Pubblicato il 18/05/2013, 11:27 | Scritto da La Redazione

L’ACCUSA DI MARONI: «LA RAI MI BOICOTTA, INTERVENGA GUBITOSI»

L’ACCUSA DI MARONI: «LA RAI MI BOICOTTA, INTERVENGA GUBITOSI»
Il Tgr lombardo non manda la troupe alla conferenza del Presidente leghista, che si arrabbia e chiede le dimissioni del caporedattore. Rassegna stampa: La Repubblica – Milano, pagina 5, di Andrea Montanari e Matteo Pucciarelli. La troupe Rai non c’è, Maroni s’infuria: «Mi boicottano, Gubitosi intervenga» Attacco a freddo del governatore al Tg regionale dopo […]

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Il Tgr lombardo non manda la troupe alla conferenza del Presidente leghista, che si arrabbia e chiede le dimissioni del caporedattore.

Rassegna stampa: La Repubblica – Milano, pagina 5, di Andrea Montanari e Matteo Pucciarelli.

La troupe Rai non c’è, Maroni s’infuria: «Mi boicottano, Gubitosi intervenga»

Attacco a freddo del governatore al Tg regionale dopo una conferenza stampa. La Lega: il caporedattore si dimetta. La replica dei giornalisti: non siamo ai suoi ordini.

Roberto Maroni accusa il telegiornale regionale della Rai: «Mi boicotta, intervenga il direttore generale Gubitosi». Il responsabile della comunicazione del Carroccio chiede la testa del capo redattore Ines Maggiolini. Ma il Cdr della Tgr replica: «Non siamo ai suoi ordini». Nel frattempo, la giunta regionale vara a Brescia la moratoria sui nuovi centri commerciali.

La Rai non manda la troupe a intervistare Roberto Maroni dopo la seduta di giunta in trasferta a Brescia e il governatore s’infuria. Tanto che la Lega chiede la testa del caporedattore centrale del Tgr Ines Maggiolini. Non era mai successo nei diciotto anni di Formigoni. Sfuriate al telefono sì, naturalmente. Note piccate a commento di servizi sulle inchieste giudiziarie, ma mai un attacco per la non copertura di un avvenimento, che peraltro è stato poi raccontato da un servizio andato in onda ieri sera nel telegiornale regionale. Con immagini e dichiarazioni del leader leghista.

La protesta è scattata ieri mattina quando Maroni si è accorto che alla conferenza stampa il giornalista della Rai non c’era. A fargli perdere le staffe sarebbe stata la motivazione che sarebbe stata fornita dalla Rai: l’impossibilità di riprendere nelle immagini di un servizio sulla Regione il candidato sindaco di Brescia per il centrodestra Adriano Paroli, come prescrivono le norme sulla par condicio. Apriti cielo. L’ira di Maroni si è subito spostata su Twitter. «La Rai ha deciso di boicottare la conferenza stampa, una scelta politica discriminatoria che denota disprezzo per le istituzioni», ha cinguettato il governatore alle 14,37. Due minuti dopo, alle 14,39, ha rincarato la dose: «Questo incredibile comportamento discriminatorio della Rai merita riflessioni e interventi. Chieste spiegazioni al direttore generale Gubitosi». Passa una manciata di minuti e arriva un comunicato di fuoco del responsabile comunicazione della Lega Davide Caparini, che definisce «vergognoso e inaccettabile» che il Tgr Lombardia «abbia deliberatamente ignorato la conferenza stampa al termine della giunta». Parla «di un attacco che suona come una vera dichiarazione di guerra». Infine «come primo atto» chiede la testa del caporedattore centrale Ines Maggiolini «per grave inadempienza».

La Rai interpellata sceglie di non replicare. Lo fa, invece, il Comitato di redazione con una dura nota ufficiale . «Come tutti i cittadini che pagano il canone – è  scritto – anche il presidente della Lombardia Roberto Maroni ha diritto di giudicare il lavoro del telegiornale regionale della Rai. Ma non crediamo che spetti a lui decidere a quali appuntamenti la Rai debba essere presente». La replica alla richiesta di dimissioni è anche più dura: «Capiamo che la Lega, dopo aver partecipato alla lottizzazione della Rai, voglia continuare a dare ordini». Le minacce di Maroni preoccupano l’opposizione di centrosinistra. «Un attacco così duro alla responsabile della redazione milanese della Rai – dice il Pd Fabio Pizzul – suona francamente come un’intimidazione». «Solidarietà alla Rai» anche dal leader del Patto civico Umberto Ambrosoli.