Pubblicato il 14/03/2013, 10:31 | Scritto da La Redazione

“K2 – LA MONTAGNA DEGLI ITALIANI”, DEDICATA A BONATTI LA FICTION SULL’IMPRESA ITALIANA

“K2 – LA MONTAGNA DEGLI ITALIANI”, DEDICATA A BONATTI LA FICTION SULL’IMPRESA ITALIANA
Due degli autori della fiction Rai, Red Film e Terra film, raccontano a TVZOOM la fiction sulla discussa impresa tutta italiana della scalata del “K2 – La montagna degli Italiani” che andrà in onda il prossimo lunedì e martedì in prima serata su Rai1. Ci svelano particolari e “tiranti” di fantasia narrativi inseriti nella miniserie. […]


Due degli autori della fiction Rai, Red Film e Terra film, raccontano a TVZOOM la fiction sulla discussa impresa tutta italiana della scalata del “K2 – La montagna degli Italiani” che andrà in onda il prossimo lunedì e martedì in prima serata su Rai1. Ci svelano particolari e “tiranti” di fantasia narrativi inseriti nella miniserie. Con una dedica all’alpinista Walter Bonatti. E poi i loro nuovi progetti.

Una storia sognata, voluta, combattuta. Che ha fatto parlare per oltre cinquant’anni. Una storia di forza fisica e psicologica. D’orgoglio italiaco. Ma è anche una storia di uomini, di tradimenti, prima e dopo il raggiungimento della vetta. Di limiti e sfide, con la natura, con se stessi. K2 – la montagna degli italiani, la miniserie co-prodotta da Rai fiction (con la produttrice Paola Masini), Mario Rossini per Red Film e Terra Film per la regia di Robert Dornhelm, e che andrà in onda lunedì 18 e martedì 19 marzo, descrive la storica impresa del 1954 in cui la spedizione guidata da Ardito Desio (Giuseppe Cederna) conquistò la vetta del monte fino allora irraggiungibile, per mano di Achille Compagnoni (Massimo Poggio), Lino Lacedelli (Michele Alhaique) e Walter Bonatti (Marco Bocci). Un’impresa in cui nemmeno gli americani riuscirono. «Da un punto di vista sportiva-scientifico è stata la nostra conquista della luna». A raccontarcela dalle viscere di quel che vedremo in tv sono due degli autori, Riccardo Irrera e Mauro Graiani – gli altri due sono Alessandro Pondi e Paolo Logli con cui tra l’altro condividono l’esperienza della factory, 9mq StoryTtellers –. Storia di tradimenti, dicevamo. Perché per molti anni, il racconto della scalata fu differente da come in realtà si scoprì essere in un secondo momento. Ma andiamo per ordine.

Innanzi tutto, come è avvenuta la ricerca e la selezione del materiale?

G. «C’è ampia letteratura sull’argomento. È passato talmente tanto tempo che la verità poi è venuta a galla. La storia parlava di Compagnoni e Lacedelli che effettivamente raggiungono per primi la vetta. Ma nella realtà tutto ciò non sarebbe stato possibile se il grande Walter Bonatti, che allora era il più giovane del gruppo, al quale noi come scrittori dedichiamo questa storia, fu l’unico che poteva affrontare l’ultima rampa fino alla vetta prendendo le bombole senza le quali era impossibile arrivare in cima, portarle al duetto che stava in cima e insieme conquistare la vetta».

Però questo non avvenne…

G. «Non avvenne perché Compagnoni capì che Bonatti in qualche modo poteva portargli via il riconoscimento di arrivare in cima e spostò volontariamente il campo sempre più in alto per cui questo poveraccio che era sceso sotto a prendere le bombole per loro continuò a salire e salire fino al tramonto. Bonatti decidette di passare lì la notte, all’agghiaccio a 8000 metri.. e per questo suo sacrificio gli altri due riuscirono ad arrivare in cima e una volta conquistata la vetta, il capo spedizione disse che ci doveva essere una sola versione, vale a dire che Compagnoni e Lacedelli conquistarono la cima del K2».

E voi quale versione avete deciso di raccontare?

G. «L’unica versione accettata dal Cai (Club Alpino Italiano) che poi è sostanzialmente quella che ci ha messo 50 anni ad uscire».

Quindi vi siete attenuti alla versione di Bonatti, come si svolgerà la fiction?

I. «Mentre la prima puntata sarà un film corale, la seconda puntata che è la vera scalata alla vetta, è una storia più stretta su un più piccolo gruppo di persone, su quattro uomini che sono Bonatti, Compagnoni, Lacedelli e Desio e è un vero e proprio dramma schakespiriano. Ci siamo attenuti alla versione di Bonatti perché finalmente dopo 50 anni lui ha trovato giustizia e ci sembrava giusto rendere onore a quest’uomo che è arrivato quasi a fare il sacrificio estremo per permettere al Paese di poter gioire di una vittoria importantissima».

Ci sono state dichiarazioni da parte della compagna storica di Bonatti, perché aveva appunto timore che si raccontasse la versione di Compagnoni. È poi riuscita a vedere la fiction, si è tranquillizzata?

G. «Non credo che l’abbia vista ma comunque credo che si sia fatta forte del fatto che noi avremmo scritto solo se fossimo andati in quella direzione. Possiamo dire che per noi Bonatti è colui che ha permesso tutto questo».

In base al filone che avete scelto, vi aspettate delle critiche?

G. «Non dal punto di vista dell’impresa storica perché è stata rispettata come dai loro diari e documentari. Poi è chiaro che quando c’è fiction bisogna trovare anche una chiave narrativa che dia un po’ spazio all’immaginazione».

Quali sono questi elementi di fantasia?

G. «Abbiamo aggiunto dei semplici tiranti peraltro senza andare a modificare troppo la realtà. Abbiamo dato a Lacedelli una fidanzata che al tempo probabilmente aveva ma che non è determinante ai fini dell’impresa ma lo è dal punto di vista umano, uno che decide di andare sul K2 e si gioca in qualche modo la fidanzatina che l’aspetta a casa.  A Compagnoni abbiamo dato un altro tirante quello dell’ultima possibilità. Nel senso che era già guida alpina, con due figli e con un futuro comodo e allora abbiamo costruito intorno l’ultima possibilità di lasciare il proprio nome nella storia ed avere un vantaggio economico da questo.  Poi c’è comunque la morte di Puchoz, lui muore realmente al quale abbiamo dato una storia che non ti svelo e che meno ci si aspetta».

Quanto tempo ci avete lavorato per arrivare a una prima stesura?

G. «4 – 5 mesi. Anche perché avevamo scritto una prima versione molto caratterizzata dagli accenti locali. Poi per convenzione il dialetto lo si è lasciato fuori. Tra l’altro è recitato in inglese perché è una coproduzione austriaca».

Come è stato girare a quote così alte?

 I. Noi in realtà non ci siamo stati però sicuramente dal punto di vista tecnico è stata un’impresa nell’impresa. Stavano a 3000 metri con le condizioni del tempo che cambiavano nel giro di mezz’ora per cui hanno fatto un grande lavoro gli attori, la troupe, il regista che è riuscito a rendere appieno tutto il sapore, il pericolo e tutta l’imponenza di queste montagne».

E poi arriva «The elevetor». Di che si tratta?

I. «È una follia nata davanti a una macchinetta del caffè. È un film low badget girato tutto dentro a un ascensore di un palazzo residenziale di New York. È stata una follia anche per tenere gli attori tutto quel tempo in ascensore».

Che genere è?

G. «Un thriller psicologico dove non si vede molto il sangue nonostante uno dei protagonisti torturi l’altro, l’attenzione però rimane sul chi ha ragione e chi ha torto nella intricata vicenda».

Che storia raccontate?

G. «I personaggi principali sono 2: uno è un conduttore di un quiz show molto famoso di una tv americana, una sorta di Gerry Scotti, che rimane chiuso in ascensore con una donna misteriosa che inizia a utilizzare la formula del suo quiz verso di lui. Lo immobilizza e comincia a giocare con lui con domande che vertono tutte su se stessa. Può sembrare una pazza furiosa ma in realtà ha un disegno molto preciso e ha deciso di stanare questa persona che evidentemente ha fatto qualcosa di molto grave nei suoi confronti».

Chi saranno i protagonisti?

I. «Il produttore è Riccardo Neri della Lupin Film che aveva già prodotto Nero bifamiliare (di Zampaglione con la Gerini, ndr) e siamo riusciti ad andare a girare questa storia a Cinecittà con due attori americani Caroline Goodall (La moglie di Shindler in Shindler List) e James Parkes. È stato da poco finito di girare anche la parte a New York, è scritto e girato in inglese e pronto per il mercato internazionale, in uscita il prossimo autunno».

 

 

Erika Barbacelli

 

(Nella foto, Massimo Poggio, Michele Alhaique e Marco Bocci nei panni di Compagnoni, Lacedelli e Bonatti)