Pubblicato il 14/08/2013, 10:05 | Scritto da La Redazione

I DISOCCUPATI DELLA TV: STAVOLTA NON È UN REALITY

I DISOCCUPATI DELLA TV: STAVOLTA NON È UN REALITY
Da Geppi Cucciari a Victoria Cabello, tanti i volti cancellati dai Palinsesti}meta name=”news_keywords” content=”Geppi Cucciari, Victoria Cabello, disoccupati, tv“ Rassegna Stampa: Il Fatto quotidiano, pagina 18, di Carlo Tecce   I disoccupati della tv: stavolta non è un reality DA CUCCIARI A VICTORIA CABELLO, TANTI I VOLTI CANCELLATI DAI PALINSESTICapita, un giorno. Quella lucina rossa […]


Da Geppi Cucciari a Victoria Cabello, tanti i volti cancellati dai Palinsesti}meta name=”news_keywords” content=”Geppi Cucciari, Victoria Cabello, disoccupati, tv

Rassegna Stampa: Il Fatto quotidiano, pagina 18, di Carlo Tecce

 

I disoccupati della tv: stavolta non è un reality

DA CUCCIARI A VICTORIA CABELLO, TANTI I VOLTI CANCELLATI DAI PALINSESTI

Capita, un giorno. Quella lucina rossa che devi fissare, la telecamera, smette di lampeggiare. E fa buio, la sera. Oppure fa l’alba, sempre. Dipende: se l’impatto emotivo ti libera o ti ingabbia. Disse Ornella Vanoni: “Con la depressione non bisogna andare in tv. Perché la tv è come una Tac”. E la fai nuda, sola, davanti a milioni di italiani. Quando lasci la televisione non appendi un oggetto al chiodo, se non la passione che poi diventa abitudine e, in ultimo, si deteriora in vizio. Il pubblico se ne accorge in ritardo di solito, convinto di averti riposto lì dove andrà a cercarti, appena si esaurisce la distrazione estiva e il vecchio arnese coccola le serate più noiose. E il pubblico, non senza qualche intimistico clamore, non vedrà più Gad Lerner. E tanti, tanti presentatori e conduttori che aspettano la primavera o tentano di evitare l’inverno: molti torneranno, devono. Il giornalista, che si ribellò ai mezzucci Rai, bigliettini e spintarelle, donò a La7 i primi mattoni, ci mise perseveranza l’Infedele non produceva favolosi ascolti e  poi aggiunse costanza e uno stile che poteva non piacere universalmente, ma che creava identità, una marcata identità. La7 era bruttina, piccolina, un po’ snobbata. Lerner la teneva accesa, semplicemente. La sorellastra di Mediaset s’è fatta adulta, ambita e finanche contesa: non c’era più spazio, e Gad ha mollato la presa o l’hanno indotto, sapremo quando spiegherà e così ha appeso, non un oggetto, ma trent’anni di carriera. Quando La7, ancora La7, ha cominciato a importare i volti di viale Mazzini, durante il crollo (politico) berlusconiano, si è creata una folla che non ha aiutato, né i nuovi né i reduci.
SERENA Dandini è transitata il sabato sera, un appuntamento sciagurato che ha rovinato la memoria e pure quel divano che l’accompagnava. Ora fa teatro, scrive: “Ho un gran casino in testa: in giardino riesco a rilassarmi”. Oltre la televisione c’è tutto quello che non è televisione:
ed è tanta roba, tante cose. Anche Sabina Guzzanti era rientrata, spesso la cacciavano: non ha entusiasmato. Guzzanti o Luttazzi, questi nomi fanno venire in mente le facce che facevano infuriare il Cavaliere e, soprattutto, i proconsoli schierati qua e là: facile ripetere, da troppi anni, che per Daniele Luttazzi quella lucina rossa è spenta. La7 ha provato a somigliare a Mediaset, una Parodi dopo l’altra ha ingaggiato Benedetta e Cristina. La cucina di Benedetta non va malissimo. Il salotto pomeridiano di Cristina è stato un disastro e, per il momento, si ferma un giro. Spedita al patibolo in quei venti minuti che anticipano i telegiornali, anche Geppi Cucciari non risulta nei palinsesti: i fantomatici quadri scolastici per la televisione che decretano chi è fuori e chi è dentro. Geppi è fuori. Di cose bizzarre, in televisione, ne accadono fin troppe. Il programma più riuscito, ti confidano un po’ alticci gli autori più ganzi, sarebbe quello che racconta i meccanismi di un’azienda televisiva. Le pressioni, le ammiccate, le telefonate: non sarà mai trasmesso. E così, dopo aver lanciato le imitazioni di Virginia Raffaele e rivisto un contenitore ammuffito, Vittoria Cabello non avrà la conduzione di Quelli che il calcio. Subentra Nicola Savino. La coppia Luca e Paolo dovrà attendere febbraio o aprile per una prima serata su Italia 1, a volte s’imboscano a Ballarò: funziona. Ma la televisione che accoglie Antonio Polito e consegna Rai2 a Nicola Porro, prove legittime, per carità, non dà un’ora, una mezz’ora o uno strapuntino a Luisella Costamagna oppure centellina le apparizioni di Enrico Bertolino. Poi vai a sapere se quella lucina rossa è velenosa o ipnotica. Spesso ti brucia. A Rai3 hanno buttato in mare aperto tanti giornalisti o artisti che, con pazienza, potevano fruttare. Un paio di mesi a Lia Celi, quattro settimane a David Parenzo (rincasato a La7): e puf, spariti. C’è chi si farebbe imbalsamare in uno studio (leggi Enrico Mentana) per non staccare mai la diretta e chi s’affaccia ogni tanto e poi si ritira in un caffè di Prati (leggi Fiorello). Ma soltanto all’alba. Perché la televisione, prima o poi, ti mostra il tramonto.