Pubblicato il 12/01/2013, 15:36 | Scritto da La Redazione

PIPPO BAUDO: «NON CI SARÀ MAI UN’ALTRA MARIANGELA MELATO»

 

Pippo Baudo ripercorre con TVZOOM i tanti momenti professionali e personali vissuti accanto a Mariangela Melato, scomparsa ieri a Roma.

 «Ho perso un’amica, cui sono stato legato per tantissimi anni, sino agli ultimi giorni della sua vita». Nel giorno dei funerali, Pippo Baudo stenta a trattenere le lacrime ricordando l’amica Mariangela Melato. «Ci sentivamo spesso, ma era già da un mese e mezzo che non mi rispondeva più, sapevo che non poteva farlo, eppure ha sempre conservato il suo ottimismo. Mi diceva sempre “Pippo, dobbiamo tornare”, con la sua felicità interiore e la gioia di vivere. Poco tempo fa siamo andati a vedere insieme Basta guardarla, un film del 1970 di Luciano Salce in cui faceva la ballerina di un avanspettacolo. Era stato considerato da sempre un film minore, mentre invece mostrava non solo la sua bellezza, ma la sua grande ironia».

Lei era nota proprio per la sua autoironia…

«La vera cosa bella di Mariangela era la sua ironia, si prendeva in giro come nessuna sapeva fare. Nella Canzonissima del ’72 ricordo di averla portata al teatro Delle Vittorie dentro una valigia, perché era anche una perfetta contorsionista».

Di chi fu l’dea?

«Fu sua, mi disse: “Pippo, io mi ficco dentro la valigia, guarda che sono capace”. “Proviamo”, le riposi. Abbiamo fatto dei buchi nella valigia e lei è entrata, incrociando le gambe. Ricordo che pensai: “Questa qui mi muore in scena” . E invece fu una trovata molto divertente. All’epoca faceva Alleluja Brava gente al Sistina, interpretava la megera che scendeva dall’alto dentro una gabbia come fosse un uccello. Non era ancora popolarissima, ma quando scendeva quella gabbia si accendeva una luce particolare, Mariangela aveva una forza mediatica e teatrale capace di arrivare fino all’ultima fila. Era un animale strano».

Sapeva anche ballare?

«Altro che le Kessler… se la sognavano. Ballava con un’ironia e una sensualità incredibili».

Qual è il ricordo più bello che ha di lei?

«Sono tanti i ricordi belli che ho di lei, l’ho intervistata tante di quelle volte. E lei mi diceva sempre “Non dirmi niente prima, non voglio sapere nulla”. Ogni volta venivano interviste spiritose, perché aveva una cultura superiore, lei che da giovane era impiegata alla Rinascente di Milano, quando Giorgio Armani faceva il vetrinista».

Ha avuto rimpianti secondo lei?

«No, se n’è andata senza rimpianti. Forse l’unico e ultimo dispiacere è stato il fatto di aver dovuto interrompere lo spettacolo che faceva al Teatro Duse di Genova. Mi diceva che doveva guarire per tornare subito dai suoi compagni di lavoro. D’altronde aveva sposato il teatro Stabile di Genova fin dai tempi di Ivo Chiesa, per lei è stato molto importante, anche a livello internazionale».

Amava più il teatro, il cinema o la tv?

«Amava più il teatro della tv, e forse anche del cinema. Ultimamente ero andato a vederla al Teatro Argentina a Roma, Gabriele Lavia l’aveva convinta a recitare senza microfono perché voleva la voce “umana”. Una follia, era un suicidio ogni sera, la vedevo stravolta, però per lei la recita in teatro era una cerimonia, un atto sacrificale».

E la tv le piaceva?

«La tv la faceva perché doveva farla. Si divertiva molto quando la chiamava Renzo Arbore, perché ha avuto un ruolo importante nella sua vita. Quando cantavano in coppia si divertivano da morire, quando facevano “In cerca di te sola me ne vo per la città“, si capiva la loro gioia».

Ci sarà mai una sua erede?

«Non arriveranno altri personaggi dello stesso valore. Una volta questo lavoro era sacrificio, studio, cultura, i giovani di oggi questi tre elementi non li hanno. Oggi basta essere belle e si va avanti. Giornate tristi come queste purtroppo continuano a susseguirsi, sono momenti bruttissimi, stiamo perdendo amici cari, artisti importanti. Ma bisogna rassegnarsi a tutto, ogni giorno si chiude e si va avanti».

 

Tiziana Leone

 

(Nella foto Pippo Baudo)