Pubblicato il 18/11/2013, 14:34 | Scritto da La Redazione

“MASTERPIECE”: NOBILE L’IDEA, RIDICOLO IL RISULTATO

“MASTERPIECE”: NOBILE L’IDEA, RIDICOLO IL RISULTATO
Il talent show dedicato agli aspiranti scrittori di Rai3 è andato in onda ieri, dissolvendosi come neve al sole. L’improbabilità della cosa è emersa dopo la prima puntata. meta name=”news_keywords” content=”masterpiece, rai3, giancarlo de cataldo, andrea de carlo, taiye selasi“ Prendete una giuria possibilmente di tre persone. Mettetela dietro un tavolo. Fate arrivare, in uno […]

Il talent show dedicato agli aspiranti scrittori di Rai3 è andato in onda ieri, dissolvendosi come neve al sole. L’improbabilità della cosa è emersa dopo la prima puntata.

meta name=”news_keywords” content=”masterpiece, rai3, giancarlo de cataldo, andrea de carlo, taiye selasi

Prendete una giuria possibilmente di tre persone. Mettetela dietro un tavolo. Fate arrivare, in uno studio televisivo oppure in una suggestiva location, persone che mostrino le loro ipotetiche capacità. Fate giudicare con un «sì» o con un «no» o con un pollice in su o in giù i tre giurati. Eliminate attraverso il voto della giuria qualche candidato, salvatene qualcun altro. Alla fine fate in modo di eleggere un vincitore che abbia mostrato un minimo di creatività. E per ultimo fategli un contratto.

Ecco pronto un talent show che all’occorrenza si può applicare a qualsiasi genere di candidato. Un cantante, un ballerino, un comico, un cuoco e perfino uno scrittore. Masterpiece è l’ultima frontiera del talent. E l’Italia si vanta di averlo per prima messo in scena. Masterpiece, trasmesso da Rai3, è, infatti, il primo talent di giovani scrittori. Chi vincerà il concorso vedrà la sua opera pubblicata in 100mila copie da Bompiani. In realtà non c’è molto di cui vantarsi. Perché l’esito del programma è a dir poco banale

Tre giurati che si ritrovano a dover dire «per te Masterpiece finisce qui». Candidati che, in mezz’ora, devono tradurre in scrittura un’esperienza vissuta e che alla fine eseguono il compito come se fosse un temino della serie «come hai trascorso le vacanze?». Una pitch, ovvero un tentativo di vendere la propria idea, fatto in un minuto, davanti alla severa Elisabetta Sgarbi all’interno di un ascensore.

Nessuno scrittore di talento si farebbe giudicare in questo modo. Nemmeno Giancarlo De Cataldo, o Andrea De Carlo o la stessa Taiye Selasi. La scrittura nasce da una fatica privata e non può ridursi a mero spettacolo televisivo. Si dirà. Ma il tentativo è nobile. È vero. È il risultato che è ridicolo.

 

Vitangelo Moscarda

 

(Nella foto il logo di Masterpiece)