Pubblicato il 01/08/2013, 17:05 | Scritto da La Redazione

FLAVIO FURNO: «IN “OMBRELLONI” LA COMICITA’ DELL’ITALIANO MEDIO IN VACANZA»

 

Intervista al giovane attore che nella sit com di Rai 2, in onda tutti i giorni alle 21, interpreta Sandro, aspirante rubacuori da spiaggia che si contende con l’amico-rivale Luca il cuore della bella Flavia.meta name=”news_keywords” content=”<flavio furno, sandro, ombrelloni>”

Giovane, rampante, una robusta formazione teatrale, qualche incursione nelle fiction, il successo sul web di Kubrick-Una storia porno. Flavio Furno, rappresentato dall’agenzia 4 P (www.quattrop.com), non ha intenzione di fermarsi. In questo periodo è su Rai 2, tutti i giorni alle 21, a dare volto e voce a Sandro, l’aspirante rubacuori della nuova serie Ombrelloni, striscia quotidiana di 7 minuti ideata da quel Luca Manzi deus ex machina della serie cult Boris.
Raccontando storie divertenti ambientate in una spiaggia che rappresenta vizi e virtù dell’italiano medio in vacanza, Ombrelloni si propone come esperimento ibrido tra una sit-com dai tempi classici e una web serie che di internet sfrutta l’immediatezza comunicativa.
In Ombrelloni lei è Sandro, detto “Il rimorchiatutto”.
«Non vorrei alimentare false speranze (ride, nda). In realtà è stato attribuito un aggettivo chiave a ciascun protagonista della sit-com ancor prima di iniziare a girare. Questo per dare una caratterizzazione precisa a ogni personaggio. Ma la vicenda dimostrerà che Sandro non è poi così rimorchiatutto come può sembrare dalla definizione».
Ma Sandro, in teoria, chi vorrebbe rimorchiare?
«Si contende le attenzioni di Flavia (Melissa Bartolini, nda), la bella della spiaggia, assieme al suo amico Luca (Luca Avagliano, nda) detto il nerd. In realtà, entrambi siamo due sfigati. Con la differenza che Luca sa di esserlo, Sandro invece si sente un novello Casanova. Luca ci proverà con Flavia per amore, Sandro, volgarmente, punterà proprio a…trombarla. Sulle loro azioni aleggia lo spettro del fidanzato quarantaseienne di Flavia, che deve raggiungerla al mare, viene evocato spesso, ma non si vede mai».
L’idea portante della serie è raccontare vizi e virtù dell’italiano medio in vacanza.
«Ogni ombrellone racconterà una storia. Da qui il titolo della serie. C’è la coppia di coatti in vacanza, Alessandro Procoli e Michela Andreozzi, assieme alla terribile figlia, interpretata da Karen Ciaurro. Ci sono gli eterni fidanzati con suocera al seguito (Karin Proia e Giovanni Ludeno). E poi ci siamo noi, due amici che in spiaggia si annoiano e trovano nel corteggiamento di Flavia uno stimolo competitivo e tragicomico».
Alla base della serie c’è un’idea di Luca Manzi, ideatore di Boris. In più, ci sono molti riferimenti alle web series, che tanto spopolano ora.
«Luca Manzi ha ideato la serie, alla quale hanno lavorato molti sceneggiatori. Non azzardo paragoni con Boris, quello è un cult, un mostro sacro di innovazione. E’ però un prodotto molto carino e leggero, adatto al palinsesto estivo, che coinvolge tanti attori giovani, anche volti nuovi. C’è un’attenta mediazione tra il linguaggio televisivo e quello delle web series. Modulato per una fascia protetta Rai, ovviamente».
A proposito di web series, lei viene dal successo di Kubrick-Una storia porno, per la regia di Ludovico Bessegato. Le web series sono il futuro? O magari anche solo un’opportunità per attirare l’attenzione delle case di produzione tv?
«Una parte di pubblico si riconosce meno nella tv. Questo è un fatto. Le web series hanno attirato l’attenzione di un pubblico competente ed esigente. Però, allo stato attuale delle cose, le web series non consentono reali prospettive di guadagno che bilancino i costi. Dunque sono un’arma a doppio taglio. C’è un pubblico che le ama e pretende un livello qualitativo alto, come in Kubrick, ma manca ancora un adeguato corrispettivo economico. L’aspetto vincente è che le serie per il web hanno attirato l’attenzione delle case di produzione. Kubrick era stato prodotto da Magnolia. Ombrelloni è un esperimento ibrido che coinvolge addirittura mamma Rai».
Con quali caratteristiche avete girato Ombrelloni?
«L’abbiamo girato negli studi Rai di Napoli, come un autentico prodotto televisivo. I ritmi erano super serrati, davvero frenetici. Ci trovavamo a girare anche 20 scene al giorno e subito dopo a provare gli episodi successivi. Ma ci siamo divertiti come pazzi».
Il punto di forza?
«La fortissima caratterizzazione dei personaggi. Ciascuno ha connotati precisi, studiati per creare fidelizzazione nel pubblico. Sono un grande ammiratore di serie come Friends: lì, grazie alla personalità dei protagonisti, lo spettatore ci si affeziona subito. E poi, ogni episodio ha uno sviluppo verticale. Può esistere a prescindere dagli altri. E sfrutta l’incursione, di volta in volta, di un elemento esterno sempre diverso, che destabilizzerà la vita della spiaggia in modo demenziale. Io adoro il demenziale, se inserito nel contesto giusto».
Lei viene dal teatro, ma sta facendo tante incursioni televisive. Progetti all’orizzonte?
«Tanti. In autunno uscirà una serie per Sky intitolata 1992. Racconta le vicende di Tangentopoli in modo efficace e realistico. Interpreto un agente di polizia giudiziaria che collabora col Pool di Mani Pulite. Poi tornerò a teatro con un adattamento della Bisbetica Domata, per la regia di Konchalovski. Ho debuttato anche nella regia teatrale in Dialogo di una prostituta con un suo cliente, da un testo di Dacia Maraini. E’ andato molto bene, lo stiamo portando avanti con pochissime forze. Poi sono orgoglioso del premio della critica al Premio Scenario per Treno fermo a Katzlemacher, spettacolo che mi vede tra i protagonisti. E poi…».
E poi?
«Non posso anticipare granché. Però sto per girare una puntata zero di un progetto televisivo per la regia di Ludovico Bessegato. E’ un format francese riadattato per l’Italia, che racconta la vicenda di un candidato politico. Ci saranno Filippo Timi e Lunetta Savino. Ma non posso dirti di più».
Non ha mai coltivato ambizioni all’estero?
«Non mi sono mai immaginato in posti diversi dall’Italia. Mi sento strafortunato nel poter lavorare qui come sto facendo ora».
Specie in un periodo in cui fare l’attore può risultare un mestiere discontinuo.
«E’ sempre un mestiere discontinuo. L’attesa ti mette alla prova più del lavoro stesso. Non è un mestiere adatto a bipolari (ride, nda). Le dinamiche psicologiche sono affascinanti. Uno dei miei hobby è divorare le biografie dei grandi attori».
Che cosa ha scoperto, leggendole?
«Che la maggior parte di loro dimenticano gli inizi in cui hanno mangiato pane e cipolla e si concentrano solo sui periodi di successo. Chissà, forse scatta un meccanismo di rimozione inconscio. Eppure, se fai l’attore, il periodo iniziale in cui devi arrabattarti con mille cose per poterti mantenere, è inevitabile».
E poi come si fa ad emergere?
«Non c’è una regola universale. Ma è essenziale per me saper lavorare in gruppo. La qualità del lavoro si ottiene solo in un team coeso. Dunque occorrono talento, dedizione, fortuna e tanto spirito di adattamento».
Altrimenti si finisce a fare un altro mestiere…
«Il mio piano B ce l’ho: mi piace restaurare mobili antichi in legno. Anche se spero di continuare a recitare per tutta la vita».

 

Gabriele Gambini

(Nella foto Flavio Furno)