Pubblicato il 20/05/2013, 10:34 | Scritto da La Redazione

LA TENTAZIONE DI GRILLO IN TV

LA TENTAZIONE DI GRILLO IN TV
«Forse in televisione ci andrò anch’io»: l’ultima tentazione di Grillo si chiama televisione ed arriva dalla voce del comico durante un comizio a Cinisello Balsamo. Perché si sa in Italia è sempre la provincia ad accendere le più contraddittorie fantasie, facendo cambiare idee sul mondo, sulla gente e pure sulla televisione. Rassegna Stampa: Il Tempo, […]

«Forse in televisione ci andrò anch’io»: l’ultima tentazione di Grillo si chiama televisione ed arriva dalla voce del comico durante un comizio a Cinisello Balsamo. Perché si sa in Italia è sempre la provincia ad accendere le più contraddittorie fantasie, facendo cambiare idee sul mondo, sulla gente e pure sulla televisione.

Rassegna Stampa: Il Tempo, pagina 10 di Massimiliano Lenzi.

Vada: ma non ponga veti.
LA TENTAZIONE DI GRILLO IN TV

«Forse in televisione ci andrò anch’io»: l’ultima tentazione di Grillo si chiama televisione ed arriva dalla voce del comico durante un comizio a Cinisello Balsamo. Perché si sa in Italia è sempre la provincia ad accendere le più contraddittorie fantasie, facendo cambiare idee sul mondo, sulla gente e pure sulla televisione. Nell’ attesa che il condizionale di Grillo, il frasario dubitativo infarcito di forse, si faccia decisione matura noi, se accadrà, siamo in grado di dirvi come. Intendiamoci, per il semplice fatto che ormai la strategia del Grillo è prevedibile. Un leader che attacca un Governo perché ha tra i suoi ministri una canoista, donna, Josefa Idem, non accorgendosi che è assai più singolare, per un Paese occidentale e libero, ritrovarsi con un comico che fa politica, è un leader che pesca nella battuta facile. Perciò siamo certi che il Grillo televisivo, se si materializzerà davanti al pubblico senza il rimbalzo del web o dei comizi ma dentro uno studio tv, beh lo farà da solo, senza contraddittorio, intervistato da un/ a giornalista ché il talk autogestito ancora non esiste (per fortuna). Grillo non ama le domande e neppure i giornalisti. Sui secondi, de gustibus, ma sulle prime qualche sforzo dovrebbe farlo. Perciò se deciderà di scendere in tv, anziché farsi intervistare da solo faccia, per par condicio, come ha fatto Berlusconi andando da Santoro beccandosi Travaglio. Bene, Grillo vada allora da Mentana, o dalla D’Amico o da chi gli pare ma si becchi il suo Travaglio. Non Marco ovviamente ma un antigrillino sapido, che lo incalzi a dovere sulle ricette economiche del suo movimento, sulla democrazia nel M5S, sulle riforme che vuole, sul suo reddito e sulle ricette per far ripartire l’Italia stremata. Sarebbe un evento, televisivo e di libertà oltreché di approccio politico. Non accadrà perché in questo Grillo nasconde il suo lato debole, simile alla casta di cui tanto sparla da anni. Anche i leader politici tradizionali, infatti, da troppi anni sono avvezzi a farsi far domande appollaiati su comode poltrone o sedie, con un conduttore davanti e basta. È la declinazione patologica, molto troppo italiana dell’ one man show all’americana, ma al contrario. Lo show e pure il one il solo diventa il politico ed il resto è contorno. Questo modo di fare comunicazione politica, nel nostro Paese, ha finito persino con l’accrescere il distacco tra gli italiani ed il Palazzo, perché se un politico ed un leader in tv parlano senza contraddittorio beh, la realtà che da sempre è contraddittoria rispetto alla politica, rimane spesso fuori dalla porta (e dal piccolo schermo). Grillo il gap per adesso non ce l’ha visto che con la scelta delle piazze e del web mantiene un filo diretto e persino carnale con gli elettori. Ma la polemica tra grillini sulle diarie, le prime difficoltà, i sondaggi che danno il Movimento 5 Stelle in frenata, potrebbero spingere il comico alla decisione della televisione. Glielo diciamo subito: ora il politico è lui quindi i monologhi, stile Sanremo, quando ci andava, o tipo Fantastico, quando ancora c’era, o come nei suoi spettacoli in teatro o persino come  nei recenti comizi, beh quelli non gli porteranno un voto ed un consenso in più. Glielo diamo gratis, questo consiglio modesto: vada Grillo in tv ma non da solo. Si scelga il programma e poi non metta nessun veto su chi dovrà andare ad incalzarlo. Lui che ha tante volte spiegato come la televisione sia al servizio della politica in Italia, se vuol essere coerente non può pretendere un talk facile. Deve sceglierlo difficile se non vuole far come gli altri. Dovrebbe, ma non lo farà. Perché l’Italia da sempre, nella sua storia politica, anche nei momenti più originali, si ritrova con leader popolari amanti del monologo e non del dialogo. Si tratta di forme di televisione e di libertà diverse. Il monologo prevede il pulpito, il prete, i fedeli, l’omelia o l’invettiva e pesca quindi in un immaginario sedimentato nei secoli. Ma tocca credere e questo non è il lato chiave della politica in democrazia, nel senso contemporaneo del termine, governo della polis e scelta del proprio destino. La stessa storia della televisione in fondo ce lo ricorda: la massima libertà in Italia si è avuta nel momento di massima espressione informativa, con politici vs politici, le piazze, gli a bocca aperta, le inchieste, la satira, tra gli anni Ottanta ed i Novanta. Il comizio e il leader ospite da solo ci riportano invece verso il modello della tribuna politica, le prime, ma all’epoca perlomeno i giornalisti che poneva domande erano tanti. Anche se la televisione si vedeva solo in bianco e nero.