Pubblicato il 25/05/2013, 09:27 | Scritto da La Redazione

ELKANN ENTRA NEL CDA DI NEWS CORP CON MURDOCH

ELKANN ENTRA NEL CDA DI NEWS CORP CON MURDOCH
Il tycoon australiano separa le attività media dall’intrattenimento e rinnova il consiglio, dentro anche presidente di Fiat ed Exor. Rassegna stampa: La Stampa, pagina 23, di Francesco Spini. Il tycoon australiano separa le attività media dall’intrattenimento e rinnova il consiglio. Elkann con Murdoch nel Cda di News Corp Il presidente di Fiat ed Exor: “Fiducioso […]

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Il tycoon australiano separa le attività media dall’intrattenimento e rinnova il consiglio, dentro anche presidente di Fiat ed Exor.

Rassegna stampa: La Stampa, pagina 23, di Francesco Spini.

Il tycoon australiano separa le attività media dall’intrattenimento e rinnova il consiglio.

Elkann con Murdoch nel Cda di News Corp

Il presidente di Fiat ed Exor: “Fiducioso che i soci di Rcs faranno scelte responsabili sull’aumento”.

Il presidente di Fiat ed Exor, John Elkann, entra nel consiglio di amministrazione della New News Corporation, che inaugura una nuova era per il gruppo di Rupert Murdoch. Con la separazione approvata ieri, nascono due distinte società (entrambe quotate), in una configurazione al via dal 28 giugno: una prima, la nuova News Corp, si occuperà dei business media e pubblicità, qui entreranno testate come il Wall Street Journal, il Times e il Sun. A un’altra, la 21st Century Fox, andranno le attività di intrattenimento. La parola d’ordine sarà focalizzazione. La chiamata di Elkann nella società editoriale arriva dopo l’esperienza internazionale nel board dell’Economist, la consuetudine alla Allen Conference di Sun Valley frequentata dallo stesso tycoon australiano del presidente Fiat, il quale ricopre la stessa carica a La Stampa ed è componente del patto Rcs.

Nel cda del gruppo editoriale americano tra gli altri, ci saranno lo stesso Murdoch, i figli James e Lachlan e l’ex premier spagnolo José Maria Aznar. La novità arriva al termine di una giornata dedicata all’editoria, col caso Rcs in primo piano. Dal convegno dell’Osservatorio permanente giovani editori de La Bagnaia, Elkann s’è detto «fiducioso che gli azionisti facciano le scelte» nell’interesse della società. «Sarei molto sorpreso ha aggiunto se per egoismi, interessi personali e calcolo volessero bocciare la proposta e di fatto mettere in condizioni di grandissima difficoltà una delle istituzioni più importanti del Paese». Una chiamata di responsabilità ai soci cui sono seguite le parole di un azionista che ancora non ha sciolto le riserve: Carlo Pesenti. L’aumento? «È probabile che passi» in assemblea, ha detto. Ma a nome della famiglia è deciso a prendersi «tutto il tempo per prendere una decisione saggia». Per aggiungere che un sostegno all’operazione «sarà solo in funzione dei numeri e tanti numeri devono ancora essere definiti e individuati».

Sugli azionisti scommette il consigliere delegato di Intesa Sanpaolo, Enrico Cucchiani: «Penso che l’aumento di capitale andrà in porto». E a negare «tensioni particolari» tra banche e management del gruppo editoriale ci ha invece pensato l’ad di Unicredit, Federico Ghizzoni, secondo cui il piano «può cambiare il gruppo». Elkann, nella giornata toscana, è tornato anche sulle questioni dell’economia italiana e della Fiat. A differenza del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, Elkann non vede il baratro, piuttosto «segnali incoraggianti». Come gruppo, ha aggiunto, «stiamo crescendo anche nel dare la possibilità di vendere in tutto il mondo, con la conversione dei nostri stabilimenti in stabilimenti premium. La Maserati, ad esempio, sta dando segnali incoraggianti e questo è positivo sia per l’Italia che per il Nord Italia». Altra vexata quaestio, la futura sede del gruppo torinese. «Organizzazioni grandi come la nostra non hanno una sede ma ne hanno tante», ha spiegato in proposito. «Abbiamo un mercato importante in Europa governato da Torino, uno importante in Nord America gestito da Detroit, uno in Sud America da Belo Horizonte e in Asia a Shanghai. Più si va avanti e più quello di sede è un concetto che non ha molto senso». Ha quindi ribadito l’importanza per Fiat e Chrysler di essere «più vicine»: «Stiamo lavorando perché questo accada. Non c’è dubbio che insieme siano una realtà molto più forte, lo dimostrano i fatti». Ma sul caso Fiat Industrial-tasse è stato netto: «La realtà è che abbiamo attività in tutto il mondo e dove facciamo bene, dove guadagniamo, facciamo profitti e paghiamo le tasse. Nessuno ha mai voluto evitarlo».