Pubblicato il 06/11/2013, 11:03 | Scritto da La Redazione

ALDO GRASSO: «”PECHINO EXPRESS” FORMAT CHE FUNZIONA»

ALDO GRASSO: «”PECHINO EXPRESS” FORMAT CHE FUNZIONA»
Duemila ore di girato per dieci puntate. A prima vista sembra un’esagerazione e invece è solo segno di grande professionalità. Si è conclusa la seconda edizione di «Pechino Express»: «Quelli che dicono che la Rai dovrebbe fare tutto con produzioni interne non sanno quello che dicono».meta name=”Pechino Express, format, Rai2” Rassegna Stampa: Correre della Sera, […]


Duemila ore di girato per dieci puntate. A prima vista sembra un’esagerazione e invece è solo segno di grande professionalità. Si è conclusa la seconda edizione di «Pechino Express»: «Quelli che dicono che la Rai dovrebbe fare tutto con produzioni interne non sanno quello che dicono».meta name=”Pechino Express, format, Rai2”

Rassegna Stampa: Correre della Sera, pagina 55, di Aldo Grasso.

«Pechino Express» format che funziona

Duemila ore di girato per dieci puntate. A prima vista sembra un’esagerazione e invece è solo segno di grande professionalità. Si è conclusa la seconda edizione di «Pechino Express», la gara fra dieci coppie di conoscenti che si è snodata lungo un percorso di diecimila km tra Vietnam, Cambogia, Laos e Thailandia. La competizione è stata vinta dagli sportivi Marco Maddaloni (campione di Judo) e Massimiliano Rosolino (nuotatore italiano) che hanno prevalso sulle modelle, Ariadna Romero e Francesca Fioretti. Terzi classificati i laureati, a riprova che non sempre il «pezzo di carta» serve. Nell’ultima puntata abbiamo visto i concorrenti camminare fra le tigri, risolvere un’operazione con numeri thai, esibirsi con il karaoke in un centro commerciale (Rai2, lunedì, 21.10). Di «Pechino Express», condotto da Costantino della Gherardesca, abbiamo scritto più volte sottolineando la capacità del format di risolversi in racconto di viaggio. Come sempre, il casting è fondamentale ma spesso si dimentica il lavoro di costruzione. In un’intervista alla Rivista Studio, Eugenio Bonacci, direttore programmi di Magnolia, ha spiegato bene alcuni meccanismi di produzione: «Per realizzare una puntata servono 3 giorni e 2 notti… Appena terminato il girato di una puntata viene spedito in Italia per evitare che si perda o si rovini. Nel complesso la produzione è fatta da 12 videoreporter, 11 reporter, 10 persone di produzione italiana sul campo, 8 persone tra redazione e casting, 35 persone della line production belga, più un’ottantina di assistenti alla produzione composta da personale locale. Il tutto coordinato da un regia centrale che tiene le fila a bordo di un pulmino in contatto telefonico satellitare con la produzione sul campo». Quelli che dicono che la Rai dovrebbe fare tutto con produzioni interne non sanno quello che dicono.