Pubblicato il 19/03/2013, 18:00 | Scritto da La Redazione

“VICKY IL VICHINGO”, MOLTO PIÙ VERO DEI PERSONAGGI UN PO’ SFIGATI DI OGGI. PIACERÀ ANCORA AI PICCOLI MOSTRI?

“VICKY IL VICHINGO”, MOLTO PIÙ VERO DEI PERSONAGGI UN PO’ SFIGATI DI OGGI. PIACERÀ ANCORA AI PICCOLI MOSTRI?
Nick jr ripropone le storie di Vicky, il bambino vichingo con i capelli rossi e l’elmo in testa capace di trovare sempre una soluzione. Creato negli anni ’70 il cartone animato è decisamente lontano dagli stereotipi moderni, sempre troppo perbene. Vi ometto la domenica mattina passata a una festa di compleanno in un parco romano, […]

Nick jr ripropone le storie di Vicky, il bambino vichingo con i capelli rossi e l’elmo in testa capace di trovare sempre una soluzione. Creato negli anni ’70 il cartone animato è decisamente lontano dagli stereotipi moderni, sempre troppo perbene.

Vi ometto la domenica mattina passata a una festa di compleanno in un parco romano, con i pinguini, l’orso bianco e le foche visto il clima, e passo direttamente al primo pomeriggio. Quel momento della domenica in cui la tv è concessa, non per la sopravvivenza della figlia, ma per quella della madre, ecco è in quei dieci minuti che mi compare sul canale Nick jr Vicky il Vichingo. No, ragazzi, dico Vicky il Vichingo. Quel bambino, un po’ efebo, con i capelli rossi, l’elmo in testa e la vocetta equivoca a cui basta strofinarsi il naso per farsi venire un’idea. Un essere del paleolitico. Un bambino del trapassato remato. Un cartone animato del paleozoico televisivo. Ovviamente la figlia alla visione di questo cartone fatto di vichinghi brutti, grassi, che fanno a botte, anzi no, loro dicono «ora ti percuoto», pronti a scannarsi pur di mangiarsi un gabbiano che casca nella loro caravella dotata solo di antichi remi e non di un moderno motore, avrebbe cambiato all’istante.

Sono ormai pochissimi i casi in cui un genitore riesce a far prevalere la propria volontà su quella dell’essere che ha generato, ecco, Vicky il Vinchingo è stato uno di questi. Volevo capire perché questo vichingo, inventato nel 1974, mezzo tedesco e mezzo giapponese, piacesse così tanto ai ragazzini nati quarant’anni fa. Non l’ho capito. Ma ho scoperto che comunque era l’antesignano del figlio di papà moderno, quello a cui Halvar (cotanto padre) dà sempre ragione, perché in fondo però ha ragione. In mezzo a una banda di vichinghi storti, gobbi e goffi, nonostante i suoi dieci anni, lui è il piccolo genio. E come se non bastasse è pure ecologista.

Anche qui, anni luce prima dei tanti esempi di perbenismo e buonismo imperante arrivati con tenere bimbette stile Dora l’esploratrice, dove però al posto dei rudi omini con l’elmo di corna in testa c’è una volpe che si chiama Swiper, ha una mascherina e fa scherzetti idioti, tipo rubare i diversi oggetti lungo il cammino della nostra protagonista. Per farla breve, in Vicky il Vichingo, i protagonisti sono giustamente rudi, rozzi e maleducati. C’est la vie.

Provate a mettere quei marinai da strapazzo di fronte a un Manny Tuttofare, quello che parla con i suoi attrezzi in un inglese che in confronto Don Lurio era Dante Alighieri e ne uscirebbe con le ossa da auto-aggiustarsi. Perché Manny fa tutto da solo.

Ecco, se i bambini moderni avessero come esempio i vichinghi amici di Vicky invece che questi omuncoli fighetti che portano la posta, aggiustano le cose, sistemano le case, forse ne uscirebbero con un senso pratico più spiccato e una consapevolezza del sono-tutto-io meno elevata. Ergo, proporrei una maratona di Vicky il Vichingo di almeno un paio di giorni, con conseguente ricatto “Se non lo guardi ti levo per sempre Violetta”. Temo che comunque lo guarderei da sola. I piccoli mostri moderni sono capaci di fregarti in ogni modo, che vuoi che sia un vichingo.

 

 

Tiziana Leone

 

(Nella foto Vicky il Vichingo)