Pubblicato il 05/03/2013, 11:30 | Scritto da La Redazione

TELECOM: LA SCOMMESSA ORA SI GIOCA SUL VALORE DEI MULTIPLEX

TELECOM: LA SCOMMESSA ORA SI GIOCA SUL VALORE DEI MULTIPLEX
Nei prossimi anni si capirà se Telecom Italia abbia fatto un affare o meno non cedendo i tre multiplex digitali nazionali. Al gruppo restano, dopo la vendita de La7 a Urbano Cairo, i diritti d’uso per tre frequenze su cui trasmettono i multiplex. Telecom Italia non giudica strategica la sua presenza nella diffusione di contenuti […]

Nei prossimi anni si capirà se Telecom Italia abbia fatto un affare o meno non cedendo i tre multiplex digitali nazionali. Al gruppo restano, dopo la vendita de La7 a Urbano Cairo, i diritti d’uso per tre frequenze su cui trasmettono i multiplex. Telecom Italia non giudica strategica la sua presenza nella diffusione di contenuti su rete televisiva: il futuro sono quelli via internet.

Rassegna Stampa: IlSole-24Ore, pagina 22, di Marco Mele.

Le mosse del gruppo telefonico.
La scommessa ora si gioca sul valore dei «multiplex»

ROMA. Nei prossimi anni si capirà se Telecom Italia abbia fatto un affare o meno non cedendo i tre multiplex digitali nazionali. Al gruppo restano, dopo la vendita de La 7 a Urbano Cairo, i diritti d’uso per tre frequenze su cui trasmettono i multiplex. L’uscita dall’emittenza televisiva, che dovrebbe essere completata cedendo il 51% di Mtv Italia, probabilmente al socio Viacom, farà sì che il business televisivo si concentrerà nella vendita della capacità trasmissiva a fornitori di contenuti terzi, come in parte già avviene da tempo (due programmi di Mediaset, Mediaset Extra e Italia 2, sono trasmessi sui mux di TI Media Broadcasting, l’operatore di rete del gruppo, come i canali di teleshopping Qvc e Hse 24). La precedente vendita delle attività di pay tv al gruppo Dahlia, del resto, ha fatto capire come Telecom Italia non giudichi strategica la sua presenza nella diffusione di contenuti su rete televisiva: il futuro sono i contenuti via Internet in banda larga, presidiati dal gruppo attraverso Cubovision, che pure avrebbe potuto avere sinergie con La 7, quantomeno sul fronte della comunicazione, che è il suo punto debole. Il punto centrale resta quello delle frequenze e del loro valore rispetto all’offerta di Clessidra, peraltro rivista verso l’alto, ma respinta da Telecom. Valore che dipende e dipenderà, da qui al 2020, da una serie di fattori. TlMedia Broadcasting ha in uso le frequenze 47,48 e 60 della banda UHF. Com’è noto, i canali dal 61 al 69 sono stati ceduti all’asta agli operatori di telefonia mobile mentre quelli tra il 51 e il 60 potranno essere utilizzati anche per la banda larga dal 2016. Difficilmente Telecom può pensare che il canale 60 possa essere convertito alla banda larga automaticamente: in questo caso, il canale varrebbe, da solo, più dell’offerta di Clessidra (sui 300 milioni, forse qualcosa in più). L’Agcom, però, ha adottato una nuova strategia
nella gestione dell’etere. Sarà chiara quando sarà noto il Regolamento-bis per la gara sulle frequenze (se quest’ultima si farà: molto dipende dalla futura maggioranza di governo). Alcuni canali, dal 57 al 60, dovrebbero essere riservati ad una gara per la banda larga mobile, mentre quelli tra il 51 e il 56 sarebbero ancora riservati all’attività televisiva, almeno sino al 2020. TIMedia potrebbe quindi vedersi «tolto» il canale 60 ricevendone in cambio un altro, forse il 55 della banda UHF. Sul quale, per ora, non si può fare la banda larga mobile. A meno che lo Stato italiano non alzi «bandiera bianca» sulle gare pubbliche per la loro assegnazione (prevista, tra l’altro, nel programma del Movimento 5Stelle), consentendone la conversione per la telefonia mobile agli operatori che le hanno in uso per la tv, con introiti risibili per lo Stato. L’effetto sarebbe una moltiplicazione del loro valore a vantaggio di chi opera nel business televisivo. Ve tenuto presente quanto previsto dagli Stati Uniti: la banda 600 UHF, quella al di sotto della 51-59, sarà destinata ad una gara per la LTE, la banda larga mobile, con una previsione d’incasso di circa 30 miliardi di dollari. È previsto però un contributo alle tv che dovranno abbandonare tali frequenze, per ora fissato a 1,5 miliardi ma che dovrebbe salire a tre miliardi, il 10% circa del valore d’asta presunto. Il valore di un multiplex sui canali 47,48 o 55, quindi, potrebbe fissarsi tra quello per la cessione della capacità trasmissiva per usi televisivi e il 10% del valore d’asta intorno al 2020. Quando l’intera televisione, peraltro, potrebbe essere trasmessa non più sulle frequenze terrestri ma su altre piattaforme, da Internet al satellite. Dal 2015, intanto, nonostante alcune resistenze conservatrici, dovrebbe progressivamente entrare a regime il nuovo standard terrestre Dvb-T2, utlizzato già da Europa 7, la cui offerta non è stata presa in considerazione dal Cda di Telecom Italia. Il nuovo standard moltiplicherà la capacità trasmissiva e aumenterà la qualità dell’immagine e dell’audio: il valore dei multiplex televisivi aumenterà, se vi sarà una domanda a prezzi competitivi.