Pubblicato il 23/03/2013, 14:35 | Scritto da La Redazione

SERGIO CASTELLITTO: «NOI ATTORI, IN FONDO, SIAMO TUTTI CASI DA LETTINO»

SERGIO CASTELLITTO: «NOI ATTORI, IN FONDO, SIAMO TUTTI CASI DA LETTINO»
Candida Morvillo su “Io Donna” intervista il cast di “In Treatment”, la serie sulla psicanalisi dal primo aprile su Sky Cinema 1 dal lunedì al venerdì alle 20.30. Rassegna stampa: Io Donna, pagina 102, di Candida Morvillo. NOI ATTORI, IN FONDO, SIAMO TUTTI CASI DA LETTINO La psicoanalisi trionfa in tv grazie al fenomeno globale […]

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Candida Morvillo su “Io Donna” intervista il cast di “In Treatment”, la serie sulla psicanalisi dal primo aprile su Sky Cinema 1 dal lunedì al venerdì alle 20.30.

Rassegna stampa: Io Donna, pagina 102, di Candida Morvillo.

NOI ATTORI, IN FONDO, SIAMO TUTTI CASI DA LETTINO

La psicoanalisi trionfa in tv grazie al fenomeno globale In Treatment che ora approda in Italia con un cast da grande cinema. Dall’adolescente inquieta alla coppia in crisi, cinque pazienti e un terapeuta d’eccezione, Sergio Castellitto. Che, giura, dallo strizzacervelli non è andato mai. Gli altri invece…

PER INTERPRETARE lo psicologo di In Treatment, Sergio Castellitto si è chiesto come doveva essere lo psicologo da cui sarebbe stato disposto ad andare lui. Impresa ardua, dato che l’ipotesi non l’aveva mai sfiorato: «Faccio l’attore da 25 anni e recitare è come fare analisi senza pagarla» racconta. Comunque, ci ha provato: «Ho immaginato un uomo che prende nelle mani i segreti delle vite degli altri e deve farne un uso etico, oltre che terapeutico». Il risultato è una serie attesissima, prodotta dalla Wildside di Lorenzo Mieli e Mauro Gianani e che vedremo su Sky Cinema Uno Hd dal primo aprile. Dal lunedì al venerdì alle 20.30 andranno in scena un analista e cinque pazienti, con altrettante storie e segreti. Non si esce mai dallo studio del dottor Mari e, per agevolare il flusso di coscienza, il regista Saverio Costanzo ha voluto riprendere le sedute senza interruzioni.

La sfida ha attirato un cast da grande cinema: Kasia Smutniak, Adriano Giannini, Guido Caprino, Barbora Bobulova, Licia Maglietta che il venerdì psicanalizza lo stesso Castellitto -, Valeria Golino, moglie di quest’ultimo, e Valeria Bruni Tedeschi, mamma dell’esordiente di 16 anni Irene Casagrande. «Il mio obiettivo è stato dissotterrare le immagini che le parole raccontano, rendendo visibili conflitti, paure, illusioni» spiega Castellitto. «E mettere i pazienti in pericolo, nonostante siano seduti nello studio di un uomo affettuosamente ben disposto».

IN 13 PAESI In Treatment è un cult: ispirata al format israeliano Be Tipul, negli Stati Uniti ha vinto due Emmy e un Golden Globe. Ovunque è scattato un meccanismo d’immedesimazione irresistibile. Confessa Castellitto: «Girando, ho capito qualcosa di me e delle persone che ho incontrato. Soprattutto, qualcosa della paternità, perché ciò che più mi interessa è il rapporto coi miei quattro figli. L’asse portante della serie è la storia della diciassettenne Alice: in definitiva, in analisi ognuno parla dell’infanzia e la scaturigine di tutto è in quel nocciolo nucleare da cui tutti siamo esplosi». Alice, ballerina di talento, è finita con la bici contro un Suv e c’è il dubbio che si sia lanciata di proposito.

La interpreta Irene Casagrande, presa al suo primo provino dopo quattro anni di scuola di teatro a Vittorio Veneto, vicino a Treviso, una che non tradisce crisi di insicurezza adolescenziali. «Da bambina mi piaceva cantare, crescendo, ho capito che volevo studiare recitazione, ma in una scuola seria: il teatro amatoriale non mi interessava» spiega. Non è mai stata in analisi («mai avuto il piacere» chiosa, come fosse un’intervistata consumata), però frequenta un liceo psicopedagogico. Il suo personaggio, ammette, le somiglia in una cosa: «Ostenta sicurezza e anch’io un po’ ci tengo ad apparire sicura di me». Il giovedì, tocca alla terapia di coppia, con Barbora Bobulova, che è Lea, e Adriano Giannini, che è Pietro, coniugi agli sgoccioli dopo sei anni insieme. Barbora, che dice «la mia vocazione spirituale è stare sola» e però ha due figlie e un compagno, ha fatto i conti con la sua personale crisi d’identità proprio con una psicoterapia: «Ho sempre voluto preservare la mia libertà e i miei spazi, forse perché da bambina stavamo in cinque in un appartamento minuscolo e faticavo a trovare un po’ di intimità. Quando sono diventata mamma, a volte, portavo le bambine dai miei, giusto per starmene a casa da sola. Però mi venivano i sensi di colpa o il corpo mandava segnali di malessere». Con la terapia ha capito i motivi che la portavano a “sbroccare”. «Non che lanciassi i piatti» scherza, «ma una volta ho tirato un bicchiere di vino rosso e ho dovuto ridipingere tutta la stanza».

Fa effetto che quando lei e Giannini raccontano i loro personaggi, lei è convinta che la colpa sia di lui, lui che sia di lei: «Pietro è quasi un primitivo» assicura Bobulova. «Lea è in carriera, lui è pieno di velleità ma è un inconcludente. Finita la passione, non è rimasto niente a unirli, se non il figlio». La vede diversamente Giannini: «La più complicata è lei, che è inquieta, inafferrabile e destabilizza la coppia». Anche Giannini ha attinto qualcosa da sé per calarsi nei panni del suo “cowboy metropolitano”: «Ho raccolto a strascico colori che sono miei». In analisi c’è stato, ma per poco: «Mi è servito a chiarire la mia identità. Una scelta che consiglierei, anche se molti la vedono come un tabù, che poi è un alibi per non affrontare i disagi». Alle prese con problemi di sessualità c’è la Sara di Kasia Smutniak, «un’ex Lolita, che a 15 anni ha avuto una storia con un amico del padre e ora è innamorata dello psicanalista». Nella vita, per Kasia, l’analisi è stata un’avventura recente. Prima del tragico volo in paracadute che le ha tolto Pietro Taricone, compagno di vita e padre di sua figlia, c’era solo il carattere forte, “spezzato” dall’educazione militare ricevuta dal padre generale. «Andare in analisi» racconta Kasia «è stato come in In Treatment dove ogni puntata è tosta, perché parli delle cose che ti fanno male. Non è facile accettare di farsi aiutare. Invece, tutti ne abbiamo bisogno, anche se io pensavo di non essere tra quelli».

GUIDO CAPRINO, il Commissario Manara della fiction di Raiuno, in terapia ci è andato ma per un attimo: «Forse non ho trovato il terapeuta giusto, mi sentivo giudicato. Poi ho risolto da solo, si vede che non avevo niente di grave». Caprino interpreta Dario, un carabiniere sotto copertura «costretto a mentire tutto il giorno, col terrore di sbagliare, pena la vita, e col rischio di perdere i riferimenti tra reale e finzione». Caprino, 4o anni appena compiuti, la sua crisi l’ha vissuta però a 27, nel pieno di una carriera da modello: «Andando verso i 3o, mi dicevo che tutto poteva solo peggiorare». Poi si è fatto coraggio e si è detto che voleva fare l’attore. Che, Castellitto docet, «è come andare in analisi, solo che ti pagano». Tra l’altro, proprio lui, per prepararsi al ruolo del dottor Mari, invece di sperimentare qualche seduta vera, ha riletto un libro di James Hillman e Michael Ventura: Cent’anni di psicanalisi. E il mondo va sempre peggio.