Pubblicato il 05/03/2013, 17:36 | Scritto da La Redazione

“THE VOICE OF ITALY”, TEODOLI: «UN TALENT PURISSIMO, SU CUI FONDIAMO LA RICOSTRUZIONE DI RAI2»

“THE VOICE OF ITALY”, TEODOLI: «UN TALENT PURISSIMO, SU CUI FONDIAMO LA RICOSTRUZIONE DI RAI2»
Debutta giovedì 7 marzo in prima serata su Rai 2 il format per talenti canori emergenti che vede protagonisti i “vocal coach” Raffaella Carrà, Piero Pelù, Riccardo Cocciante e Noemi. Terminata l’attesa, The Voice of Italy è ai blocchi di partenza per il debutto, giovedì 7 marzo in prima serata su Rai 2.  Condotto da Fabio […]

Debutta giovedì 7 marzo in prima serata su Rai 2 il format per talenti canori emergenti che vede protagonisti i “vocal coach” Raffaella Carrà, Piero Pelù, Riccardo Cocciante e Noemi.

Terminata l’attesa, The Voice of Italy è ai blocchi di partenza per il debutto, giovedì 7 marzo in prima serata su Rai 2.  Condotto da Fabio Troiano, affiancato da Carolina Di Domenico, animato dai quattro coach Raffaella Carrà, Piero Pelù, Riccardo Cocciante e Noemi. Oltre che dalle ugole dei concorrenti in gara. 

Ma che cos’è, in soldoni, The Voice? È un talent canoro purissimo, secondo il Direttore di Rete Teodoli. No, non è un talent, secondo il Litfiba Piero Pelù. È una piattaforma sulla quale costruire il futuro di Rai 2, per certi versi rifondandola, scommettendo su innovazione, qualità e avvicinandoci al mondo degli artisti underground (sempre Teodoli).
Sull’ultima affermazione siamo d’accordo. Rai 2, dopo il flop di Star Academy, si gioca le sue carte con un format internazionale che possa replicare al successo Sky di X Factor. Il presupposto di partenza è chiaro: in un mondo musicale in cui le voci sono omologate e l’immagine gioca un ruolo decisivo nella costruzione della carriera di un artista, aboliamo l’immagine e diamo spazio soprattutto alla voce.
«È un format stimolante- ha detto Cocciante – perché si riparte dalla voce e io credo sia arrivato il momento di tornare a dire che la voce è la cosa più importante per un cantante. Ricordo i miei esordi. Ero sicuro del mio talento. Un po’ meno del mio fisico».
Nelle prime quattro puntate, l’aspetto non conterà. I coach sceglieranno i componenti delle proprie squadre solo ascoltandoli cantare, dando loro le spalle. «Si canterà rigorosamente dal vivo e con una band di supporto», ha precisato Piero Pelù. «Queste blind audition, audizioni alla cieca, sono una delle più grosse bastardate che la tv abbia mai creato. Ma quello che avranno qui questi ragazzi è, al di là del contratto discografico, la possibilità di crescere artisticamente, di essere aiutati in modo disinteressato per diventare dei grandi interpreti. Per questo ho accettato di partecipare. Questo non è un talent. O meglio, non lo è in senso classico. Ha in sé un DNA rivoluzionario, getta le basi per il ritorno a una musica non preconfezionata, non omologata».
Dettaglio non trascurabile: potrebbe capitare che più di un coach scelga lo stesso aspirante. In quel caso, sarà il concorrente a scegliere la squadra di appartenenza. Il giudice viene a sua volta giudicato.
«La forza del format sta nel suo spirito. È un programma molto diverso da me, ma anche diverso dagli altri. Sta agli altri talent come il Sanremo di Fazio sta ai precedenti: seppur con gli stessi criteri, ha fatto un Festival diverso dal solito. Le regole sono quelle, l’esibizione, il voto, un vincitore, ma dipende come le interpreti. Su una cosa non ho dubbi: la musica è tutta bella, a cominciare dal pop. Un artista completo, dopo aver sfondato con la voce, deve imparare a essere padrone del palco», ha puntualizzato Raffaella Carrà.
Il rischio è quello di passare da una dittatura dell’immagine a una dittatura della voce. «Non c’è rischio di incorrere in stereotipi», secondo Noemi «Cercheremo di andare controcorrente nelle scelte, non seguiremo le mode. Dopo aver formato le squadre, ci saranno i duelli canori, puntata dopo puntata. I nostri concorrenti saranno liberi, non saranno rinchiusi in un residence. E le loro sfide saranno giudicate col televoto degli spettatori a casa».
E allora, da quel momento, ma solo da quel momento, tornerà a contare anche l’aspetto. Subordinato al talento. Perché si tratta di un talent, dopotutto.

 

Gabriele Gambini

 

(Nella foto i quattro coach di The Voice, da sinistra, Noemi, Riccardo Cocciante, Raffaella Carrà e Piero Pelù)