Pubblicato il 04/03/2013, 12:32 | Scritto da La Redazione

ALDO GRASSO: «“METROPOLI” E MANFREDI IL “BRAND” ANTI ANGELA»

ALDO GRASSO: «“METROPOLI” E MANFREDI IL “BRAND” ANTI ANGELA»
Il critico del Corriere della Sera fa le pulci al nuovo programma di Rai3 «Metropoli», di divulgazione scientifica e culturale, realizzato da Gregorio Paolini e condotto da Valerio Massimo Manfredi (sabato, 21.30). E lo paragona al programma di Angela trovandoci in più solo le inchieste sul campo di alcuni inviati. «Niente di nuovo, insomma». La […]


Il critico del Corriere della Sera fa le pulci al nuovo programma di Rai3 «Metropoli», di divulgazione scientifica e culturale, realizzato da Gregorio Paolini e condotto da Valerio Massimo Manfredi (sabato, 21.30). E lo paragona al programma di Angela trovandoci in più solo le inchieste sul campo di alcuni inviati. «Niente di nuovo, insomma». La differenza – dice – è nel “brand” del conduttore.

Rassegna Stampa: Corriere della Sera, pagina 55, di Aldo Grasso.

«Metropoli» e Manfredi il «brand» anti Angela

Primi tentativi di uscire dal «monopolio Angela»: è iniziato su Rai3 «Metropoli», nuovo programma di divulgazione scientifica e culturale, realizzato da Gregorio Paolini e condotto da Valerio Massimo Manfredi (sabato, 21.30). L’idea è quella di raccontare la città come un organismo vivente, di restituirne l’importanza nelle vicende dell’umanità con esempi tratti dalla storia e sguardi ai suoi destini contemporanei. La cosa curiosa è che, in realtà, il programma non sfugge al modello divulgativo ormai «canonizzato» dalla famiglia Angela: un narratore, effetti grafici, brevi ricostruzioni funzionali assemblate con materiali d’archivio, a cui si aggiungono in questo caso le inchieste sul campo di alcuni inviati (le parti più interessanti del programma). Niente di nuovo, insomma. Prima puntata su Venezia, «crocevia di culture», un avvicendarsi storico di fasi di declino e risurrezione. Dal racconto del crollo del campanile del
duomo si è passati al brulicante fermento dei giganteschi porti orientali, poi al racconto della pirateria nella storia e oggi, poi alle epidemie di massa e al vampirismo, per concludere con i fenomeni migratori. Il vero problema di «Metropoli» è proprio questo, una costruzione basata sull’accumulo, di temi, dati, teorie che rischiano di far perdere di vista il progetto iniziale. Manfredi, antichista e scrittore bestseller, conferma in «Metropoli» il suo stile di racconto, meno pedagogico e tranquillizzante di quello della famiglia Angela, più adrenalinico e improntato a catturare lo spettatore mettendogli un filo di inquietudine. Seguendo una tendenza ormai attestata nella divulgazione contemporanea, anche Manfredi è chiamato a svolgere nel programma un ruolo di «brand», la sua immagine ha il compito fondamentale di «firmare» il racconto, garantire la sua attendibilità.