Pubblicato il 05/06/2013, 09:28 | Scritto da La Redazione

ROBERTO FICO: «CONSIGLIO DI CITTADINI, LA VIGILANZA RAI SPARIRÀ»

ROBERTO FICO: «CONSIGLIO DI CITTADINI, LA VIGILANZA RAI SPARIRÀ»
«Bisogna costruire un progetto di governance diretta, togliamo le mani della politica dalla tv pubblica»: Roberto Fico, 38 anni, candidato presidente (e accreditato da indiscrezioni come papabile) alla Commissione di Vigilanza Rai batte il ferro sul suo mantra. Il Consiglio sarà costituito da cittadini scelti per concorso e tra i dipendenti Rai e nomineranno il […]


«Bisogna costruire un progetto di governance diretta, togliamo le mani della politica dalla tv pubblica»: Roberto Fico, 38 anni, candidato presidente (e accreditato da indiscrezioni come papabile) alla Commissione di Vigilanza Rai batte il ferro sul suo mantra. Il Consiglio sarà costituito da cittadini scelti per concorso e tra i dipendenti Rai e nomineranno il Cda. «Bisogna cambiare i format, integrare tv e Web».

Rassegna Stampa: Corriere della Sera, pagina 12, di Emanuele Buzzi.

L’intervista Il candidato presidente della commissione: bisogna cambiare i format, integrare tv e Web.

«Consiglio di cittadini, la Vigilanza sparirà»
Fico: scelti per concorso e tra i dipendenti Rai, nomineranno il cda.

MILANO «Bisogna costruire un progetto di governance diretta, togliamo le mani della politica dalla tv pubblica»: Roberto Fico, 38 anni, candidato presidente (e accreditato da indiscrezioni come papabile) alla Commissione di Vigilanza Rai batte il ferro sul suo mantra. «Noi? Proporremo la creazione di un Consiglio degli Audiovisivi che nominerà i rappresentanti in consiglio di amministrazione: non può essere che la Commissione elegga sette membri su nove».

Come sarà composto questo nuovo organo?
«Vi potranno accedere sia normali cittadini per concorso pubblico su base meritocratica sia personale pescato dal bacino dei dipendenti. Presto vi illustreremo anche i meccanismi. Vogliamo che nel cda siano presenti varie voci della società».
Scusi, ma una volta entrato in funzione il Consiglio, la Vigilanza non avrà più motivo di esistere?
«Assolutamente sì. Cesserà di esistere. Dobbiamo entrare in un’altra era culturale rispetto a questo modo di concepire la tv pubblica. Se cambia la Rai, riusciamo a cambiare l’Italia».
E che altre proposte avete in mente?
«Noi vogliamo sentire le idee dei cittadini, della gente. Il 20 giugno abbiamo già fissato un primo incontro per ascoltare le proposte di “Move on”, che ci ha cercato, ma nella nostra ottica vorremmo aprire un tavolo con associazioni, movimenti e chiunque abbia interesse a dare una svolta insieme a noi a viale Mazzini».
Ma voi non avete intenzione di privatizzare due canali, non è nel programma del Movimento?
«Questa non è la priorità in questo momento. Ma, nel caso, la privatizzazione andrebbe fatta di pari passo con norme sull’Antitrust e sul conflitto di interessi».
E quale sarebbe la priorità allora?
«Dar vita una Rai più moderna, che faccia sponda con la Rete. La tv come l’abbiamo conosciuta sta finendo, bisogna lanciare un futuro di integrazione con i nuovi mezzi di comunicazione: una televisione più multimediale, più interattiva, con contenuti creati anche dagli utenti».
Tornando all’attualità però Beppe Grillo da giorni sta attaccando alcuni programmi, anche Rai, con veemenza: il Movimento è in rivolta contro l’informazione?
«Quello che dice Grillo non avrà effetto su conduttori e programmi. Grillo non ha alcun ruolo istituzionale e non ha televisioni: non è come i socialisti contro di lui o Berlusconi e l’editto bulgaro».
Ma i toni sono molto forti…
«Cosa c’è di male a rispondere a trasmissioni che parlano di te? Si tratta di format che citano i Cinque Stelle e Grillo agisce in modo molto trasparente».
Voi che rapporto avete con i media? Non siete troppo aggressivi?
«Macché. Noi non abbiamo nessuna reazione eccessiva verso la stampa. Il Movimento tutela i giornalisti: vuole che non siano asserviti a logiche di partito».
Voi andrete in tv ora? La vedremo anche in qualche talk-show?
«Sì, la tv può servire in alcuni momenti. Per quanto mi riguarda ai talk-show preferisco un’intervista serrata, dura, dove però si parli più di contenuti, come quella che ho rilasciato domenica a Lucia Annunziata».
Da possibile futuro presidente della Vigilanza, che palinsesto le piacerebbe?
«Manca una programmazione filmografica seria».
E d’accordo con Alberto Airola che ha giudicato alcuni format di informazione stantii?
«Credo che i format debbano essere adeguati alla nuova velocità della comunicazione: ora una notizia si legge in tempo reale su uno smartphone, alcuni modelli sono superati».