Pubblicato il 08/07/2013, 13:05 | Scritto da La Redazione

GIORNALISTI E VIAGGI PAGATI

GIORNALISTI E VIAGGI PAGATI
I giornalisti e collaboratori di spettacolo dei giornali vengono coccolati dalle case di produzione, discografia e promoter. L’Ordine dei giornalisti dovrebbe pretendere più trasparenza. meta name=”news_keywords” content=”peter parker, tvzoom, giornalisti, giornali, marchette“ Tra gli effetti collaterali della crisi dei giornali ci sono i tagli alle spese di trasferta per le corrispondenze. A essere danneggiati sono […]

GIORNALISTI E VIAGGI PAGATI

I giornalisti e collaboratori di spettacolo dei giornali vengono coccolati dalle case di produzione, discografia e promoter. L’Ordine dei giornalisti dovrebbe pretendere più trasparenza.

meta name=”news_keywords” content=”peter parker, tvzoom, giornalisti, giornali, marchette

Tra gli effetti collaterali della crisi dei giornali ci sono i tagli alle spese di trasferta per le corrispondenze. A essere danneggiati sono quelli che si occupano di spettacolo, specialmente cinema e musica. Perché sono le materie più fragili all’interno delle redazioni, non portando molti soldi in termini di pubblicità. Il frutto di questa situazione è ben leggibile: i quotidiani coprono quasi esclusivamente trasferte pagate da produttori, promoter e case discografiche. Si tratta di un gruppetto che da anni viaggia in Italia, Europa e nel mondo a spese altrui, ma non dei rispettivi giornali che dovrebbero pagarli.

Non che quella di questi giornalisti sia una gran vita, perché qualche anno fa le trasferte erano molto numerose e ricche e ora sono poche e meno spendaccione. Per venire incontro alle richieste da prima repubblica che questo sparuto gruppetto di giornalisti (spesso collaboratori esterni) si ostina a pretendere, promoter, broadcaster e case discografiche alzano il livello dei viaggi (voli in business e hotel a 5 stelle) e riducono il numero dei partecipanti in modo che a fine trasferta i pochi fortunati non abbiano di che lamentarsi.

Per i giornalisti che usufruiscono di questo servizio si tratta di un modo come un altro per vivere: nel corso dell’anno si gira il mondo, e  questo fa particolarmente piacere in tempi di crisi, si sta lontano dalle redazioni, si accumulano miglia per le Millemiglia. La fatica è limitata: si scrive con calma, addirittura con uscita due giorni dopo l’evento in nome di embarghi incomprensibili nell’epoca di Internet: come se si scrivesse la cronaca di una partita di calcio giocata di domenica sera al martedì, invece che al lunedì. Questo manipolo di giornalisti o collaboratori hanno miracolosamente ancora mano libera dai rispettivi capiredattori e editori. Probabilmente ciò accade perché questi stessi giornalisti viaggiatori sono considerati poco utili al lavoro in redazione e, dunque, meglio tenerli pagati da altri e lontani dagli uffici.

Ovviamente, al termine della trasferta, il giornalista embedded deve scrivere un articolo e potete immaginare quale sia il tono. Raramente accade che qualcuno esprima critiche sull’evento prodotto da chi gli ha pagato generosamente la trasferta, se succede vuol dire quasi certamente che non si è rimasti soddisfatti del trattamento ricevuto, cioè del volo o dell’albergo. La proposta di Peter Parker è di inserire, prima della firma degli articoli, la dicitura «Articolo frutto di trasferta pagata da…». L’Ordine dei giornalisti dovrebbe pretenderlo. In nome della trasparenza.

 

Peter Parker