Pubblicato il 31/10/2013, 18:32 | Scritto da La Redazione

GINO PAOLI, NIENTE SANREMO QUEST’ANNO: «NON VADO NEI POSTI DOVE NON MI INVITANO»

Il cantautore ligure annuncia che probabilmente quest’anno non andrà al Festival dell’amico Fazio, che già lo scorso anno l’aveva dato per certo nella lista dei big. Ma all’ultimo Paoli non andò. «Non avevo due brani pronti», risponde. E quest’anno?meta name=”Gino Paoli, Festival di Sanremo, Fabio Fazio”

No, Sanremo quest’anno no. Gino Paoli non sarà nel gruppo di Fabio Fazio. Lo scorso anno, l’amico ligure aveva sbandierato ai quattro venti la sua partecipazione. Ma poi Gino non andò al Festival. «Perché non avevo pronte le due canzoni – sorride l’artista – Poi quando gliele ho fatte ascoltare, si è arrabbiato come un pazzo».

Quindi quest’anno i due brani sarebbero già pronti?

«Sì, diciamo di sì».

Però non va?

«Non sono mai andato nei posti dove non sono stato invitato».

Se Fazio la invitasse?

«Guardi io non ho alcun tipo di preclusione verso niente, tanto meno verso il Festival. Ogni volta che qualche amico mi ha chiamato invitandomi sono andato, da Aragozzini a Pippo Baudo. Anche Fazio è un amico».

Ma?

«Non so, per me decidono i miei manager».

E a guardare manager seduti poco distanti da lui, si vedono due teste che fanno cenno di no. «Anche perché ora è uscito il disco di canzoni napoletane – dicono – ha un tour, non sono cose che si conciliano con Sanremo».

Potrebbe cantare in napoletano al Festival. Come mai ha pescato nella tradizione partenopea?

«Ho scelto la canzone napoletana perché è stata l’ultima poetica, poi siamo arrivati noi autori genovesi, nel mezzo c’è stata solo la canzone ludica».

E come ha fatto, lei, ligure a cantare in dialetto partenopeo?

«I napoletani mi hanno detto che sono credibile, per me già una vittoria. Negli anni ’60 avevo scritto una canzone napoletana, intitolata Angela, spacciandola per canzone anonima. Una volta sono andato a casa di Murolo, mi ha preso da parte e mi ha detto: “Ora ti faccio sentire un’antica canzone napoletana che ho scoperto”. Era Angela. Non avevo nemmeno il coraggio di dirglielo».

Un’altra Italia. E all’Italia di oggi che canzone scriverebbe?

«Non potrei scriverla, troppe parolacce».

Meglio seguire il più tranquillo filone della canzone d’amore, non è ormai un privilegio che non deve essere riservato solo ai ragazzini?

«L’amore solo per i ragazzini può andare bene per la televisione, non per me. Anche il concetto di bellezza, legato alla gioventù è una grandissima stronz…non è vero che la donna dai 60 anni in su non va bene, l’avranno detto i soliti sarti checca».

Parliamo di politica e del suo amico Beppe Grillo?

«Beppe è una persona che ci crede. Questa è la ragione per cui per me va bene ciò che fa. Credo che ciascuno debba seguire quello in cui crede, poi posso non essere d’accordo con lui. Ma non fatemi parlare di Grillo, tanto ogni cosa che dico viene usata contro di lui».

Allora torniamo alla musica e ai suoi esordi, come furono?

«Una tragedia. Alfredo Rossi mi disse di cambiare mestiere, Mariano Rapetti, padre di Mogol, mi disse che Senza fine era una canzone da pazzi da proporre in un’epoca in cui andava il rock. Anche Il cielo in una stanza venne bocciata con la scusa che non era una canzone».

 

Tiziana Leone

 

(Nella foto Gino Paoli)