Pubblicato il 10/04/2013, 09:31 | Scritto da La Redazione

IL DIRETTORE DI RAI4, CARLO FRECCERO: «I SERIAL STRANIERI MODELLO DI LIBERTÀ IN TV»

IL DIRETTORE DI RAI4, CARLO FRECCERO: «I SERIAL STRANIERI MODELLO DI LIBERTÀ IN TV»
I serial stranieri come modello di libertà e lettura della realtà. È la tesi di Carlo Freccero, direttore di Rai4, osservatore acuto e mai banale della tv di oggi. I telefilm sono il nuovo cinema: «La prima caratteristica del neotelefilm americano è la capacità di mettere in scena le inquietudini e le crisi dell’immaginario contemporaneo, […]


I serial stranieri come modello di libertà e lettura della realtà. È la tesi di Carlo Freccero, direttore di Rai4, osservatore acuto e mai banale della tv di oggi. I telefilm sono il nuovo cinema: «La prima caratteristica del neotelefilm americano è la capacità di mettere in scena le inquietudini e le crisi dell’immaginario contemporaneo, così come Hollywood metteva in scena l’immaginario ottimista degli anni d’oro».

Rassegna Stampa: Correre della Sera, pagina 45, di Renato Franco.

Personaggio Il direttore di Rai4 «assolto» dall’Agcom dopo la trasmissione di un telefilm con scene gay.
Freccero: i serial stranieri modello di libertà in tv

I serial stranieri come modello di libertà e lettura della realtà. È la tesi di Carlo Freccero, direttore di Rai4, osservatore acuto e mai banale della tv di oggi. I telefilm sono il nuovo cinema: «La prima caratteristica del neotelefilm americano è la capacità di mettere in scena le inquietudini e le crisi dell’immaginario contemporaneo, così come Hollywood metteva in scena l’immaginario ottimista degli anni d’oro. I telefilm americani tendono a costruire uno spaccato della società. E lo fanno con una sensibilità, una capacità di sintesi, molto superiore a strumenti tradizionali come informazione e reportage. Non catturano la realtà, ma l’immaginario collettivo, sono la spia dell’inconscio che cova sotto i fatti quotidiani». Spiega ancora: «Se oggi la nostra attenzione è rivolta all’individuo e ai meandri della mente, la televisione ha risposto a queste domande in due modi. Con il reality, che però scivola sulla superficie dello schermo senza lasciare traccia. Oppure con la fiction: c’è più verità sul modo di intendere la relazione uomo/donna in un serial come Sex and the City, che in tutte le confessioni in diretta nei reality di oggi». In questa chiave si inserisce anche Fisica o chimica, serie tv fuori dalla corrente principale, fatta «come se un adolescente raccontasse di un adolescente ai propri amici». Pietra dello scandalo un anno fa. Secondo il quotidiano Libero era da equiparare a un programma porno. Da lì la definizione di PornoRai, la censura del telefilm, la sospensione per 10 giorni di Freccero che la  trasmetteva su Rai4, la denuncia all’Agcom, che però ora si è espressa in favore del direttore. L’accusa: porno, perché insisteva sulla promiscuità e l’omosessualità dei protagonisti. Spiega ancora Freccero: «Nel mio provvedimento di sospensione si accennava al fatto che questo tipo di relazioni offende la componente cattolica del Paese, la cui moralità, in quanto maggioritaria, è degna di rispetto. Ma l’Unione Europea considera l’omofobia analoga al razzismo, alla xenofobia, all’antisemitismo». E l’Agcom gli ha dato ragione: «Le scene analizzate appaiono giustificate dal plot narrativo e scevre “di attenzione morbosa e particolari gratuiti». Il modello a cui guarda Freccero è quello della Bbc: «Nell’ultimo quinquennio la televisione pubblica britannica non ha praticamente sbagliato un colpo, una serie, uno show. Basti pensare a Misfits, Doctor Who, Sherlock o The Hour. Sta per uscire In the flesh, ennesimo gioiello dark, che ha un soggetto ormai familiare, gli zombie, ma è costruita sui temi della tolleranza verso le minoranze». Rivela con un misto di orgoglio e rammarico: «Avevo intrapreso la produzione della versione italiana di In Treatment (la serie che ora è su Sky, ndr), avevo già pagato tutte le sceneggiature e incontrato l’ideatore della serie. Ma i vertici aziendali (all’epoca il dg era Lorenza Lei, ndr) mi hanno detto che non si poteva fare perchè Rai4 non poteva avere quel budget. Costavano niente…».