Pubblicato il 23/07/2013, 09:28 | Scritto da La Redazione

I «TRAGICI» ESPERIMENTI ESTIVI DELLA RAI

I «TRAGICI» ESPERIMENTI ESTIVI DELLA RAI
Francesca D’Angelo su “Libero” mette in fila i flop delle sperimentazioni estive di Viale Mazzini. meta name=”news_keywords” content=”rai, flop, libero, il verificatore“ Rassegna stampa: Libero, pagina 34, di Francesca D’Angelo. I «tragici» esperimenti estivi della Rai Ascolti non oltre il 3% e soldi buttati: forse sono meglio le repliche dei vecchi «Derrick». Forse esiste qualcosa […]

Francesca D’Angelo su “Libero” mette in fila i flop delle sperimentazioni estive di Viale Mazzini.

meta name=”news_keywords” content=”rai, flop, libero, il verificatore

Rassegna stampa: Libero, pagina 34, di Francesca D’Angelo.

I «tragici» esperimenti estivi della Rai

Ascolti non oltre il 3% e soldi buttati: forse sono meglio le repliche dei vecchi «Derrick».

Forse esiste qualcosa di peggio delle repliche estive: i tentativi di sperimentazione della Rai. Un universo di azzardi, numeri primi, conduzioni sui generis che in estate acquistano, di colpo, dignità televisiva. Con il caldo, infatti, pare che tutto sia concesso: non c’è più la pressione tipica del periodo di garanzia, durante il quale bisogna assicurare agli investitori pubblicitari una quota di ascolti, e, nel contempo, qualsiasi cosa appare più apprezzabile dell’ennesima riproposizione di Derrick. Dunque, largo ai cosiddetti «pilot»: numeri zero di show da testare, per poi eventualmente riproporli, in versione estesa, in autunno o in primavera. E, di per sé, il ragionamento fila: oggi la tv ha bisogno di novità, e lo sforzo verso una qualsivoglia sperimentazione è indubbiamente lodevole, a maggior ragione in tempi di crisi.

La Rai peraltro è l’unica a tentare nuove strade. Poi però le idee, i tentativi, i pilot arrivano in video, prendono forma e spesso (ultimamente sempre di più) ci si ritrova a rivendicare il proprio diritto alle repliche. I risultati infatti sono quanto meno discutibili. A partire dai numeri. Prendiamo per esempio, il pilota di Rai Due Il mattino dopo, definito «il primo scripted reality della storia italiana». Come se in Rai non sapessero che anche Verdetto finale o Forum sono degli scripted reality, ossia reality interpretati da attori con tanto di copione. Ma tant’è. Protagonisti de Il mattino dopo sono cinque coppie che, chiuse in un faro, hanno un giorno di tempo per rimediare a un errore commesso in passato. La mattina seguente (da qui, il titolo dello show) si scoprirà chi ha fallito e chino. Peccato che a fare un buco nell’acqua sia la stessa Rai Due: il programma conquista appena 623mila spettatori, arenandosi al 3,6% di share. A giustificazione del flop, va detto che Il mattino dopo non ha goduto di un’adeguata promozione apparendo come un fungo in palinsesto.

E, si sa, a luglio la platea televisiva non è poi così affollata… Una comunicazione un po’ più robusta è stata invece pianificata per il secondo numero zero di Rai Due: Il verificatore. Uno show, ideato da Roberto Giacobbo, dedicato alle bufale web e interamente prodotto all’interno dell’azienda Rai, come vuole la nuova linea editoriale del dg Rai Luigi Gubitosi. Ebbene, l’unica leggenda metropolitana sfatata dal programma è quella che vorrebbe inutili i produttori esterni: servono, eccome, visto che senza di loro si rischia (come è accaduto) di sprofondare al 3% di share (601mila spettatori). Addirittura, a confronto de Il verificatore ha performato meglio il telefilm di Rete 4 Longmire (4,4%).

E non è finita. Perché per agosto Rai Due ha annunciato altri due esperimenti. Il primo è Legend: il titolo si innesta nel genere emergente delle docufiction (quello di Sos Tata o di Ginnaste) e vede ancora una volta coinvolto Giacobbo. Al centro, persone comuni diventate leggendarie. Poi, verso la fine di agosto, seguirà Facciamo pace, emotainment firmato da Federico Moccia e condotto dall’ex velina Federica Nargi e l’ex Iena Niccolò Tortelli. Il tema del programma non è chiarissimo: a quanto si apprende, si parlerà di riconciliazioni, tra vip o nip (ossia persone non famose), ma si tratterebbe di screzi di poco conto. Ma se la posta in gioco non è alta, non si capisce quale possa essere il gancio narrativo che spinge alla visione del programma.

Probabilmente, comunque, è il pubblico a essere in torto: il mondo, arroccato com’è sulle certezze storiche dei palinsesti (siamo pur sempre il popolo che ama Sanremo), non è ancora pronto e non riesce a cogliere la portata innovativa di queste idee. Ma è anche vero che, da qualche tempo a questa parte, il servizio pubblico sta tradendo una certa debolezza nella capacità di intercettare il nuovo che avanza. Basti pensare al massacro compiuto nel 2012. In quell’anno abbiamo potuto «apprezzare» (alcuni peraltro in pieno periodo di garanzia) il maialino gigante di Mi gioco la nonna, Eva Roccobono in versione scienziata in Eva, il primo flop del Trio Medusa Italia Coast2coast, il revival Per tutta la vita, la strana coppia Fabrizio Frizzi Gabriele Cirilli nel game show Red or black.