Pubblicato il 04/06/2013, 13:02 | Scritto da La Redazione

MANUELA ARCURI: «QUANDO TROISI MI SCARTÒ PER LA PARTE NE “IL POSTINO” FU UN TRAUMA. MA HO IMPARATO A RIALZARMI»

L’attrice, protagonista della serie su Pupetta Maresca, su Canale 5 da giovedì, ripercorre con TVZOOM i momenti difficili della sua carriera. E non nasconde una certa voglia di tornare a Sanremo.

Per interpretare Pupetta Maresca, la signora che negli anni ’50 ha monopolizzato le cronache con le sue storie di camorra, morti ammazzati, carcere, amori e figli, Manuela Arcuri ha dovuto studiare il napoletano. «Ma con una mamma di Avellino e un coach sul set con me sono riuscita a superare le difficoltà». La fiction andrà in onda da giovedì su Canale 5 per quattro puntate.

Per la prima volta ha interpretato una donna realmente esistita, come si è trovata?

«È stata una prova difficile, dovevo entrare nei panni di un’altra donna, con un carattere molto diverso dal mio. Pupetta è stata una donna molto coraggiosa e forte, ribelle fin da subito. Ho imparato molto sul set, perché nella sua vita le è capitato di tutto, dall’omicidio al carcere, al dramma del bambino allontanato da lei durante la detenzione».

Qual è stata la scena più difficile da girare?

«Il momento in cui Pupetta ha sparato al presunto mandante dell’omicidio di suo marito. Una scena girata con tutti gli effetti speciali, talmente reale da sembrare vera, tant’è vero che quando sono scesa dalla macchina in cui si svolgeva la sparatoria mi tremavano le gambe. L’abbiamo ripetuta soltanto due volte».

Come sceglie i ruoli da interpretare?

«In base a quello che mi propongono. In realtà mi piace mettermi in gioco, in ogni fiction mi calo nei panni e nella vita di altre donne, generalmente molto diverse da me, una fortuna visto che per lo più interpreto drammi. E’ bello poter vivere la vita di altre anche se solo per lavoro».

Dopo Pupetta quale altra donna realmente esistita le piacerebbe interpretare?

«Non so, forse una santa».

Magari una donna brutta.

«In effetti non ho mai interpretato una donna brutta, anche se nelle ultime fiction non c’è stata proprio l’esaltazione della bellezza. Anche Pupetta è una ragazza che non si trucca, è una storia improntata sulla sua semplicità, anche fisica. Ma una brutta la farei, magari senza dover ingrassare trenta chili».

Pupetta ha avuto coraggio nella vita, lei?

«Mia madre mi ha sempre insegnato ad andare avanti anche nei momenti difficili della vita. Da ragazza partivo da Latina alle sette di mattina, prendevo il treno, l’autobus e la metropolitana per andare ai provini che spesso non andavano bene».

Ce ne racconti uno.

«Il provino per Il postino di Massimo Troisi. Ero arrivata fino in fondo, ho fatto letture di copioni, recitato parti del film, sembrava che la parte fosse mia, fino all’ultimo incontro con lui. Poi mi hanno comunicato che ero troppo giovane per il ruolo che poi è andato a Maria Grazia Cucinotta».

Quanti anni aveva?

«Sedici. Ci sono rimasta malissimo, è stata dura accettarlo, mia madre mi ha detto che dalle sconfitte dovevo trovare il coraggio di andare avanti. Così è stato, subito dopo è arrivato il provino con Pappi Corsicato, da cui è iniziata la mia carriera».

Quale regista le ha insegnato di più?

«Vincenzo Salemme mi ha insegnato i tempi comici che non avevo. Ma la mia più grande gavetta è stata la serie tv Carabinieri: stare sul set per due anni di seguito, ogni giorno, mi ha insegnato moltissimo».

Carabinieri è arrivata subito dopo il Festival di Sanremo. Tornerebbe all’Ariston?

«Certo, anche perché sono passati dieci anni da quando sono andata al festival, ero una ragazzina, ora c’è un’altra Manuela, sono cresciuta».

Cosa manca nel suo curriculum per essere perfetto?

«Un musical, non l’ho mai fatto, sarebbe un’altra grande prova da superare».

 

Tiziana Leone

 

(Nella foto Manuela Arcuri)