Pubblicato il 13/11/2013, 11:43 | Scritto da La Redazione

MEDIASET RIDUCE IL ROSSO CON IL TAGLIO DEI COSTI

MEDIASET RIDUCE IL ROSSO CON IL TAGLIO DEI COSTI
Trimestrali. I ricavi della pubblicità invertono la rotta (+0,1%) dopo due anni. Risparmi per 1,7 miliardi, le perdite calano a 27 milioni.meta name=”Mediaset, rosso, tagli costi, pubblicità”   Rassegna Stampa: Il Sole 24 Ore, pagina 24, di Simone Filippetti. Trimestrali. I ricavi della pubblicità invertono la rotta (+0,1%) dopo due anni. Mediaset riduce il rosso […]

Trimestrali. I ricavi della pubblicità invertono la rotta (+0,1%) dopo due anni. Risparmi per 1,7 miliardi, le perdite calano a 27 milioni.meta name=”Mediaset, rosso, tagli costi, pubblicità”

 

Rassegna Stampa: Il Sole 24 Ore, pagina 24, di Simone Filippetti.

Trimestrali. I ricavi della pubblicità invertono la rotta (+0,1%) dopo due anni.

Mediaset riduce il rosso con il taglio dei costi

Risparmi per 1,7 miliardi, le perdite calano a 27 milioni.
Si intravede uno spiraglio nella profonda crisi dell’industria dei media. Nei tre mesi estivi, la raccolta pubblicitaria di Mediaset ha avuto il segno più davanti. La previsione fatta a luglio da Pier Silvio Berlusconi si è avverata. Dopo due anni di continui segni meno, per la prima volta, la pubblicità torna a salire: è un appena percettibile +0,1%, ma almeno è un’inversione dopo otto trimestri sempre in calo. Purtroppo, è ancora troppo poco per gridare alla fine delle recessione o per parlare di svolta. Tanto che Mediaset chiude ancora in rosso i nove mesi del 2013 (-27 milioni di euro). E soprattutto fa previsioni fosche: nell’ultimo trimestre, che storicamente è quello più importante e consistente per una televisione, la raccolta potrebbe scendere di nuovo. E quindi quel segno più di fine settembre, peraltro il trimestre meno significativo dell’anno per il mercato, rimarrebbe un episodio isolato. Tuttavia a livello annuale, ci sarebbe una stabilizzazione. Non è proprio un recupero, ma almeno Mediaset non cala più. Il dato incoraggiante è che, nei primi nove mesi, le perdite si sono dimezzate: erano 49 milioni nel 2012. Ed esattamente un anno fa, per la prima volta il colosso tv della famiglia Berlusconi chiuse un trimestre in rosso, anticamera del primo bilancio
in perdita nella storia ventennale dell’azienda (-235 milioni). La novità, e il dato più significativo di una trimestrale che fa una fotografia del mercato non lontana da quello che tutti si aspettavano, è l’impressionante taglio dei costi: in 9 mesi il presidente Fedele Gonfalonieri e il vice-presidente PierSilvio sono andati giù di cesoie. I risparmi sono stati pari a 1,74 miliardi (praticamente è come se per ogni euro di ricavo in Italia, 1,8 miliardi, ne sia stato risparmiato un altro). Se dunque la nota negativa è che dai nove mesi emerge il perdurare della recessione, quella positiva, in casa Mediaset, è che l’azienda sta dimostrando la capacità di tenere botta alla crisi e di compensare il calo dei ricavi con un certosino lavoro sui margini. Questo spiega perché pur perdendo per strada quasi 300 milioni di ricavi (scesi da 2,65 miliardi a 2,39 da gennaio a giugno), la gestione industriale riesce a più che raddoppiare il risultato: l’Ebit è balzato da 47 milioni del 2012 ai no di fine settembre. La recessione continua a mordere l’economia e il mondo dei media, altamente ciclico perché legato alla pubblicità (a sua volta legata ai consumi): in Italia la raccolta delle due concessionarie Publitalia e Digitalia è scesa a 1,43 miliardi, da 1,65 mliardi del 2012, che già era un anno in forte calo. Una caduta del 13% ma considerando che da gennaio a giugno la percentuale era del 17, ecco la stabilizzazione di cui si parlava. Anche la Spagna accusa cali: -10% la raccolta a 564 milioni. Buone notizie, invece, dalla pay-tv: Mediaset Premium, nonostante il calo dei consumi (e la tv a pagamento è un bene voluttuario), i ricavi sono saliti a 410 milioni, dai 382 dell’anno scorso (+7%). Cala anche il debito, sceso da 1,71 miliardi a 1,49. Oggi si vedrà la reazione del mercato ai numeri (ieri i dati sono arrivati a mercati chiusi).