Pubblicato il 15/03/2013, 16:36 | Scritto da La Redazione

PER GIRARE LA SERIE SUL K2 GLI ATTORI SONO SALITI FINO A 3000 METRI. «MA SAREMMO PRONTI A RIPARTIRE ANCHE DOMANI»

A interpretare la serie dedicata alla storica impresa della scalata del K2 nel 1954 sono Marco Bocci(Bonatti), Massimo Poggio (Compagnoni) e Michele Alhaique (Lacedelli). Le riprese si sono svolte sul ghiacciaio tirolese del Solden.

La fiction prende le parti di Walter Bonatti, lo scalatore italiano che non raggiunse la vetta del K2 per tentare di portare le bombole di ossigeno ai suoi due compagni Achille Compagnoni e Lino Lacedelli, arrivati poi in vetta da soli. Una storia finita nelle aule dei tribunali, che ha sfaldato una conquista tutta italiana trasformandola in una sorta di racconto shakespeariano in cui il desiderio del potere e le avversità hanno avuto la meglio sullo spirito di squadra. A portare in tv quel lontano episodio del 1954 è la co-produzione italo-austriaca K2: la montagna degli italiani, in onda su Raiuno lunedì e martedì, interpretata da Massimo Poggio (Compagnoni), Marco Bocci (Bonatti), Michele Alhaique (Lacedelli), Giuseppe Cederna (Ardito Desio) che per otto settimane hanno girato a più di tremila metri di altezza, vestiti con abiti degli anni ’50. «Salivamo in funivia e in seggiovia con gli altri turisti, ma  vestiti come negli anni ’50 – sorride Bocci – Avevamo delle tute assurde, per non parlare delle scarpe». A sentire i loro racconti, colpisce che ciascuno prenda le parti di chi ha interpretato. Così Poggio difende la tesi di Compagnoni, Bocci quella di Bonatti, nel mezzo resta Alhaique, un Lacedelli spaesato tra due posizioni dominanti. Confessa Bocci: «Si è innescato anche tra di noi una sorta di gioco del ruoli durante le riprese, durante le quali cercavamo di tirare ciascuno l’acqua al suo mulino». Ribatte Poggio: «Compagnoni non ha mai chiarito la sua posizione, pur avendo fatto qualcosa di…ma non voglio giudicare, credo che quando ci si trova a 8600 metri cambia il mondo, si fanno cose che, a livello di mare, sarebbero discutibili». Aggiunge Alhaique: «Ho sempre visto Compagnoni e Lacedelli come due eroi perché arrivarono in cima, ma fu una conquista macchiata dalla decisione di spostare il campo duecento metri più in su, mettendo a rischio di vita Bonatti che era andato a prendere le bombole per l’ossigeno. Ma a 8000 metri il cervello funziona in maniera diversa, probabilmente nessuno di loro due si è mai reso conto che con quella decisione stava facendo un tentativo di omicidio. In realtà lo stesso Lacedelli si è trovato in mezzo a una situazione in cui era Compagnoni a decidere».

Insomma questione di punta di vista, ancora oggi, anche se gli sceneggiatori spiegano che per scrivere la fiction si sono basati sulle dichiarazioni di Bonatti. «Lo scalatore aveva deciso di non turbare la grande impresa e di accreditare la versione di Compagnoni – spiegano gli autori – Ma quando Compagnoni se ne uscì con la storia che Bonatti portò le bombole vuote, senza ossigeno, ha dovuto difendersi. E comunque la versione di Bonatti è stata accreditata da un consiglio di tre saggi del Cai del 2004».  La vedova non ha partecipato alla realizzazione della mini serie, girata in inglese con la speranza di essere venduta all’estero. «Ho sentito moltissimo la responsabilità di interpretare Bonatti – conclude  Bocci – Volevo restituirgli una sorta di giustizia nazional-popolare e spero di esserci riuscito. Nonostante la fatica di girare a quell’altezza e a quei ritmi ripartirei domani».

 

Tiziana Leone   

 

(Nella foto il cast di K2)