Pubblicato il 02/03/2013, 17:28 | Scritto da La Redazione

“POTEVO FARLO ANCH’IO”, CATTELAN (ALESSANDRO) ALLA SCOPERTA DELL’ARTE

“POTEVO FARLO ANCH’IO”, CATTELAN (ALESSANDRO) ALLA SCOPERTA DELL’ARTE
Prendono il via domani le quattro puntate del programma con la strana coppia composta dal conduttore Alessandro Cattelan e il critico d’arte Francesco Bonami. Un viaggio ironico tra le opere d’arte contemporanea. Scettici contro puristi, in comune l’arte contemporanea, moda di questi anni 2000, in cui il concetto di creatività spesso si sposa con quello […]

Prendono il via domani le quattro puntate del programma con la strana coppia composta dal conduttore Alessandro Cattelan e il critico d’arte Francesco Bonami. Un viaggio ironico tra le opere d’arte contemporanea.

Scettici contro puristi, in comune l’arte contemporanea, moda di questi anni 2000, in cui il concetto di creatività spesso si sposa con quello di furbizia, riuscendo a scatenare orde di cultori, improvvisati e non. È proprio a chi vive la contemporaneità di alcune opere senza che sia un dogma che Sky Arte dedica Potevo farlo anch’io, al via domani alle 21.10, in cui Alessandro Cattelan è lo scettico e dubbioso e Francesco Bonami è il critico d’arte di fama internazionale pronto a tutto pur di difendere installazioni e creazioni che a prima vista potrebbero non avere vero perché.

È evidente che il concetto che muove il meccanismo del programma è uno solo e basato su una domanda che tutti i comuni mortali si sono fatti almeno una volta di fronte a un’opera d’arte contemporanea: chi e perché decide che siano opere d’arte? Interrogativo che vale tanto per i barattoli di zuppa Campbell di Andy Wharol, quanto per gli sgocciolamenti puntinati di Jackson Pollock o per le “follie” provocatorie di Maurizio Cattelan. «L’arte contemporanea è malandrina – spiega Alessandro Cattelan, solo omonimo – Si basa su idee e il pensiero comune di un “ateo” di fronte a certe opere è quello del “potevo farlo anche io”. La nostra missione è di sdrammatizzare, cercando di far capire che questo concetto è di per sé sbagliato».

Nonostante Cattelan continui a nutrire dubbi sulle creazioni di espressionismo astratto di Pollock «resto convinto che anche io potrei fare un suo quadro», il programma si infila con una certa ironia, nelle impervie strade di un’arte, che lo stesso Bonami ammette esser diventata ormai una sorta di mania per tuttologi metropolitani.

«Questa forma di arte è vittima del proprio successo – spiega Bonami – Noi critici ci siamo trovati di fronte a questa sfida di riuscire a comunicare idee criptiche a un vasto pubblico, anche di non esperti.».

Il viaggio della strana coppia parte dal Museo Punta delle Dogana di Venezia, passa all’HangarBicocca di Milano e Villa Panza a Varese, per tornare al Peggy Guggheneim di Venezia. I dubbi di Cattelan e le relative spiegazioni di Bonomi si infilano tra le installazioni di Donald Judd «un perfezionista che cercava di mettere ordine in una vita quotidiana impossibile da ordinare», i gonfiabili di Jeff Koons «usati per dimostrare che anche la banalità ha un suo peso nella vita di tutti i giorni», i quadri sgocciolanti di Pollock «che sapeva perfettamente qual era la goccia in grado di far traboccare il quadro». E se gli scettici non saranno poi così convinti, dal lontano passato spunta anche il celebre orinatoio di porcellana che nel 1917 Marcel Duchamp decise di esporre alla Società degli artisti indipendenti a New York, innescando chiaramente la miccia degli scandali «Senza quell’orinatoio esposto in una galleria d’arte, questo programma non esisterebbe», aggiunge Bonami, costretto ad ammettere, di fronte a una certa evidenza, l’esistenza di una “sindrome del tocco” che solo l’arte contemporanea è in grado di scatenare. «Cattelan non toccherebbe mai un Caravaggio, ma si è permesso di “stropicciare” i gonfiabili di Koons».

Chiaro che lo “stropicciamento” va letto come un minimo e leggerissimo tocco che il direttore del Museo della Dogana si affretta comunque a minimizzare «in realtà era solo un fotomontaggio». Appurato che il delfino gonfiabile di lamiera e non di plastica è ancora lì in tutto il suo splendore, ci si chiede come mai Sky non abbia ancora pensato a un talent tra artisti. Sarebbe forse l’ultima frontiera di un genere che ha ampiamente affondato le mani nella melma delle capacità umane. «Il sistema di selezione degli artisti sarebbe molto complesso e doloroso per noi – replica il critico – L’arte è diversa dalla musica: quando uno canta male te ne accorgi subito». E un artista invece come si riconosce? «Se è in grado di portare sul panorama internazionale qualcosa di particolare in un determinato momento storico». Ah, ecco.

 

Tiziana Leone

 

 

(Nella foto, da sinistra, Francesco Bonami e Alessandro Cattelan)