Pubblicato il 01/08/2013, 13:33 | Scritto da La Redazione

ANNA SAFRONCIK: «AURORA TAVIANI SI È EVOLUTA, QUEST’ANNO COMBATTERÀ PER SUA FIGLIA: I SUOI VALORI RESTANO I MIEI»

TVZOOM ha incontrato la bellissima attrice di origini ucraine, pronta a tornare a settembre su Canale 5 con la seconda stagione de “Le tre rose di Eva” e ad annunciare nuovi progetti che la riguardano da vicino.meta name=”news_keywords” content=”anna safroncik, le tre rose di eva, aurora taviani, il restauratore

Combattiva, energica, pura di cuore, soprattutto bellissima. A settembre Aurora Taviani ritorna nella seconda stagione de Le Tre Rose di Eva con il volto amato dal pubblico di Anna Safroncik, che in lei si immedesima, ne condivide i valori, parteggia per le sue evoluzioni, che non mancheranno: «Nella scorsa stagione Aurora combatteva per sé stessa, per affermare la sua sete di verità e giustizia. Quest’anno, combatte per qualcosa di ancora più importante: sua figlia».
Aurora Taviani stavolta proietta all’esterno i suoi valori.
«Lei è il bene assoluto, incarna i valori di un tempo, quelli della famiglia, del focolare, della purezza di cuore, al di sopra di tutto. L’anno scorso doveva battersi per sé stessa. Nella nuova stagione della fiction, lo farà per sua figlia. E i colpi di scena in cui si confronterà con torbidi intrighi, non mancheranno».
Quest’anno l’intreccio è stato notevolmente ampliato.
«L’omicidio Monforte è solo la punta dell’iceberg. Il mistero si infittisce sempre di più. Si scopriranno elementi inaspettati. Ho adorato interpretare il ruolo di Aurora diventata mamma, ho amato la piccola attrice che faceva la bambina».
Che cosa le appartiene, di Aurora?
«Aurora ha moltissimo di me. Non mi sono inventata niente, rappresentandola. Crede nei miei stessi valori, è sincera e determinata. L’unica differenza tra me e lei è che io rido moltissimo, nella mia quotidianità. Forse perché sono goffa, inciampo, sono una sagoma. Ho una forza comica innata. Aurora ha una vita più drammatica».
Il successo de Le tre rose di Eva sta nella grande forza evocativa dei suoi protagonisti, si dice.
«La vittoria de Le Tre Rose di Eva è legata alla storia, soprattutto. Alla suspance, all’intreccio incalzante. I protagonisti sono personaggi veri, vissuti, reali come potremmo essere noi. Spesso le storie più assurde e drammatiche capitano alle persone semplici, che vivono con profondità il quotidiano».
Il clamoroso successo della prima stagione l’ha colpita?
«Mi arrivano messaggi da amici e da fan, la gente per strada mi ferma per farmi domande su come andrà a finire la vicenda. Si sono create aspettative altissime. Il pubblico tifa per la fiction, anch’io faccio il tifo per il suo successo».
La seconda stagione è più bella della prima, si dice.
«Si ha sempre paura di far pronostici. Però la seconda stagione è più ricca. C’è il giallo, c’è l’elemento thriller, c’è la tensione che coinvolgerà lo spettatore. Di solito, mi riferisco anche alle serie americane come Lost e Grey’s Anatomy, la seconda stagione è sempre più riuscita della prima».
E, come le serie americane, i protagonisti diventano amici dello spettatore.
«Il meccanismo di identificazione è essenziale. La storia si svolge in un contesto temporale che ricalca alla perfezione i tempi che stiamo vivendo. La crisi, l’incertezza sul domani. Elemento mistery e sguardo sulla contemporaneità creano un mix di sicuro effetto».
Ho sentito dire che lei, quando deve interpretare un personaggio, si ispiri moltissimo a chi la circonda. Al punto da osservare la gente nei caffè per carpirne brandelli di conversazione.
«Osservo moltissimo il mondo che mi circonda. Le sue evoluzioni, i suoi cambiamenti. Rispetto agli anni ’90 sembra trascorsa un’era geologica. Gli adolescent di oggi sono molto diversi rispetto a quelli della mia generazione. Confido che le nuove generazioni sappiano capire che cosa significhi essere vicendevolmente complici, attenti nei confronti degli altri e del mondo. Non rinunciando alla spiritualità, piuttosto ampliandola. Gli occhi delle persone, se osservati, offrono uno spaccato del mondo e del suo futuro».
Anche Anna Safroncik si è evoluta. Come si vede, rispetto a 10 anni fa?
«10 anni fa mi facevo molti più problemi nei confronti di qualunque cosa. Ora vivo in modo più semplice, ho sogni di delicata quotidianità, sono tornata a valori universali condivisi. In passato, volevo a tutti i costi salvare il mondo. Oggi cerco di realizzarmi appieno in tutto ciò che faccio durante la giornata, per dare il mio piccolo contributo affinché le cose funzionino».
E professionalmente, che cosa cerca?
«Anche lì, prima cercavo di conquistare qualcosa che non avevo. Oggi cerco di carpire il meglio da tutto ciò che faccio».
Progetti imminenti?
«Ad agosto girerò Il Restauratore 2, a fianco di Lando Buzzanca. Andrà in onda sulla Rai. Interpreterò una donna misteriosa, enigmatica. Un ruolo che mi ha divertita. A gennaio andrà in onda la miniserie Rai Gli anni spezzati, una trilogia dedicata agli anni di piombo. La pellicola in cui sono tra i protagonisti riguarda la vicenda del rapimento Sossi. Interpreto il ruolo di un giovane procuratore che indaga sulla struttura delle Brigate Rosse. Una produzione bellissima, per la regia di Graziano Diana».

Le manca qualcosa?
«Una bella commedia romantica al cinema. Un bel ruolo brillante, come ai tempi de La Matassa, con Ficarra e Picone».
Per diventare la Anna Safroncik di oggi, ha fatto numerose rinunce?
«Ho rinunciato a degli affetti, lasciati nelle città in cui ho vissuto prima di trasferirmi a Roma. Ma Roma è per me la città ideale. Una città magica, in cui posso coniugare il mestiere che adoro e i buoni sentimenti delle persone che mi sono vicino».

 

Gabriele Gambini

(Nella foto Anna Safroncik)