Pubblicato il 27/11/2013, 19:06 | Scritto da La Redazione

GIORGIO MARCHESI: «NELLA TERZA STAGIONE DI “UNA GRANDE FAMIGLIA”, VORREI UN RAOUL PIÙ SERENO. PER LA RAI, PRESTO FARÒ IL ROCKER CON CRISTIANA CAPOTONDI»

L’attore bergamasco racconta a TVZOOM il suo personaggio nella fiction Una grande famiglia e annuncia nuovi progetti: dalla nuova stagione di Un medico in famiglia, al film tv con Cristiana Capotondi “Un marito di troppo”.meta name=”news_keywords” content=”<giorgio marchesi, una grande famiglia, un medico in famiglia, un marito di troppo>”

La realtà spesso è ingovernabile, a differenza delle nostre docili fantasie. Ne sa qualcosa Giorgio Marchesi, il turbolento Raoul nella fiction Rai Una grande famiglia, che in una precedente intervista ci aveva raccontato la sua passione per il rock’n’roll. Un hobby, quello della chitarra, che a poco a poco si è affievolito per lasciar spazio alla carriera di attore. Che poi è un modo per essere rockstar da un altro punto di vista. Presto, nella fiction Rai Un marito di troppo, lo vedremo a fianco di Cristiana Capotondi e Flavio Parenti nel ruolo, guarda un po’, del musicista: la maniera perfetta per congiungere idealmente i puntini di un cerchio che si chiude.
Nel frattempo, ci ha parlato dei suoi impegni imminenti sul set di Un Medico in famiglia e nella conduzione di due puntate speciali de La guerra dei sessi: annessi, connessi, aneddoti di chi si diverte a vivere molte vite davanti a una macchina da presa.
La vicenda di Raoul in Una grande famiglia in questa stagione ha assunto contorni molto più turbolenti.
«Stavolta per Raoul le cose sono davvero difficili. La vicenda si svolge in soli quindici giorni, il suo personaggio è portato all’estremo. Perde tutto, soprattutto la sua lucidità dinanzi agli eventi. Affronta le difficoltà in modo assai poco cerebrale. Nelle prime cinque puntate, come abbiamo visto, non riesce a fidarsi di suo fratello. Poi, la donna per la quale aveva resettato la sua vita sta pensando di lasciarlo, con il bambino le cose non vanno come vorrebbe…».
Una caratterizzazione diversa rispetto a quella più intimista della prima stagione.
«Nella prima serie, Raoul viveva una sofferenza interiore, questa volta ha il mondo contro e sente il bisogno di sfogarsi quasi fisicamente. Come attore, ho cercato di dargli una caratterizzazione più estrema».
Che cosa c’è di affascinante, nell’essere Raoul?
«Il fatto che non abbia corazze. E’ un personaggio privo di sovrastrutture. Nelle sue azioni manca la mediazione della ragione. C’è tanto istinto. Questa è la sua straordinaria forza che, beninteso, è anche la sua debolezza. E questa è la carta vincente della scrittura».
Interpretare un personaggio estremo per una lunga serialità comporta uno sforzo di immedesimazione non da poco?
«Devi cercare di sentire il personaggio. Di essere lui. C’è uno scambio di personalità, qualcosa del ruolo lo porti con te anche quando torni a casa. Ma devi lasciarlo fuori dalla porta, altrimenti ti ricoverano alla neuro (ride, nda)».
Si dice che la sua avventura non si esaurisca con la seconda stagione.
«Una terza stagione è prevista, confermo. Spero che Raoul possa avere maggior respiro narrativo. Soprattutto, che riesca a sorridere».
Nel frattempo, lei sorride sul set di Un Medico in Famiglia: la nuova stagione è in lavorazione.
«Un ruolo diverso. Mi piace cimentarmi con parti sempre differenti, è il bello dell’essere attore. Essere imprigionati in un solo personaggio può diventare pericoloso e limitante per la carriera».
In Un Medico in Famiglia, lei interpreta il ruolo di Marco. Può anticipare qualcosa?
«Ho chiesto agli sceneggiatori di slegare Marco da eccessivi pesi di natura sentimentale o familiare. Il suo personaggio mi divertiva per la sua leggerezza. Nell’ultima parte della fiction, ha a sua volta vissuto momenti di sofferenza con Maria, ma quel che mi piace di lui è la sua caratterizzazione brillante».
Giorgio Marchesi, fino a oggi, è sempre riuscito a spaziare con parti differenti.
«Ribadisco, per me la capacità di rinnovarmi è essenziale. Ho portato da poco a teatro una commedia brillante, e a Natale tornerò su DeAsapere HD con due puntate speciali de La guerra dei Sessi».
La guerra dei sessi: ovvero il mostrare la conciliabilità tra uomo e donna attraverso il meccanismo della divulgazione scientifica. Per lei, una prova nelle vesti di conduttore!
«Mi diverte molto. La conduzione de La guerra dei sessi ha tratti fortemente recitati, posso spingere su alcune mie corde e calcare la mano sull’ironia».
E non scordiamo il piatto forte. Lei, da appassionato musicista dilettante, presto interpreterà il ruolo della rockstar in una fiction Rai.
«Una figata! Si tratta di un film tv con protagonisti Cristiana Capotondi e Flavio Parenti. Andrà in onda su Rai Uno. Finalmente ho potuto rispolverare davvero la mia chitarra».
Non suonava da molto tempo?
«Da 10 anni avevo la mia chitarra nella casa di Roma, inutilizzata. Un giorno in cui non mi sentivo particolarmente attivo, ho deciso di prenderla e sistemarla. Mentre andavo a comprare le corde, mi ha chiamato il mio agente, parlandomi di un provino in cui avrei dovuto interpretare il ruolo del musicista. Sono andato al casting con la chitarra in mano, ho eseguito il brano With or without you degli U2. Mi hanno preso».
La vedremo sullo schermo con attitudine ribelle?
«Non del tutto. Vedi, il mio sogno era interpretare il ruolo classico del rocker anni ’80, invece mi hanno affibbiato quello del cantautore un po’ intimista, su modello britpop. Il regista, sul set, continuava ad ammonirmi: “Cerca di essere più introspettivo, che sembri un rocker romagnolo!”. Mi sono divertito un mondo».
Che cosa le piacerebbe ci fosse ad attenderla, per l’anno a venire?
«Mi piacerebbe molto portare a teatro una commedia all’inglese, qualcosa di moderno, con una recitazione articolata e con un regista capace di mettermi in difficoltà e di farmi crescere ancora».
Nei suoi ricordi, c’è qualche maestro di riferimento che l’ha aiutata a progredire?
«Ho collaborato con registi bravissimi, dovrei citarne troppi. Ognuno di loro, penso a Ozpetek, a Giordana e a molti altri, ha contribuito ad affinare le mie qualità. Poi, sono particolarmente legato a una maestra di recitazione americana dell’Actor’s Studio, Geraldine Baron, con cui ho lavorato  in passato: un incontro breve, che mi ha dato tanto».

 

Gabriele Gambini

(Nella foto Giorgio Marchesi)