Pubblicato il 29/10/2013, 14:32 | Scritto da La Redazione

SU COMEDY CENTRAL TORNA “S.C.Q.R”: INTERVISTA DOPPIA AD ANTONIO GIULIANI E LUDOVICA MARTINI

Dall’11 novembre, ogni lunedì in prima serata su Comedy Central, torna il contenitore per comici romani esordienti che racconta vizi e virtù capitoline con il filtro dell’ironia. TVZOOM ha intervistato di due conduttori.meta name=”news_keywords” content=”comedy central, antonio giuliani, ludovica martini, scqr

Una piazza di Roma, con il suo brulicare denso di umanità quotidiana. Personaggi bizzarri, portatori di stereotipi da scardinare (o confermare) per ridere di vizi capitali e virtù capitoline. Tanti comici emergenti, tutti rigorosamente romani. Al centro della scena, i traghettatori navigati della scorsa edizione, Antonio Giuliani e Ludovica Martini. Ecco confezionata la seconda stagione di SCQR (Sono Comici Questi Romani), contenitore di cabaret dall’11 novembre in prima serata su Comedy Central per 12 puntate.

La comicità che racconta il territorio e lancia gli esordienti, grazie all’esperienza sulla scena di Antonio Giuliani, attore comico, ma anche impegnato in diverse fiction («Sai perché gli antichi Romani hanno vinto la guerra contro i Galli?», mi disse un giorno, sornione «Perché, nel dichiarare guerra, si sono presentati al nemico intimando: “Domani vi attaccheremo”. I Galli, come è noto, si svegliano all’alba, e sono giunti sul campo di battaglia alle 5 di mattina. I Romani, ritardatari da sempre, sono arrivati alle 7 di sera, prendendoli per stanchezza»), e alla freschezza di Ludovica Martini, bella, bellissima, certo, soprattutto capace di far da contraltare dialettico femminile, rendendo incantevole il disincanto.
Andrete in onda di lunedì, in concomitanza con Colorado.
Ludovica: «Colorado va in onda da diversi anni. Noi siamo ancora una novità. E poi, noi raccontiamo Roma e la romanità in tutte le possibili sfaccettature comiche».
Antonio: «Vinciamo noi, senza dubbio (ride, nda). Scherzo, mai sputare nel piatto dove si è mangiato. Diciamo allora che siamo cose diverse. Da noi c’è la comicità del territorio romano, con tutte le sue forti peculiarità».
Qual è la cifra artistica della comicità romana?
Ludovica: «Elaborare il dramma e saperci ridere sopra, se vogliamo dare una definizione sintetica».
Antonio: «Concordo in pieno. Roma, come città, è piena di comici involontari. A ogni angolo di strada ti capita di sentire una battuta. Il romano, se parla di traffico, persino se parla di morte, la butta in battuta. Mi è capitato di sentire un amico dirmi: “Hai saputo di Mario?”. “Che è successo, sta male?”, ho risposto io. “No, sta a guardà i fiori dalle radici”. E la metafora macabra è servita. Un modo per esorcizzare il dramma del mondo esterno e digerirlo».
E dal punto di vista prettamente tecnico, analizzando potenzialità e limiti?
Antonio: «Il comico romano ama la battuta rapida. La sua cifra è l’immediatezza. Non si tratta di una comicità di costruzione articolata, come accade per esempio nel cabaret milanese. Deve però fare attenzione a non eccedere nell’aggressività verbale, evitando anche di caricare troppo la gestualità, tipica dell’intercalare».
Antonio, SCQR ha dimostrato di piacere al di fuori dei confini laziali.
Antonio: «Raccontare la comicità di un territorio significa anche introdurla ad altre latitudini. Ricordo quando mi capitò di esibirmi su un palco del Nord. Alla fine dello spettacolo, il pubblico mi disse: “Ma come? Non hai detto ‘Lì mortacci…’. Questo significa che i tratti distintivi, anche semplificati, dell’essere romani sono ben noti, aiutano ad allestire un clima efficace per le gag».
Ludovica, esiste ancora il luogo comune sulle donne che non sanno far ridere?
Ludovica: «Il mondo della comicità è al maschile, questo è innegabile. Ma io credo che questo luogo comune non abbia mai avuto ragion d’essere. Oltre agli esempi odierni, a me vengono in mente grandi nomi di donne del passato. Monica Vitti, che sapeva unire talento da commedia a fascino innegabile. Oppure la Sora Lella. Oggi, poi, il pubblico è più abituato a vedere delle comiche sul palco. Credo sia una questione generazionale, anno dopo anno migliorabile».
Luogo comune numero due: i comici sono individui malinconici, una volta scesi dal palco.
Antonio: «Nel mio caso, no. Resto solare e comunicativo anche nella vita privata. Anch’io però ho i miei momenti di introspezione in cui voglio essere lasciato per i fatti miei. Tanti altri comici però hanno un brutto carattere. Per esempio, Totò. Lui sopportava pochissime persone. Una delle poche era Aldo Fabrizi, che spesso cucinava per lui».
Ludovica: «Io rientro nella categoria di individui che vivono momenti di pessimismo e malinconia. Credo che il gusto per la battuta aiuti anche me a esorcizzare le influenze esterne, quando sono negative».
Come gestirere l’interazione tra voi?
Antonio: «Abbiamo trovato una chiave molto divertente, che ribalta i ruoli canonici. Sarà Ludovica a prendermi in giro, io farò diverse battute su di lei e con lei, ma spesso farò la figura del fesso».
Ludovica: «Abbiamo anche migliorato l’intesa tra tutti noi. Nel primo anno ci si annusa un po’, nel secondo tutto risulta più spontaneo, fluisce con naturalezza. E ti senti a casa».
Antonio, è vero che lei ha iniziato a fare il comico quando lavorava in un cantiere?
Antonio: «I tempi comici mi appartengono da sempre. Fin da piccolo, improvvisavo gag tediando i parenti. Quando sono cresciuto, ho iniziato a lavorare in alcuni cantieri di imprese di costruzioni. Succedeva che, durante la pausa pranzo, intrattenessi i colleghi al punto da far posticipare l’orario di ritorno al lavoro anche di un’ora. E finivo per essere licenziato dai capi (ride, nda). L’occasione è arrivata quando un architetto di mia conoscenza, inaugurando un locale di sua proprietà, mi ha invitato per fare dieci minuti di esibizione. Durante il monologo, mi veniva spontaneo chiudere le mani, quasi nasconderle, perché rovinate dal lavoro. Allora ho capito: dovevo scegliere che mestiere volessi fare davvero nella vita».
Bacchetta magica alla mano: che vorreste fare che ancora non avete mai fatto?
Ludovica: «Dunque…bacchetta magica alla mano…vediamo…ah, far diventare Antonio più alto! (ride, nda). In realtà, voglio continuare a interpretare ruoli che mi appartengano davvero. Non mi interessa la notorietà tout-court, oggi essere famoso e presenzialista è diventato quasi un mestiere. Mi interessa realizzarmi in ruoli sia brillanti, sia drammatici, capaci di rappresentarmi».
Antonio: «Vorrei riuscire a lanciare giovani talenti. I giovani, nell’Italia di oggi, hanno bisogno di incoraggiamento e supporto. Altrimenti scappano a lavorare all’estero, e l’Italia rischia di diventare davvero un Paese per vecchi. Il nostro patrimonio creativo e le nostre risore restano incredibili. La Merkel non dovrebbe sparlare degli italiani. “‘A Merkel, sai che fanno cento italiani a Berlino? Te la smontano” (ride, nda)».
Antonio, anche suo figlio possiede il talento del papà?
Antonio: «E’ nato in un ambiente propedeutico, diciamo così. Nonostante i quattro anni, mostra già il gusto per la battuta».
Se decidesse di fare il suo mestiere?
Antonio: «Vedremo. C’è ancora tanto tempo. Di sicuro dovrà sapere che è una strada molto dura. Di recente, però, sta mostrando passione anche per il ballo. A quel punto, preferirei facesse il comico. Questo perché la strada degli aspiranti ballerini è ancora più tortuosa».
Ludovica, da tifosa romanista, se la Roma vincerà lo scudetto, farà uno striptease in stile Sabrina Ferilli?
Ludovica: «Certo! Perché no? L’importante è che la Roma vinca davvero il campionato (ride, nda).
Antonio: «Ecco, allora io mi trasformerei in un vero ultrà, pur di vedere Ludovica spogliarsi (ride, nda). Speriamo che la Roma vinca davvero, però. Un giorno, allo stadio con la mia famiglia, mio figlio si mise a piangere quando la Roma subì un gol. Gli dissi: “Aspetta a piangere, che sono tantissime ancora le lacrime che dovrai versare per questa squadra”. Speriamo sia l’anno buono per ridere».

Nel frattempo, che si rida con SCQR.

 

Gabriele Gambini

(Nella foto Antonio Giuliani e Ludovica Martini)