Pubblicato il 02/11/2013, 11:31 | Scritto da La Redazione

L’ERA DELL’AUDITEL È FINITA. È L’ANNO ZERO DELLA NUOVA TV

L’ERA DELL’AUDITEL È FINITA. È L’ANNO ZERO DELLA NUOVA TV
Il pubblico frammentato di un Paese che cambia fa scendere le generaliste e salire La 7, digitali e satellitari. meta name=”Auditel, tv generaliste, tv stellitari, Xfactor”   Rassegna Stampa: La Stampa, pagina 14/15, di Paolo Festuccia   L’era dell’Auditel è finitaÈ l’anno zero della nuova tv Il pubblico frammentato di un Paese che cambia fa […]


Il pubblico frammentato di un Paese che cambia fa scendere le generaliste e salire La 7, digitali e satellitari. meta name=”Auditel, tv generaliste, tv stellitari, Xfactor”

 

Rassegna Stampa: La Stampa, pagina 14/15, di Paolo Festuccia

 

L’era dell’Auditel è finita
È l’anno zero della nuova tv

Il pubblico frammentato di un Paese che cambia fa scendere le generaliste e salire La 7, digitali e satellitari

ROMA – Miss Italia 33 mila 410 voti, XFactor 1 milione 300 mila. Cifre indicative, che però riassumono la metamorfosi dell’etere, con sfumature, umori e gusti di una platea televisiva in perenne migrazione: dalla tv generalista ai canali tematici fino alla piattaforma Sky. Certo, si può obiettare che i numeri di La 7 non sono quelli della Rai, ma chi mai avrebbe ipotizzato fino a qualche tempo fa che i 750 mila televoti del grande Sanremo (2013) sarebbero diventati poca cosa rispetto ai quasi dodici milioni di voti totalizzati da X-Factor 2012? E già, perché a ben vedere il talent show (scartato dalla Rai e trasformato in grande successo da Sky) ha superato di 27 volte i voti di Sanremo e di 16 quelli di The Voice (Raidue). Numeri che giovedì scorso hanno piazzato Sky Uno come primo canale italiano, all’apice dell’audience (dopo le 23,30) in piena sintonia con un pubblico tra i 15 e i 54 anni: una forbice variegata che attrae pubblicitari e investitori. Un telespettatore, insomma, mediamente giovane che viaggia con tablet e smartphone, obiettivo privilegiato nella scala gerarchica dei consumi. Un identikit perfetto della nuova platea televisiva che abbandona la tv generalista e si sintonizza altrove. Nelle offerte del digitale e sulla piattaforma Sky, dove il target modello trova gli ingredienti giusti per soddisfare il proprio palato televisivo. Tra l’innovativa Cielo ormai sopra il punto e mezzo per cento ai canali come Dmax, o Real Time finita al decimo posto nel totale televisivo e addirittura al quarto per gradimento tra le donne con il 5,51%, a un passo da Raiuno (5,52%). Un caso isolato? Macché, se si osservano i dati di ascolto, e si analizza per esempio la fiction «Una grande famiglia» (l’altra sera su Raiuno si è aggiudicata la serata con il 21% di ascolti), non sfugge che lo share di riferimento tra i più giovani (35-44 anni) è sceso all’11 per cento e tra i 15 anni e i 34 arriva solo al 15 per cento. Situazione praticamente analoga nel target donne, dove, invece, Sky batte addirittura Raiuno. La tendenza, insomma, è netta. Nell’ultimo anno la tv generalista (Rai + Mediaset) ha perduto circa 1,8 milioni di telespettatori con un calo degli under 45 sceso dal 29% al 26%. E infatti, anno su anno, nelle sei reti generaliste del duopolio televisivo (Rai e Mediaset) sono presenti solo segni meno: il più significativo a Raidue con meno 1,1%. E così, confrontando i numeri (di domenica 27 ottobre) si scopre che la platea televisiva è suddivisa ormai in quattro fasce: Rai generalista 7 milioni 300 mila, Mediaset 5 milioni e mezzo, La 7 689 mila, Sky oltre il milione e le altre, cioè satellitari e digitale terrestri, oltre i cinque milioni. È in questo bacino che si testano quelli che un tempo si chiamavano i contenuti sperimentali e che oggi sono la linfa dei nuovi consumatori e delle nuove realtà televisive. Un pubblico che premia editori tipo Sky, Discovery e altri del digitale, ma anche autori e manager televisivi attenti ad assecondare i gusti e le nuove tendenze. Programmi con case da vendere, affari da concludere e temi come la crisi di coppia (sul quale Cielo dal 5 novembre lancerà il programma con Rocco Siffredi): insomma, veri e propri brand televisivi che riscuotono successo sia a livello nazionale che internazionale. Da qui, il successo di «Masterchef Italia», diventato il fenomeno televisivo dell’anno su Sky Uno e Cielo o «Affari di famiglia» (su Cielo fa il 2% alle 20) o ancora «Ginnaste Vite parallele» e «Ballerini dietro il sipario» su Mtv, arrivate oltre l’1% con punte di ascolto elevatissime tra le donne. Numeri che non sono a due cifre, ma che scandiscono la crisi della tv generalista, forse ingessata nelle maglie di un palinsesto poco sperimentale, che altrove invece un management giovane e innovativo ha saputo rinnovare con veri e propri ecosistemi digitali. È anche questa una delle ragioni che ha trasformato proprio X-Factor nell’evento televisivo dell’anno per una larga fascia di pubblico che la televisione tradizionale non riesce a attrarre e che è anche quella più dinamica e difficile da intercettare. Del resto, basta citare i numeri: il talent musicale di Sky conta 303 mila follower su Twitter e 380 mila fan su Facebook. Numeri che anche il grande Sanremo sogna: è fermo a 49 mila fan su Facebook e appena 27 mila follower su Twitter. Insomma, la Rai resta la Rai: prima nello share, ma il segno degli anni ormai accomuna anche il suo pubblico: grande fiction compresa. Basta citare il caso del successo (oltre sei milioni 300 mila spettatori) di «Adriano Olivetti, la forza di un sogno»: 24,68 per cento di share ma target-share di riferimento fermo al 16%.