Pubblicato il 03/03/2013, 14:33 | Scritto da La Redazione

LA PROCURA INDAGA SUI GIORNALISTI “FURBETTI” DEL TG1

LA PROCURA INDAGA SUI GIORNALISTI “FURBETTI” DEL TG1
Capiredattore, e non solo, scoperti a truccare presenze, maggiorazioni e note spese. Ora un’inchiesta della Procura, voluta da Gubitosi e Tarantola, farà luce. Rassegna stampa: Il Fatto Quotidiano, pagina 10, di Carlo Tecce. Giornalisti “furbetti” al Tg1, la Procura apre un’inchiesta Scoperti a truccare presenze, maggiorazioni e note spese. C’è un innesco letale che sta […]

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Capiredattore, e non solo, scoperti a truccare presenze, maggiorazioni e note spese. Ora un’inchiesta della Procura, voluta da Gubitosi e Tarantola, farà luce.

Rassegna stampa: Il Fatto Quotidiano, pagina 10, di Carlo Tecce.

Giornalisti “furbetti” al Tg1, la Procura apre un’inchiesta

Scoperti a truccare presenze, maggiorazioni e note spese.

C’è un innesco letale che sta per scattare e rischia di far saltare la redazione del Tg1. La procura di Roma ha aperto un’inchiesta sui furbetti del telegiornale di Rai 1 (che sarebbero 35), scoperti a truccare le presenze, le maggiorazioni per i notturni, i festivi e le note spese.

IL FASCICOLO porta l’etichetta modello 45, cioè ancora senza un elenco di indagati e senza ipotesi di reato, ma contiene l’esposto di viale Mazzini. L’azienda Rai ha chiuso un’inchiesta interna chiamata audit cominciata a novembre grazie a una segnalazione anonima e, poi, a un’ispezione di Luigi Gubitosi: il direttore generale, in visita a sorpresa a Saxa Rubra, aveva trovato la redazione deserta seppur numerosi capiredattori fossero teoricamente in servizio. È la solita traccia che svela un sistema profondo. L’istruttoria di viale Mazzini ha certificato che per mesi, durante la direzione di Alberto Maccari e forse anche di Augusto Minzolini, al Tg1 ha regnato l’anarchia. C’erano giornalisti, soprattutto i più graduati, che passavano in redazione per prendere la mazzetta dei quotidiani e, nonostante fossero di turno, salutavano di straforo per non tornare più. C’erano giornalisti, quelli che viaggiano di più, abituati a non risparmiare in albergo o nei ristoranti sapendo di avere rimborsi smisurati. C’erano tanti, insomma, che s’imboscavano tra un organico di oltre 160 unità. Finito il mandato a breve scadenza di Maccari, già in pensione da gennaio 2011, a dicembre la redazione è stata consegnata a Mario Orfeo. L’ex direttore di Mattino e Messaggero, informato dei controlli aziendali in corso e in attesa di regole più stringenti, da un mese si rifiuta di firmare il foglio dei presenti.

Il dg Gubitosi ha prima letto i responsi di Marco Zuppi (capo audit) e poi ha ordinato di allargare l’indagine ai dipendenti di Saxa Rubra, dove l’occhio vigile ma troppo spesso indulgente di viale Mazzini non va a fuoco. Le verifiche sul telegiornale più seguito fra i canali pubblici e privati sono terminati a gennaio: Zuppi ha riscontrato decine di irregolarità, che vanno a colpire la struttura del Tg1, gli intoccabili graduati spesso indicati dai partiti che non sono sottoposti a ulteriori controlli se non alla propria coscienza. Spesso permissiva, per non dare giudizi affrettati. A quel punto, il dg Gubitosi e il presidente Tarantola hanno convocato un avvocato per capire come agire: bastano le sanzioni disciplinari o va coinvolta la magistratura e, ovviamente, la Corte dei Conti? L’avvocato ha ritenuto che il materiale raccolto fosse sufficiente per rivolgersi ai magistrati romani e così, la settimana scorsa, i documenti sono stati spediti a piazzale Clodio. Il procuratore capo, Luigi Pignatone, ha affidato l’inchiesta al pubblico ministero Francesco Caporale, che si occupa dei reati contro la pubblica amministrazione. In viale Mazzini sono preoccupati: perché soltanto al Tg1 sarebbero coinvolti 35 giornalisti su 160, cioè più del 20 per cento. E gli ulteriori accertamenti – ormai estesi all’intera Saxa Rubra – mostrano comportamenti quantomeno anomali, poi la magistratura dirà se anche illegali. Abituati a un’azienda complice dei partiti, la direzione di Gubitosi scelto dal governo di Mario Monti potrebbe sembrare giustizialista.

E CHISSÀ, ragionano in viale Mazzini, che cosa farà la Rai con Augusto Minzolini? L’ex direttorissimo è stato assolto in primo grado, per il momento è caduta l’accusa di peculato (il fatto non costituisce reato), però l’azienda può fare appello. L’ufficio legale Rai aspetta di leggere la sentenza completa, ancora non depositata, e poi agirà di conseguenza. Se non dovessero farlo gli stessi magistrati che hanno ereditato l’indagine dal defunto pm Alberto Caperna. Quando manca l’inquilino di palazzo Chigi, seppur Monti sia in carica per l’ordinaria amministrazione, viale Mazzini cerca di anticipare i tempi e rifiutare i cambiamenti. L’azienda ha capito, non tanto per etica quanto per i conti, che i soldi sprecati non solo distruggono la reputazione, ma la stessa Rai affoga tra i debiti e i passivi in bilancio. E ora anche da un’inchiesta pesante.