Pubblicato il 30/01/2013, 11:31 | Scritto da La Redazione

ENRICO MENTANA: «NON CADE MICA IL MONDO»

ENRICO MENTANA: «NON CADE MICA IL MONDO»
Il direttore del tg de La7 risponde alle domande de Il Messaggero. Mentana spesso intervenuto, anche su Twitter, sull’importanza del faccia a faccia. Ma non ne fa una religione. «Contro il mio interesse, credo che se non si fa non cade il mondo». «Devono essere confronti veri e non quelle cose liofilizzate dove si può […]

Il direttore del tg de La7 risponde alle domande de Il Messaggero. Mentana spesso intervenuto, anche su Twitter, sull’importanza del faccia a faccia. Ma non ne fa una religione. «Contro il mio interesse, credo che se non si fa non cade il mondo». «Devono essere confronti veri e non quelle cose liofilizzate dove si può parlare un minuto soltanto. Questi format preconfezionati non hanno nulla di giornalistico. L’equivalente delle interviste, su carta stampata, con le domanda inviate per iscritto».

Rassegna Stampa: Il Messaggero, pagina 7, di M.A.

Mentana: «Non cade mica il mondo»

L’INTERVISTA / 2

ROMA Enrico Mentana, direttore del telegiornale de La7 è spesso intervenuto, anche su Twitter, sull’importanza del faccia a faccia. Ma non ne fa una religione.

Mentana, si farà oppure no questo evento?

«Non lo so. La questione è sempre la stessa ormai da tempo: ognuno degli sfidanti ha i suoi interessi e vuole il suo schema. Berlusconi ha bisogno del faccia a faccia come un giocatore di poker: io vinco e tu perdi. È per l’eliminazione diretta. Bersani invece, come alle primarie del centrosinistra, sa che c’è un modo per perdere il meno possibile».
Quale sarebbe?
«Non giocare a poker ma a mercante in fiera o a tombola. Dove si è in tanti e, semmai, perdi qualche spicciolo. In mezzo a Berlusconi e a Bersani, c’è Monti il quale non s’impunta su uno schema e su un gioco preciso, perchè non sente alcun complesso d’inferiorità. Ingroia e Giannino sono quelli che hanno più da guadagnare e infatti si sono subito detti disponibili a partecipare».
Non è assurdo che il confronto non si faccia?
«Contro il mio interesse, credo che se non si fa non cade il mondo. E non è caduto il mondo quando non se ne sono fatti».

Non è una democrazia in qualche modo, monca quella senza il dibattito clou?
«Vediamo i politici in tivvù dalla mattina alla sera. In nessun Paese del mondo stanno così tanto in scena come accade qui da noi. Prima i candidati premier non andavano in ogni talk show, adesso succede anche questo. È un rullo continuo. C’è una scelta quantitativa folle».
Ma il faccia a faccia finale ha qualcosa di più.
«Non per forza. Devono essere confronti veri e non quelle cose liofilizzate dove si può parlare un minuto soltanto. Questi format preconfezionati non hanno nulla di giornalistico. Sono dei compiti. L’equivalente delle interviste, su carta stampata, con le domanda inviate per iscritto».