Pubblicato il 07/08/2013, 09:31 | Scritto da La Redazione

IL REALITY “MISSION” IN PARLAMENTO FINISCE NEL MIRINO DI PD E SEL

IL REALITY “MISSION” IN PARLAMENTO FINISCE NEL MIRINO DI PD E SEL
Il caso di The mission, il programma girato nei campi profughi (realizzato con l’Unhcr e long Intersos), con otto “famosi” ripresi mentre lavorano al fianco dei volontari, finisce in Commissione di vigilanza. Il direttore di RaiUno, Leone, su twitter: «tutti critici ma dobbiamo ancora registrarlo».meta name=”news_keywords” content=”Mission, Parlamento, Leone, Commissione di vigilanza, RaiUno“   Rassegna […]


Il caso di The mission, il programma girato nei campi profughi (realizzato con l’Unhcr e long Intersos), con otto “famosi” ripresi mentre lavorano al fianco dei volontari, finisce in Commissione di vigilanza. Il direttore di RaiUno, Leone, su twitter: «tutti critici ma dobbiamo ancora registrarlo».meta name=”news_keywords” content=”Mission, Parlamento, Leone, Commissione di vigilanza, RaiUno

 

Rassegna Stampa: La Repubblica, pagina 39, di Silvia Fumarola

 

Il reality “Mission” in Parlamento finisce nel mirino di Pd e Sel

Leone (RaiUno): tutti critici, ma dobbiamo ancora registrarlo

Non solo le ong, ora è la politica a mobilitarsi. Il caso di The mission, il programma girato nei campi profughi (realizzato con l’Unhcr e long Intersos), con otto “famosi” ripresi mentre lavorano al fianco dei volontari, finisce in Commissione di vigilanza. Piovono interrogazioni parlamentari, mentre il presidente della Camera Laura Boldrini, ex portavoce dell’Unhcr, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, in una lettera a Repubblica spiega come l’obiettivo della trasmissione fosse quello «di rendere più comprensibile all’opinione pubblica italiana la condizione vera dei rifugiati» e, a suo tempo, di aver suggerito alla Rai un format australiano in cui sono coinvolte persone comuni e non vip.
Consiglio che non è stato seguito. Alla trasmissione – prevista il 4 e l’11 dicembre su RaiUno  partecipano otto inviati definiti dalla Rai celebrities: tra gli altri, Paola Barale, Emanuele Filiberto, Al Bano, Michele Cucuzza, Barbara De Rossi. «I “famosi”» ribadiscono a Viale Mazzini «sono uno strumento per raccontare i volontari». L’Unhcr, che ha fornito assistenza al programma, difende il progetto: «Rappresenta un’importante opportunità per far conoscere al grande pubblico il dramma di 45 milioni di persone costrette ad abbandonare le proprie case». Ma i dubbi su un’operazione del genere restano. «Si fatica a comprendere come vip di cui non si conosce un particolare impegno sociale possano contribuire ad aumentare la conoscenza di realtà così difficili» osservano Michele Anzaldi e Luigi Bobba (Pd), che chiedono al presidente della commissione di Vigilanza Roberto Fico «di visionare la registrazione della puntata numero zero per appurare che il programma non sia offensivo per chi soffre e non sia lesivo dei doveri e delle prerogative del servizio pubblico». Il capogruppo Pd in commissione, Vinicio Peluffo, invita presidente e direttore generale della Rai «a un ripensamento su un programma costruito sulla spettacolarizzazione del dolore», mentre Fico in un’interrogazione ai vertici Rai chiede di sapere «chi e in che modo produrrà le due puntate» e «se saranno accordati cachet alle celebrities che partecipano». «Quali sono le valutazioni rispetto al valore sociale, etico e politico di un reality show sui drammi dei migranti?» si domandano Gennaro Migliore (Sel) e Nicola Fratoianni, della Commissione cultura della Camera. «La spettacolarizzazione dei drammi umani dei rifugiati è poco utile al dibattito, pur necessario, ed è lesiva della dignità delle persone e delle loro vite, perché utilizzate a fini commerciali».
A lanciare l’allarme erano stati il Gruppo Umana Solidarietà (Gus) e il Centro italiano per i Rifugiati. La rete si è mobilitata con due petizioni on line, critici anche padre Giovanni Lamanna (Centro Astalli) e Anna Nista (Centro Welcome). Ma l’Alto commissariato delle Nazioni Unite sul suo sito sottolinea come The mission sia utile «per dare visibilità a crisi umanitarie spesso dimenticate» e si dice «fiducioso che la Rai tratterà l’argomento con la massima sensibilità». Il direttore di RaiUno Giancarlo Leone interviene sulle polemiche via Twitter: «Per alcuni la vera #mission» ironizza «è commentare un programma che deve essere ancora registrato e montato. #missionimpossible». E sulle obiezioni della politica chiosa: «Due deputati sollecitano il presidente della Vigilanza a visionare un programma di RaiUno prima della messa in onda. Progresso o regresso?».