Pubblicato il 13/10/2013, 15:02 | Scritto da La Redazione

RED RONNIE: «OGGI LE ROCKSTAR SONO STATE SOSTITUITE DAI CALCIATORI. MA LA MUSICA NON SMETTE DI RACCONTAR EMOZIONI»

 

Torna da stasera alle 21 per dieci puntate “Roxy Bar”, storico contenitore di cultura, arte e musica condotto da Red Ronnie sulla piattaforma Streamit e su RoxyBarTv. Ecco che cosa il conduttore ha raccontato a TVZOOM.

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La voce è sempre la stessa, di quelle che sembrano raccontare un segreto anche quando dicono semplicemente “Buongiorno”. Eppure sono trascorsi più di vent’anni dal debutto di Roxy Bar, correva l’anno 1992, su Videomusic. «Ai tempi coprivamo solo il 50% del territorio nazionale», ricorda Red Ronnie, pronto a riprendere la conduzione del suo contenitore di cultura e musica dopo la chiusura del 2001.
Si parte stasera alle 21 sulla piattaforma Streamit e su roxybar.tv. Ospiti speciali: Luca Carboni e Samuele Bersani, entrambi parteciparono alla prima puntata del programma («Bersani mi fu segnalato da Lucio Dalla»), la criminologa Francesca Bruzzone, Nesli e Niccolò Bossini. Non scordando Nina Zilli, co-conduttrice dell’ultima puntata nel 2001 col nome di Chiara Fraschetta.
Roxy Bar ritorna e il termine “bar”, col suo carico di significati, rimane inalterato alla faccia del tempo.
«Lo spirito di Roxy Bar affonda le radici nel bar della provincia, un’idea che unisce me a Vasco Rossi nella fatidica canzone Vita Spericolata. Il bar come luogo di comunicazione intergenerazionale e interclassista, capace di livellare gli strati sociali, facendo dialogare il ricco con il macchinone e il povero che non ha un soldo. Sì, lo spirito è quello. Anche se io non sono abituato a voltarmi indietro guardando al passato».
Non è abituato a voltarsi indietro, ma forse ora è il tempo di farlo, solo per ripensare alle ere televisive trascorse.
«Di solito non guardo il passato perché non ho il tempo di farlo. Ma in questi giorni l’ho fatto per tracciare un bilancio. E ho capito quanto Roxy Bar sia molto più attuale oggi rispetto ad allora, quando era un apripista. E’ un contenitore in cui non c’è spazio per il litigio da talk show: si parla solo di arte, musica, cultura. Liberamente. Con lo stesso spirito dell’epoca di Videomusic».
Solo che quello spirito oggi è traslato sulle piattaforme web.
«Il parallelismo con l’epoca pionieristica di Videmusic è analogo. Streamit è una piattaforma tutta italiana creata da geni italiani ed è la migliore che ci sia. Potremo essere visti in tutto il mondo…» (suona il telefono, Red Ronnie si scusa, conversa animatamente per qualche secondo, poi riprende, nda).
«Sai chi era al telefono? La Golia, che ha creduto nel programma e lo ha finanziato».
Avete intrapreso una strada diversa rispetto alla tv tradizionale.
«La tv tradizionale sta perdendo spettatori. Io stesso mi nutrivo di tv, ho migliaia di vhs. Oggi non guardo quasi nulla, eccezion fatta per qualche Gran Premio. In Italia, stiamo pagando la cecità che ha fatto sì che il nostro territorio sia da Terzo Mondo per quanto riguarda la banda larga o gli investimenti sui nuovi media».

Lei ha da sempre raccontato il mondo delle rockstar. Che oggi però non vivono più una vita spericolata.
«Da quel punto di vista, gli stili di vita sono mutati. Una volta entravi nei camerini delle rockstar e spesso ci trovavi alcool e droga. Oggi trovi cibo biologico. Un tempo si credeva nella portata rivoluzionaria degli stupefacenti, poi ci si è accorti che uccidono e basta. La stessa Woodstock era un esperimento della CIA per verificare la portata di certi consumi. Ciò che conta davvero resta la musica. Le emozioni raccontate».
Le emozioni sono le stesse. Tuttavia la musica ha perso il suo ruolo dirompente di influenza sul pensiero delle masse?
«C’è stato un disegno premeditato per togliere potere alla musica. E’ molto più comodo avere come idolo giovanile un Balotelli, artista con i piedi, che un Bono degli U2, artista col pensiero, capace di rompere le scatole ai politici su temi concreti».
E Roxy Bar tenta dunque di ridare voce alla musica pensante…
«E ai suoi protagonisti. Anche quelli intermedi, non solo ai mostri sacri. Nella mia esperienza, ho dato voce a nomi come Marina Rei, Max Gazzè, a nomi di livello intermedio che avevano molto da dire».
Oggi youtube riesce a dar spazio alle band emergenti?
«Manca ancora del necessario potenziale aggregante. Non consente a un giovane di consolidarsi».
Nella sua carriera: l’intervista più emozionante di sempre.
«Quella al pittore William Congdon, una settimana prima che morisse. Mi sono reso conto di aver avuto di fronte uno spirito, rimasto in mia attesa prima di lasciare questo mondo».
Quella più appagante.
«Due ore con Fidel Castro».
Quella che avrebbe voluto fare.
«Beh, Jimi Hendrix».
Qualche nome che le piace tra i musicisti attuali?
«Erica Mou è straordinaria. L’ho scoperta proprio con Roxy Bar. Gli Alta Pressione. I Blastema. Molte band pugliesi. Dalla Puglia arrivano novità interessanti».
Due anni fa lei fu coinvolto nella polemica scaturita dal suo ruolo di consulente per Letizia Moratti nella sua campagna elettorale a sindaco di Milano. Col senno di poi, rifarebbe tutte le scelte fatte?
«Inevitabilmente con i “se” e con i “ma” non si va da nessuna parte. Forse è un’esperienza che non ripeterei, ma io ho fatto soltanto il mio lavoro, sia chiaro. Sono stato strumentalizzato nelle parole e nei fatti. Sono stato accusato di aver percepito un ammontare eccessivo di denaro con un contratto ordinario di consulenza. In realtà, a conti fatti e sottratte le spese di alloggio, di viaggi, di carico personale, ci ho quasi rimesso. Poi sono stato attaccato su Facebook per aver affermato che Pisapia avrebbe cancellato il Festival LiveMi. Anche in quel caso, le mie parole sono state fraintese e strumentalizzate. Ma intanto, quel festival non c’è più».

 

Gabriele Gambini

(Nella foto Red Ronnie)