Pubblicato il 11/11/2013, 18:35 | Scritto da La Redazione

GUIDO BAGATTA: «RACCONTO L’AMORE CON UN ROMANZO E LA NFL IN TV»

S’intitola “L’amore è servito” (Fabbri Editore), il nuovo romanzo del giornalista sportivo, che tra racconti autobiografici e commenti sulla sua attività di cronista si è confidato a TVZOOM.meta name=”news_keywords” content=”<l’amore è servito, guido bagatta, nfl, mediaset, sportitalia>”

Le storie d’amore più belle son quelle mancate. Quelle dove c’è molto da dire e poco da rimproverare. In alternativa, ci sono quelle nate per caso. Quando ci si incontra, attendendo qualcun altro. La seconda opzione è cara a Guido Bagatta e al suo romanzo L’amore è servito (Fabbri Editore). Nel libro, il supermercato, territorio di caccia per cuori solitari, diventa il palcoscenico dell’incontro tra un quarantacinquenne scapolo e una commessa ventenne. Un espediente per raccontare il loro intreccio sentimentale, la loro vita, ma anche Milano e le contraddizioni dell’era 2.0. Bagatta, giornalista sportivo ora concentrato sul football americano (sua la cronaca delle partite della NFL per le reti Mediaset), non è nuovo a utilizzare la narrativa con intenzione per descrivere un’urgenza nata quasi per ossessione.

Dico bene, Guido? La stesura di un romanzo nasce da un’urgenza interiore?
«Parlare di urgenza con un autore può essere controproducente. La fretta è un nemico. Personalmente, non scrivo su commissione, o per assecondare una moda. Non scrivevo niente dal 2009. Poi mi son messo al lavoro, fissando le idee. E mi è salita “la scimmia” della narrazione, come si dice. Non mi sono fermato. Ed è nato questo romanzo di 400 pagine».
Il teatro dell’incontro tra i due protagonisti è il supermercato.
«L’ho utilizzato come espediente narrativo. Da anni si parla dei supermercati come luogo di incontro tra single, giusto? Io racconto un incontro avvenuto in un supermarket milanese aperto 24 ore su 24, cosa unica in Italia, che è una molla per far scattare un meccanismo. E poter parlare della biografia dei due protagonisti, del loro passato, del proprio rapporto con Milano. Un approccio descrittivo e introspettivo».
Quanto c’è di autobiografico nel romanzo?
«In ogni romanzo, un autore inserisce elementi che lo coinvolgono personalmente. Forse non lo fa Harris quando parla di serial killer, ma in generale succede. Qui non c’è necessariamente un’autobiografia, ma ci sono aneddoti a me capitati davvero. Un po’ come se avessi scelto tanti pezzi di ricambio per assemblare una nuova macchina».
Guido Bagatta nella vita è davvero fidanzato con Francesca, una ragazza ventitreenne.
«E’ vero. L’inizio della mia relazione con Francesca ha cambiato direzione al libro. All’inizio, volevo raccontare la storia di uno scapolo incallito che osservava le donne e analizzava il suo personale rapporto con loro, alla luce di tanti fallimenti relazionali. Poi è arrivata Francesca. E la storia è stata ispirata da un elemento nuovo».
Il segreto per una relazione duratura quando l’anagrafe è così diverso?
«L’amore, innanzitutto. Senza l’amore, la relazione diventa qualcosa basato sulla convenienza reciproca. E poi, la libertà individuale. Lasciare al partner i suoi spazi, nel vicendevole rispetto».
Per la sua scrittura si ispira a qualche autore in particolare?
«Mi piace la prosa di Pennac o di Bret Easton Ellis. In generale, i racconti che sembrano delle fotografie. La descrizione di ambienti ben chiari al lettore, in cui ciascuno può riconoscersi».
Lei è anche un narratore di sport in tv. In questo periodo, racconta le partite di football americano della NFL su Italia Due. Potrà questa disciplina diffondersi ed essere maggiormente apprezzata anche in Italia?
«Il football americano ha fatto spesso andata e ritorno in Italia. Già negli anni’80 era stato sdoganato grazie ad alcune collaborazioni d’immagine con la settimana della moda. Può espandersi, naturalmente. A livello medio, però. Nel senso che non sarà mai nazionalpopolare, ma aumenterà la sua nicchia di appassionati».
Uno sport considerato rude e violento, la cui cifra però è la correttezza.
«Vero. E’ uno sport molto corretto e disciplinato. In cui la sopportazione del dolore fa da padrona».
Spesso, intorno alle discipline fisiche e di contatto, l’immaginario collettivo è portato a polemizzare su vicende di doping presunte. E le insinuazioni non mancano.
«Ogni sport dove è richiesta una stazza fisica notevole, da sottoporre a grandi sforzi d’impatto, è esposto a questo genere di insinuazioni. L’America vive questi aspetti in modo meno malizioso. Esiste un sottinteso, una possibilità che certe pratiche esistano. Ma non diversa da quella legata ad altre discipline».
Ho letto un suo tweet in cui annunciava il ritorno dell’NBA 24 ore su 24 in Italia, grazie a Sky. Una soddisfazione, da appassionato?
«Un felice ritorno. Da Natale, Sky avrà un approccio tematico integrale sulle partite del campionato di basket professonistico americano. Di giorno verranno trasmessi documentari e profili dei campioni, di notte le partite in diretta. Per uno che ha commentato il basket dai canali SportItalia, la notizia è da accogliere con soddisfazione».
A proposito di SportItalia: le vicissitudini della sua chiusura, del conseguente riposizionamento della sua programmazione sotto un’altra etichetta, hanno destato parecchie polemiche. Come commenta la vicenda?
«Che posso dire? Una vicenda triste, senza dubbio. Un travaglio difficile. Dal fallimento di SportItalia, io stesso ho perso cifre importanti. Ora c’è una nuova proprietà che ha in mano la situazione. Ci sono debiti e dipendenti da pagare. E poi, resta da capire come verranno riempiti gli spazi di palinsesto, con quali novità, con quale orientamento».

 

Gabriele Gambini

(Nella foto Guido Bagatta)