Pubblicato il 04/09/2013, 10:32 | Scritto da La Redazione

VERONICA MAYA IN ONDA DA NAPOLI: «IL MIO “VERDETTO FINALE” MI HA RIPORTATA A CASA»

VERONICA MAYA IN ONDA DA NAPOLI: «IL MIO “VERDETTO FINALE” MI HA RIPORTATA A CASA»
Pino Insegno ha da poco finito di registrare «Reazione a catena», il preserale di Raiuno in onda fino al 15 settembre, ed ecco Veronica Maya, nata a Parigi da genitori di Sant’Agnello, sorrentina di adozione, che quest’anno andrà in onda dal centro di produzione Rai di Napoli a partire dal prossimo lunedì alle 14.10 con […]


Pino Insegno ha da poco finito di registrare «Reazione a catena», il preserale di Raiuno in onda fino al 15 settembre, ed ecco Veronica Maya, nata a Parigi da genitori di Sant’Agnello, sorrentina di adozione, che quest’anno andrà in onda dal centro di produzione Rai di Napoli a partire dal prossimo lunedì alle 14.10 con Verdetto Finale.meta name=”Veronica Maya, Napoli, Rai, Verdetto Finale”

Rassegna Stampa: Il Mattino, pagina 41, di Luciano Giannini.

«Il mio “Verdetto finale” mi ha riportata a casa»
Veronica Maya quest’anno in onda da Napoli.

Laziale che va, laziale che viene. Pino Insegno ha da poco finito di registrare «Reazione a catena», il preserale di Raiuno in onda fino al 15 settembre, ed ecco Veronica Maya, nata a Parigi da genitori di Sant’Agnello, sorrentina di adozione, laziale di fede: «Non è vero! Tutto è nato nel 2003, quando condussi su TeleRoma 56 un programma sportivo dal titolo inequivocabile: “Lazialità in tv”… mano, no. Soprattutto ora che sono tornata a casa, non posso rifiutare le mie radici, io tifo Napoli». Bella, solare, estroversa, determinata, ottima ballerina, cantante, attrice e ottima cuoca, ma innanzitutto conduttrice, Veronica si accinge a guidare per la sesta volta «Verdetto finale». Lo fa stavolta dallo Studio 4 del Centro di produzione Rai di Napoli, che riapre in bellezza la stagione autunnale: da ottobre, infatti, ospiterà anche Licia Colò, su Raitre con una edizione rinnovata di «Alle falde del Kilimangiaro». «Verdetto finale», definito «il tribunale di Raiuno», andrà in onda alle 14.10, ogni giorno (weekend esclusi) da lunedì prossimo a maggio 2014, per 180 puntate, partendo da un’audience di due milioni e mezzo di spettatori e un ascolto medio del 14-16 percento.
Veronica, innanzitutto il programma. «Ha la struttura di un processo all’americana: due contendenti impersonati da attori si presentano dinanzi a un giudice e illustrano una controversia che li divide. Scendono in campo gli avvocati con gli interrogatori e le arringhe. Fino alle sentenze».
Ce n’è più d’una?
«Sì, quella del giudice e quella della giuria popolare in studio: un modo per contrapporre le ragioni dei codici e del diritto a quelle del cuore, e alimentare così il dibattito in famiglia. Non a caso andiamo in onda all’ora di pranzo. Per giunta, i temi affrontati riguardano la vita di tutti: separazione, affido dei figli, educazione e rapporto con la scuola e gli insegnanti; ma anche bullismo, droga, alcol, sessualità. In forma di fiction giudiziaria, insomma, mostriamo, con un linguaggio comprensibile, senza eccessi e senza volgarità, come funziona il diritto di famiglia».
Lei ha studiato danza classica per 18 anni, ha recitato a teatro diretta da Monicelli, sa cantare… ma com’è che è diventata conduttrice?
«Per caso… o per sport».
Per sport?
«Scherzo! Cominciai a Teleroma 56, gliel’ho detto. L’anno dopo passai a condurre “Dribbling” su Raidue. Poi sono arrivati “Stella del Sud”, “Zecchino d’oro”, “Uno Mattina”, “Linea verde”. Guidare un programma è come un gioco».
Sveliamo qualcosa del suo nome, ora.
«Maya è il secondo, e con Veronica è diventato il mio nome d’arte. Le confido un segreto».
Sentiamo.
«Il mio cognome tradisce le origini: Russo. A20 anni  papà e mamma se ne andarono a Parigi. E là nacqui io. Tornati a Sorrento, aprirono un ristorante, Il gabbiano Azzurro. A 6 anni, quando arrivai in Costiera, parlavo solo francese. Ora vivo a Napoli e non posso fame a meno. Non solo perché non faccio più la pendolare per andare alla Rai di Roma, posso pensare ai miei figli, Riccardo, di 18 mesi, e Tancredi, di 2… sì, sono nomi siciliani, un omaggio a mio marito. Dicevo: non solo faccio meglio la mamma, ma ho il sole, il mare e il cielo della mia terra. Nonostante le sue disgrazie, io ho ancora fiducia in questa città».