Pubblicato il 26/02/2013, 12:30 | Scritto da La Redazione

FREQUENZE TV, TUTTO TORNA IN DISCUSSIONE

FREQUENZE TV, TUTTO TORNA IN DISCUSSIONE
Tutto rischia di tornare in discussione sul fronte delle frequenze televisive e delle regole per il sistema della comunicazione. L’asta per i multiplex digitali nazionali, decisa dal governo Monti, con il Pd favorevole e il Pdl molto critico, ha un iter molto avanzato, ma non concluso. Rassegna stampa: Il Sole24Ore, pagina 21, di Marco Mele. […]

Tutto rischia di tornare in discussione sul fronte delle frequenze televisive e delle regole per il sistema della comunicazione. L’asta per i multiplex digitali nazionali, decisa dal governo Monti, con il Pd favorevole e il Pdl molto critico, ha un iter molto avanzato, ma non concluso.

Rassegna stampa: Il Sole24Ore, pagina 21, di Marco Mele.

Nuovo sistema della comunicazione. L’asta per i multiplex digitali nazionali ha un iter avanzato ma non concluso. E il Pdl è molto critico.

Frequenze tv, tutto torna in discussione

ROMA. Tutto rischia di tornare in discussione sul fronte delle frequenze televisive e delle regole per il sistema della comunicazione. L’asta per i multiplex digitali nazionali, decisa dal governo Monti, con il Pd favorevole e il Pdl molto critico (come Mediaset), ha un iter molto avanzato, ma non concluso. A questo punto, invece, resta difficile immaginare nuove leggi su editoria e antitrust televisivo possibili con la vittoria del centro-sinistra, la prima anche con quella del centro-destra che vengano approvate nella prossima legislatura, mentre il cinema richiede misure d’emergenza, come la proroga degli incentivi fiscali, che scadono a fine anno.
Lo schema di Regolamento dell’Agcom è tornato alla commissione Ue dopo essere stato modificato. Non più sei multiplex in gara, tre per cinque anni e tre per venti anni, ma solo questi ultimi messi all’asta, con una diversa composizione delle frequenze. Il nuovo testo esclude dalla gara Mediaset, Rai e Telecom Italia Media, con Sky obbligata a competere, se vorrà, per un multiplex, deciso a priori dall’Agcom.
L’obiettivo dell’Autorità, dopo una consultazione pubblica solo di nome e non di fatto (non è stata resa di pubblico dominio nonostante l’etere sia bene demaniale e di interesse generale) è di usare le frequenze sottratte alla gara per sanare le interferenze dovute alle modalità di attuazione del digitale terrestre, che tuttora rendono problematica la ricezione della televisione per milioni di italiani. Il nuovo schema dovrebbe tutelare, in particolare, il segnale della Rai. Una svolta inevitabile e necessaria da parte dell’Agcom, pur se presa in notevole ritardo, che dovrà fare i conti con lo tsunami post-elettorale.
La gara è stata indetta dal governo Monti, annullando il beauty contest indetto dal governo Berlusconi. Quest’ultimo provvedimento avrebbe, con ogni probabilità, assegnato una frequenza nazionale, senza introiti per lo Stato, a Rai e Mediaset, riservandone tre ai nuovi entranti e alle tv minori. Contro gli atti amministrativi attuativi di tale abrogazione sono ancora da discutere i ricorsi di Mediaset e di Centro Europa 7 davanti al Tar Lazio. Bisognerà capire se una situazione anomala e senza precedenti, come quella che si sta delineando nel nuovo Parlamento, permetterà di far svolgere la gara o meno, magari rinviandola in attesa di tempi migliori. Se avrà l’ok di Bruxelles, infatti, l’Agcom affiderà il nuovo Regolamento al dicastero dello Sviluppo che dovrà emanare Bando e Disciplinare di gara. Nessuno può dire, oggi, chi sarà e cosa farà il successore di Corrado Passera. Di una cosa non si potrà non tener conto:
l’Europa e gli Stati Uniti hanno avviato piani ambiziosi per la valorizzazione delle frequenze, liberando quelle sottoutilizzate in Italia ve ne sono tante, per usi militari o civili e assegnandole prioritariamente tramite aste pubbliche (30 miliardi di introiti previsti da Obama con quelle fissate per il 2014). Obiettivo principale: aumentare le risorse frequenziali per la banda larga mobile, la cui domanda continua a essere in progressiva crescita. L’Italia ha un sistema televisivo anomalo rispetto al resto d’Europa, con quattro multiplex terrestri a testa in uso ai
due principali operatori (più un quinto destinato ad altri usi, ma convertibile alla tv terrestre, in virtù delle ultime direttive comunitarie) e tre per Telecom Italia Media. Frequenze rimaste a Telecom Italia, queste ultime, dopo la trattativa in esclusiva aperta con Urbano Cairo per La7. Il 51% di Mtv Italia resterà a TI Media, ma il gruppo Viacom, che ha il 49%, avrebbe un’opzione per arrivare al 100 per cento. TlMedia che é penalizzata dal Regolamento Agcom poi modificato: con tre reti è assimilata al duopolio Rai-Mediaset, mentre Rete A (gruppo Espresso-Repubblica) con due reti digitali può concorrere ai multiplex messi a gara. Bisognerà verificare se il nuovo testo modificherà o meno tali griglie sulla partecipazione, ma è difficile, perchè l’Ue vuole soprattutto garanzie per i nuovi entranti, per dare il suo ok al testo. Ultima considerazione: la tecnologia e l’industria elettronica vanno avanti e non attendono le incertezze politiche e istituzionali di un Paese solo. L’Italia deve, almeno, tornare ad essere presente nei gruppi di lavoro internazionali che decidono le regole per l’uso dell’etere, «il petrolio del XXI Secolo».