Pubblicato il 29/03/2013, 10:31 | Scritto da La Redazione

BENIGNI SEMPRE PIÙ ALL’INFERNO

BENIGNI SEMPRE PIÙ ALL’INFERNO
Da una parte c’è chi li interpreta come un fallimento clamoroso, dall’altra chi se ne dice soddisfatto. Dov’è la verità? I rilevamenti Auditel dicono che la quinta puntata del TuttoDante di Benigni su Rai2, in prime time il mercoledì, ha raccolto 1,3 milioni di spettatori (4,5% di share). La prima puntata aveva totalizzato uno share quasi doppio, l’8,5%, perciò […]

Da una parte c’è chi li interpreta come un fallimento clamoroso, dall’altra chi se ne dice soddisfatto. Dov’è la verità? I rilevamenti Auditel dicono che la quinta puntata del TuttoDante di Benigni su Rai2, in prime time il mercoledì, ha raccolto 1,3 milioni di spettatori (4,5% di share). La prima puntata aveva totalizzato uno share quasi doppio, l’8,5%, perciò una cosa è sicura: le letture dantesche di “Robertaccio” hanno perso estimatori.

Rassegna Stampa: Libero, pagina 30, di Giuseppe Pollicelli.

Disastro su Raidue
Benigni sempre più all’inferno. «Tutto Dante» al 4,5% di share

Non risulta che Roberto Benigni abbia mai declamato il trentatreesimo canto del Purgatorio, dunque gli spettatori del suo show Tutto Dante, in onda il mercoledì su Raidue in prima serata, non ne ascolteranno mai i seguenti versi: «E più corrusco, e con più lenti passi, / teneva il sole il cerchio di merigge, / che qua e là, come li aspetti, fassi». È un peccato. In questi endecasillabi, infatti, il Sommo Poeta spiega come il meridiano (merigge) cambi posizione a seconda del punto di vista da cui lo si osserva: esattamente ciò che sta capitando ai dati di ascolto dell’ultima puntata di TuttoDante, trasmessa da Raidue l’ altroieri. Da una parte c’è chi li interpreta come un fallimento clamoroso, dall’altra chi se ne dice soddisfatto. Dov’è la verità? Vediamo intanto i nudi dati: i rilevamenti Auditel dicono che la quinta puntata di TuttoDante ha raccolto 1 milione e 300mila spettatori per uno share del 4,5 per cento. La prima puntata del programma aveva totalizzato uno share quasi doppio, l’8,5 per cento, perciò almeno una cosa è sicura: le letture dantesche di Robertaccio hanno perso per strada un bel po’ di estimatori. Sono numeri che autorizzano a parlare di flop? Coloro che sostengono questa tesi (la maggioranza) pongono l’accento anche su altri particolari. Sembra, innanzitutto, che per un programma collocato in prima serata le aspettative della rete fossero ben altre, intorno al 15 per cento di share, una cifra lontanissima da quelle effettivamente raggiunte. C’è poi il capitolo costi. TuttoDante fa parte di un pacchetto che alla Rai è costato assai caro: le 12 puntate dello show, unitamente al programma sui principi fondamentali della Costituzione (andato in onda lo scorso dicembre su Raiuno e, quello sì, baciato da esiti trionfali, oltre 12 milioni di spettatori), sarebbero state pagate alla società Melampo, di proprietà dello stesso Benigni, 5,8 milioni di euro. Somma mai ufficialmente smentita dalla tv di Stato e che ha già fatto parecchio discutere nei mesi passati. Completamente diversa è la lettura dei dati Auditel fornita da Lucio Presta, manager di Benigni e organizzatore di TuttoDante. «Personalmente sono contento di
questi risultati e posso garantire che lo è anche Angelo Teodoli, il direttore di Raidue. Credo anzi che tutta l’Italia dovrebbe rallegrarsi se la lettura e resegesi della Divina Commedia vengono seguite da 1 milione e 300mila persone. Per valutare correttamente i numeri bisogna avere ben presenti contesto e parametri», dice Presta. «Lo share delle precedenti letture dantesche non può essere comparato all’attuale perché quelle erano trasmesse in seconda serata e queste in prima, inoltre negli ultimi mesi, a causa del frazionamento della fruizione televisiva, succede di diventare i leader del prime time anche con share un tempo reputati bassi, sul 18%. Raidue, infine, sconta la “desertificazione” di spettatori causata dal periodo elettorale, in cui la prima serata della rete è stata spesso occupata dalle tribune politiche». A chi dare ragione? Forse a chi, da sempre, sostiene che i dati Auditel siano una selva oscura?