Pubblicato il 28/03/2013, 19:01 | Scritto da La Redazione

RENZO ARBORE: «INUTILE TORNARE IN UNA TV CHE NON È PIÙ CAPACE D’IMPROVVISARE»

 

All’artista pugliese è dedicato il ciclo di 10 puntate “L’altra – la tv d’autore di Renzo Arbore”, da sabato prossimo su Rai1 in seconda serata. Ma l’incontro stampa è l’occasione per un bilancio della tv del passato e di quella che sarà.

Vedere l’impassibile direttore generale della Rai, Luigi Gubitosi, liquefarsi di fronte a Renzo Arbore e confessargli apertamente che nella sua storia personale del piccolo schermo ci sono solo due programmi, Anima Mia e Quelli della notte, non capita tutti i giorni. Se poi lo stesso impassibile dirigente si avvia a paragonare Arbore per la tv «a quel che è stato Dante per la letteratura», ci si rende conto che l’amore è incontrastato. A conferma di ciò il fatto che Gubitosi, solitamente disposto a presenziare in conferenza stampa, salvo poi salutare educatamente a tornare ai piani alti, sia rimasto inchiodato alla sedia per oltre un’ora. L’occasione è la presentazione de L’altra – La tv d’autore di Renzo Arbore, dieci puntate al via domani in seconda serata su Rai1 realizzate da La storia siamo noi di Giovanni Minoli per ripercorrere la carriera dell’artista pugliese.

Sono tutti lì a incensarlo, Giovanni Minoli, il direttore di Rai1 Giancarlo Leone, l’autrice del programma Caterina Stagno, e Arbore, il cui colore arancione del viso e dei capelli ha assunto toni leggermente troppo ambrati, sorridendo sbotta: «Sembra una riunione post mortem».

Come dargli torto, d’altronde. Lui che per anni è stato chiamato dallo stesso Minoli «per raccogliere pareri su alcuni defunti» preferisce esorcizzare il momento attraversando la sua vita professionale senza mai dare spunti per quella futura. «Perché in tv non posso ripetermi, i cuochi come me hanno bisogno di ingredienti freschi, di compagni di cordata e in tv di improvvisatori non ne vedo. Ci sono solo ottimi comici». Detto questo, senza falsa modestia, trova anche il modo per ammettere che «nessuno potrebbe fare quello che ho fatto io». In effetti l’elenco delle sue produzioni originali, «erano format veri, prima che arrivassero quelli dall’Olanda» è lungo e dettagliato. Lasciamo che sia lo stesso Arbore a srotolarlo. «Ho fatto 400 puntate di Doc, 65 di Indietro Tutta, 35 di Quelli della notte, L’altra domenica è andata in onda per quattro anni, ho inventato il primo talk show della storia della tv nel 1969 con Speciale per voi, ho dato vita al primo programma patriottico con Telepatria International del 1982. Ma se c’è un programma a cui Arbore è «sentimentalmente legato» questo è Cari amici vicini e lontani. «A 40 anni mi ritrovai a intervistare gente come Walter Chiari, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, Nunzio Filogamo, personaggi che mi avevano insegnato a fare la tv. Ero timidissimo, ma facevamo 18 milioni di spettatori in prima serata. La mia tv era artigianale e meno ossequiosa nei confronti degli ascolti».

Per trovare un esempio lo showman con il pallino per il jazz e il clarinetto va indietro nei ricordi fino a quel Cristoforo Colombo, il navigatore evocato in una mitica seduta spiritica, interpretato da un Paolo Villaggio con la voce da fantasma. «Durante quelle sedute Benigni veniva evocato come Dante e da lì credo sia nata la sua passione, a Villaggio invece nei panni di Cristoforo Colombo chiesi di sbagliare tutti i passati remoti». «Vivo ancora di quello», replica l’attore genovese, anche lui in conferenza stampa a Viale Mazzini, pronto a invitare l’amico Renzo «a tornare in tv e realizzare un programma in cui ci sono solo improvvisatori».

Il primo ad aprirgli le porte sarebbe lo stesso Leone, che, oltre a annunciare altre dieci puntate di L’altra – La tv d’autore di Renzo Arbore da settembre, garantisce: «Vado spesso a casa sua e ogni volta gli ricordo che su Rai1 può fare qualsiasi cosa voglia». Ma per ora Arbore si paleserà solo per evocata persona, nei ricordi, nei racconti, nelle interviste di amici come Gino Paoli «che nella prima puntata irromperà a casa mia con la moglie» e poi con Roberto Benigni, Fiorello, Gianni Boncompagni. «Il mio modo di fare satira non è mai stato ad personas, per usare il plurale – spiega Arbore – Ho sempre cercato di evitare di imitare personaggi o di puntare sull’attualità, i miei modelli erano Totò e Walter Chiari, quel tipo di umorismo senza tempo».

Nel circolo mediatico creato da Arbore non sono mai mancate le figure femminili. «Quando sono arrivato in tv – prosegue – c’erano solo due donne parlanti, Enza Sampò e Bianca Maria Piccinino, le altre erano solo vallette. Abbiamo portato in tv donne come Milly Carlucci, che ancora oggi parla eccome, e poi Isabella Rossellini, Stella Pende. Nel 1981 in Tagli, ritagli e frattaglie con Luciano De Crescenzo abbiamo inventato la prima pin up italiana, prima che arrivassero quelle di Mediaset. Era una giovane Lory Del Santo». Per stare al passo con i tempi, l’artista è sceso sul web dove ha una suo sito www.renzarborechannel.it, dove poter andare in onda in streaming «ma non come Bersani che l’ha fatto inutilmente». La politica l’ha sempre lasciata da parte, ma stavolta Arbore si concede persino un’altra battuta per l’amico ed ex collega Beppe Grillo. «Meglio io che per star lontano dalla tv “uso” l’Orchestra italiana di chi come Beppe Grillo preferisce la politica». Ma non prendetelo troppo sul serio, si fa per ridere.

 

 

Tiziana Leone

 

(Nella foto Renzo Arbore)