Pubblicato il 14/01/2013, 14:25 | Scritto da La Redazione

LA POLITICA SPETTACOLO È UN BOOMERANG: GRANDE SPETTACOLO, POCA INFORMAZIONE

Il nostro editorialista, Mario Maffucci, analizza come la politica in tv crei intrattenimento, ma poche informazioni verificabili. Alla luce della puntata evento di “Servizio Pubblico”, poi, suggerisce un format alternativo.

La domanda, o una delle domande che ci si pone il “giorno dopo” del grande evento de La7, è: «È capace la televisione di produrre un’occasione utile a formare un’opinione politica dello spettatore su reali dati di fatto?». Le posizioni dell’Antagonista ospite e del Conduttore sono equilibrate? O il mito del “confronto in diretta” come garanzia di verità e dell’impiego della macchina televisiva nella quale tutti i comprimari devono avere il loro ruolo (abbassando così il livello di guardia e di attacco del conduttore), non permette nella sostanza un match nel quale i due contendenti abbiano le stesse armi a disposizione?

Per esempio, Marco Travaglio riconosce che: «Era impossibile, per i tempi televisivi, rintuzzare… in diretta (spesso si tratta di questioni squisitamente tecniche, che è facile buttare sul tappeto con una battuta, ma per essere smontate richiedono molto tempo)». Soltanto sabato (perché la trasmissione è terminata oltre le 24 di giovedì) con i contro report dei giornali, il cittadino si è reso conto del reale scontro e della vera “posta in gioco”. Ma allora a che serve il talk politico? Non credo però che Michele Santoro avesse intenzione di offrire al pubblico televisivo soltanto un programma di politica-spettacolo. Una serie di circostanze l’hanno determinato: le linee di condotta stabilite tra le parti, l’articolazione del format, l’intenzione di fondo ben argomentata nel monologo introduttivo (no all’aria di Granada, cioè al torero che “mata” il toro, sì a che le parole “dolci o amare” potessero essere comunque parole di “amore”, cioè appropriate per la verità). Queste scelte, fatte in momenti diversi, secondo me non sono state valutate nel loro insieme e soprattutto non è stato calcolato che quel civile terreno di gioco che era stato preparato, avrebbe favorito il comportamento di Berlusconi, portato per sua natura a forzare le regole.

Si è detto che c’è stato del «gran teatro», messo in scena da due uomini di televisione di provata esperienza: 8 milioni e mezzo di spettatori sono rimasti inchiodati. C’è chi ha seguito l’appuntamento solo per farsi coinvolgere dalla dinamica dello scontro (come succede in un racconto cinematografico) e con poco interesse all’approfondimento politico che – a detta di questa scuola di pensiero – non ci sarebbe stato. C’è chi ha ritenuto che è impossibile rappresentare 20 anni di imprese del “caimano” in una serata. C’è chi ha sostenuto, tra gli esperti, che di fronte alla sua strategia comunicativa c’era ben poco da fare. Perché SB non accetta la sintesi come categoria di pensiero, si fa trascinare dal racconto minuzioso e pedante, non vuole essere interrotto, si fa scudo del vittimismo, dell’inadeguatezza degli strumenti di governo e della micidiale potenza di complotti oscuri.

Giovedì sera SB, di fronte alla potenza di fuoco di Servizio Pubblico, subisce solo due goal: com’è stato costruito l’IMU e un’altra verità, diversa dalla sua, sul così detto complotto delle banche tedesche. Per il resto contiene l’attacco e contrattacca e, a detta dei più, vince il confronto se minimizziamo la cialtroneria della lettera aperta contro Travaglio, splendida occasione però per motivare la “pancia” dell’elettorato che ha perso e che lui cerca disperatamente di recuperare. Di fronte a un personaggio che il team di MS conosce bene, forse Servizio Pubblico si sarebbe dovuto posizionare diversamente, avrebbe dovuto organizzare in modo più spregiudicato le tre ore di trasmissione, evitare che la tenera Giulia Innocenzi, la più esperta Luisella Costamagna e Gianni Dragoni, l’uomo dei numeri, risultassero praticamente poco influenti: si pensi che il mitico Sandro Ruotolo era addirittura impegnato nel superfluo compito di conteggiare il tempo di esposizione dei due contendenti. Perché delle due, l’una: o la redazione in “tempo reale” è capace di reagire agli argomenti e alle notizie che vengono date dal Personaggio Politico, oppure preferisco pensare ad altri format più consoni alla situazione.

Il mio format si potrebbe chiamare Partita Doppia o Boomerang. Primo tempo in diretta nel quale il personaggio è sottoposto al trattamento previsto dal programma. La trasmissione si conclude come un’ipotesi di lavoro provvisoria. La redazione ha un giorno per verificare “alla Report” quanto è stato affermato. Secondo tempo sempre in diretta: il personaggio risponde alle verifiche, prende atto delle informazioni positive che ha fatto, ma viene interrogato (ecco l’arma del boomerang che torna indietro) su dichiarazioni controverse che la verifica della redazione certamente pone. Giovedì ci sarebbe stato di che divertirsi. Così il dibattito sarebbe equilibrato e lo spettatore sarebbe tutelato. Altrimenti si è coinvolti dalle emozioni che suscitano le “situazioni teatrali”, con poca utilità sull’approfondimento della questione. «I giornalisti – si sostiene – non servono a far vincere o a far perdere i voti. Servono ad aiutare i cittadini a saperne un po’ di più e a formarsi un’opinione informata sulle scelte da compiere». Non confondiamo gli ascolti con i voti: ma giovedì scorso, gran teatro, tanta buona volontà di indagare, soltanto qualche informazione, audience record, bel colpo per la pubblicità della concessionaria de La7.

 

Mario Maffucci

 

(Nella foto un momento di Servizio Pubblico con Silvio Berlusconi)