Musica e Teatro a Mosca. Non potrei immaginare la mia vita senza musica. Sono convinta che riuscirò a raggiungere i traguardi che mi sono posta. La mia prossima esibizione sarà Montreux, in Svizzera, in occasione di una serata di gala. Sono molto emozionata e non vedo l’ora».
Data la sua origine russa e la sua passione italiana, una domanda è d’obbligo: che cosa le appartiene di Mosca e che cosa dell’Italia?
«Di Mosca conservo il carattere forte, la capacità decisionale. So essere dura e tosta. Di Roma, la città dove risiedo quando sono in Italia, penso di conservare i tratti romantici. Mi ritengo sentimentale e sensibile. Ti dirò, ultimamente amo quasi di più Roma di Mosca. Poi ci sono tratti che mi appartengono a prescindere dalla latitudine: se ho dato la parola, la mantengo, se amo, amo con tutta me stessa, se odio, odio al massimo. Le mezze misure non fanno per me».

 

Gabriele Gambini

(Nella foto Evgenia Koveshnikova)