Pubblicato il 02/09/2013, 14:30 | Scritto da La Redazione

JOE BASTIANICH, ROCK & WINE: «RISCOPRO LA MIA ITALIA»

JOE BASTIANICH, ROCK & WINE: «RISCOPRO LA MIA ITALIA»
In un’intervista al Quotidiano Nazionale, il manager della ristorazione racconta del suo nuovo progetto televisivo, legato al cibo e alla musica. meta name=”news_keywords” content=”qn, joe bastianich, masterchef, sky arte“ Rassegna stampa: QN, pagina 27, di Marco Mangiarotti. Bastianich, rock & wine: «Riscopro la mia Italia» L’anima musicale della star di Masterchef. Restaurant Man è riduttivo. […]

In un’intervista al Quotidiano Nazionale, il manager della ristorazione racconta del suo nuovo progetto televisivo, legato al cibo e alla musica.

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Rassegna stampa: QN, pagina 27, di Marco Mangiarotti.

Bastianich, rock & wine: «Riscopro la mia Italia»

L’anima musicale della star di Masterchef.

Restaurant Man è riduttivo. Lui definisce così la sua complessità: «Sono un ristoratore, produttore di vino, scrittore, critico, personaggio televisivo, maratoneta e ironman, rocker, marito e padre». Il chitarrista e front man di The Ramps, la band con cui Joe Bastianich girerà le regioni italiane: ricerca sul campo, concerti e un format tv per Sky Arte. Joe, figlio di esuli istriani, è una star tv in Masterchef Usa (con Gordon Ramsay) e Masterchef Italia (con Bruno Barbieri e Carlo Cracco). Un food, wine and restaurant manager, un maratoneta e triatleta per tenere sotto controllo il peso e la salute. Partendo da Queens, Lidia Bastianich, mamma e cuoca, ha costruito un network di ristoranti italiani di successo, colonizzando New York, Los Angeles, Las Vegas (il mondo). E Joe, uscito dal Boston College e da un passaggio a Wall Street come bond trader di Merrill Lynch, l’ha affiancata nel management e nella comunicazione. Un trionfo scandito dalle recensioni del New York Times, tre stelle al Babbo Restaurant per lui e lo chef Mario Batali, quattro per il ristorante Del Posto.

JOE ha anche aziende vinicole a Butrio e Cividale del Friuli, il luogo delle radici dopo l’esodo da Pola, a Magliano in Toscana e La Morra in Langa. Con la sua band sarà il 13 al Teatro Cibreo di Firenze («buon cibo e buona musica, spero») e il 15 al Blue Note di Milano. «Amo il country rock confessa Joe -. E ho trovato in Italia un pop molto “fabbricato”: se ascolti Eros Ramazzotti non trovi nulla della musica popolare italiana, ma un trend globale che funziona. Allora è nata l’idea di un viaggio e un racconto, con lo sguardo ironico di un italiano d’America, sulle tracce delle tradizioni popolari. Partiamo dalla Puglia, non solo taranta, e lavoriamo a una puntata pilota per Sky Arte, con la “Joe Bastianich and the Ramps”, fondata con l’amico e percussionista Mike Seay. Voglio riscoprire le sonorità del folk e capire quanto abbiano influenzato la musica contemporanea italiana». Nella band militano Dan Amatuzzi e Nicholas Coleman (Wine Director e Olive Oil specialist di Eataly, una delle sue basi a New York), chitarre e pedal steel, con Joe, voce e chitarra, Mike, percussioni, Eric Seay, basso e alle tastiere. «Vogliamo ritrovare la bellezza della musica italiana – continua  Joe -. Nel filone estetico, non solo cibo e vino, che ci ha reso unici nel mondo. Sarà un documentario e una jam con i musicisti tradizionali e artisti contemporanei. Penso al Buena Vista Social Club, per capirci (vecchietti compresi, ndr). Io ho 45 anni e i miei amori musicali nascono dalla frustrazione di non aver potuto vedere la generazione di Led Zeppelin e Who, Doors, Rolling Stones e Beatles. Poi ho scoperto il blues di Robert Johnson e l’American Country. Il mio artista preferito è Gram Parsons, uno degli artisti più sottovalutati, sconosciuto credo in Italia. A differenza di Springsteen: è curioso vedere la diversa percezione del Boss che c’è in Usa e qui».

PARSONS, chitarrista, pianista e autore, è considerato uno dei fondatori (fine anni ’60), del country rock con The Byrds e The Flying Burrito Brothers. Definiva la sua miscela di country, blues, folk e rock «Cosmic American Music». È morto a 26 anni per overdose. Joe aggiunge ai suoi preferiti anche Grateful Dead, l’alternative country di Wilco, i maestri Dylan e Waits. «Sono appena arrivato dal Friuli racconta -, dove abbiamo una piccola azienda agricola a Cividale. Vigne, un piccolo ristorante e un albergo. Lì si sono fermati mio nonno e il mio bisnonno, dopo essere scappati da Pola. Facevamo tutto, c’erano la terra e l’osteria. Prima di andare in tutto il mondo come un popolo senza patria».