Pubblicato il 27/08/2013, 15:30 | Scritto da La Redazione

DA “XFACTOR” AL SUCCESSO PLANETARIO: LA STORIA DEGLI ONE DIRECTION ARRIVA AL CINEMA

Dal 5 settembre le fans del gruppo inglese potranno vedere il film della loro vita, dal debutto a “XFactor”, dove non vinsero, ma arrivarono terzi, fino al successo mondiale.

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Le immagini di quel XFactor, anno 2010, scorrono lente e mostrano cinque esordienti, un po’ stonati, spaesati, impauriti e disperati per esser stati scartati. La scena va avanti. E i giudici di quell’edizione inglese li richiamano uno per uno Harry Styles, Niall Horan, Liam Payne, Zayn Malik e Louis Tomlinson. Tornate sul palco. «Cosa vogliono, vederci piangere a uso di telecamera?», si chiedono. No, in realtà Simon Cowell ha avuto l’idea di unirli in una boy band. «Non avevamo un nome, non eravamo nemmeno amici, ci siamo ritrovati così tutti insieme», ricordano oggi i cinque One Direction, capaci di vendere 30 milioni di dischi in tutto il mondo.

Il 5 settembre arriva nelle sale il film sulla loro storia, One Direction: This is it, in 3D. Alle “directioners” basterà allungare una mano per avere la sensazione di toccarli. Solo virtualmente però. Le fans, appunto. Sono state loro a creare gli One Direction e sono loro che continuano ad alimentare un mito nato non dalla lunga gavetta, nemmeno da anni di amicizia sui banchi di scuola, ma dalle quinte di un talent show. Potere della tv, che mai come in questo caso ha saputo rendere un servizio alla musica. Ammette nel film Cowell: «Dopo una sola esibizione quei cinque ragazzi avevano già migliaia di fans fuori ad aspettarli, non avevo mai visto nulla di simile».

E proprio le urla delle scatenate sono il rumore di sottofondo che accompagna i novanta minuti dell’intero film. Una continua nenia che da Tokyo a Verona, da New York a Londra accompagna il film che mostra esattamente questo: l’evoluzione del ragazzo panettiere che invece di cucinare pagnotte realizza il suo desiderio di diventare una star, fino a regalare all’adorata madre la casa dei suo sogni.

Gli esordi, i concerti, le salette degli aeroporti, i viaggi in pullman, le prove, il rito «1-2-3 spacchiamo», la vita dietro le quinte, gli scherzi e le notti senza sonno tra amici: la pellicola è un concentrato di bello e buono per dimostrare che gli One direction sono ragazzi semplici, «ragazzi normali, che fanno un lavoro anormale».

Non si parla di soldi, nemmeno di fidanzate, c’è solo qualche confessione privata, il classico dubbio amletico che qualcuno di loro esprime: «Non è facile restare distaccati e chiedersi di fronte a una ragazza se le piacerei lo stesso senza tutto questo». L’accento british non proprio da discendenza reale, le scarse conoscenze geografiche, «ma Tokyo non sta vicino all’Australia?», le gag su chi puzza di più dopo i concerti, le disquisizioni filosofiche intorno a un fuoco durante un campeggio sul valore dell’amicizia, mentre gli effetti speciali li trasformano in supereroi dei fumetti. Raccontano: «Abbiamo avuto successo perché non sappiamo ballare, a differenza di tutte le altre boy band, ci siamo rifiutati di vestirci tutti uguali e perché sul palco siamo come teppisti in classe». Perché piacciono? «Cantano quello che vogliamo sentire e quello che nessuno ragazzo ci dice», dicono le fans.

Il momento commozione arriva con le lacrime delle mamme, che, costrette a vivere con il cartonato dei loro ragazzi in camera, candidamente confessano: «Da madre dovrei essere io quella che fa scoprire il mondo al figlio, invece succede il contrario, mi ci devo abituare». In aereo privato non è poi così difficile.

 

Tiziana Leone

 

(Nella foto gli One Direction)