Pubblicato il 09/06/2013, 16:39 | Scritto da La Redazione

BEPPE GRILLO: ASSALTO ALLA RAI

Il nostro editorialista Mario Maffucci analizza la proposta del Movimento 5 Stelle sulla tv pubblica, augurandosi un modello BBC anche per Viale Mazzini.

Nel Movimento 5 Stelle (M5S) piace Report e Presa Diretta di Riccardo Iacona; assicurano che non ci sia la “black list” dei giornalisti, ma il TG4 è ritenuto il notiziario più fazioso e Bruno Vespa si illude di non essere nel mirino… è invece considerato il conduttore più schierato. Tutto il resto da Gian Luigi Paragone a Giovanni Floris non va bene. I grillini occuperanno la Rai e prenderanno tutti a calci nel sedere. Per ora hanno conquistato la Presidenza della Commissione di Vigilanza, l’organismo dei partirti che l’M5S vuole sradicare. In attesa dell’evento, sfrondato dai toni aggressivi di spettacolo e spesso di cabaret (che il pubblico della piazza non sembra disprezzare) l’assalto che Grillo si appresta a fare alla tv di Stato permette di intercettare le “parole chiave” che sostengono l’operazione. Dicono i grillini: «Rai sganciata dai Partiti; rappresentanza dei cittadini nel CdA; informazione libera; l’esenzione del canone per le fasce più deboli: il non senso del canone più la pubblicità».

Colpisce che il tema sulla qualità dei palinsesti venga posto dai grillini a fronte di una questione che dovrebbe avere un approfondimento più generale e meno approssimativo. Non siamo così ingenui da pensare che, con una battuta magica, i grillini possano rivoluzionare la filosofia dell’Azienda di Stato. Certo è che, a parere di molti, il profilo che la Rai oggi offre alla pubblica opinione, al di là delle dichiarazioni di maniera, è per molti versi imbarazzante, soprattutto nell’informazione e non solo: 13mila dipendenti, conti in rosso per 200 milioni di euro, controversa qualità dei programmi, una piattaforma di comunicazione sovrastrutturata, dispendiosa e superflua (basti pensare ai 1.200 giornalisti delle testate).

Anche la BBC è nell’occhio del ciclone, ma almeno la sua linea editoriale sull’informazione è difendibile: tratta la politica nei Telegiornali (quando fa notizia); il settimanale Panorama ha il “focus” sull’attualità e non sul parlamento, mentre l’approfondimento politico è affidato alla sola News Late, un programma di BBC 2, durata 45 minuti, determinato e aggressivo alle 22.30 di ogni sera. Il politico implicato che non accetta l’invito per il confronto è trattato con la formula dell’Empty Chair (la sedia vuota) che viene motivata al pubblico. Noi, nei fatti, con una prassi che ha fatto purtroppo cultura consolidata abbiamo inventato il «giornalista di riferimetno», che garantisce un’area piuttosto di un’altra. Il collega della BBC ha l’ambizione di essere capace di rappresentare tutte le posizioni politiche, e, soprattutto, questo atteggiamento è accettato dall’opinione pubblica.

«Vorrei una Rai in grado di aiutare le persone ad attuare una rivoluzione culturale… la tv fa male non per quello che viene detto, ma per quello che si vede… i talk sono programmi vecchi, stantii… bisognerebbe uscire dalla gabbia per provare a fare qualcosa di nuovo».

Che la formula di Porta a Porta, di Ballarò e de L’Ultima Parola sia consumata, è una convinzione che sui media non è ancora apparsa nettamente… ai Partiti, e agli opinionisti (media), in fondo, va bene così, perché i tre programmi sono una vetrina promozionale più o meno a disposizione (inviti, ma anche richieste di partecipazione). Qualcosa da inventare ci sarebbe eccome, in un’offerta generale da proporre di nuovo e che consentirebbe di offrire alla pubblica opinione un assetto informativo sobrio e puntuale. Qualcuno spieghi per piacere la funzionalità dei tre telegiornali e la funzionalità di tre Reti con budget sempre più inadeguati. Colpisce che la polemica e le riflessioni sullo stato dell’arte che riguarda la Rai sia stata proposta dal M5S, da gente comune in un silenzio assordante, in mezzo alle polemiche che mettono in risalto la loro inadeguatezza politica, ma non toccano il piano delle loro intenzioni. Siamo per ora alla “danza di guerra”, quando i guerrieri primitivi ballavano attorno al fuoco per farsi coraggio prima della battaglia. Le mie previsioni sullo scontro sono – ahimè! – sconfortanti perché, nonostante le buone intenzioni, non riesco a intravedere una strategia e soprattutto mi rendo conto che i grillini non hanno la ben che minima idea di come funzioni una macchina che si vorrebbe smontare.

 

Mario Maffucci

 

(Nella foto Beppe Grillo)