Pubblicato il 02/01/2013, 10:55 | Scritto da La Redazione

FREQUENZE TERRESTRI: È INGORGO DIGITALE

FREQUENZE TERRESTRI: È INGORGO DIGITALE
Tra interferenze e sovrapposizioni. L’ingorgo delle frequenze digitali è un problema aperto. Non è ai primi posti delle Agende politiche, ma riguarda mercati decisivi per l’economia e la società civile, quale quello della televisione e quello della banda larga mobile. L’ingorgo nasce dal modello scelto per la transizione dalla tv analogica a quella digitale.   […]


Tra interferenze e sovrapposizioni. L’ingorgo delle frequenze digitali è un problema aperto. Non è ai primi posti delle Agende politiche, ma riguarda mercati decisivi per l’economia e la società civile, quale quello della televisione e quello della banda larga mobile. L’ingorgo nasce dal modello scelto per la transizione dalla tv analogica a quella digitale.

 

Rassegna Stampa: Il Sole24Ore, pagina 34, di Marco Mele

 

Tv. Tra interferenze e sovrapposizioni

Frequenze terrestri
È ingorgo digitale

L’ingorgo delle frequenze digitali è un problema aperto. Non è ai primi posti delle Agende politiche, ma riguarda mercati decisivi per l’economia e la società civile, quale quello della televisione e quello della banda larga mobile. L’ingorgo nasce dal modello scelto per la transizione dalla tv analogica a quella digitale, basato sulla continuità dell’assetto nazionale analogico a scapito di nuovi entranti, piccole tv nazionali ed emittenti locali. Le migliori frequenze, quelle coordinate con i paesi confinanti o non utilizzate da altri soggetti, sono però tutte andate agli operatori consolidati. Con alcune eccezioni: la Rai ha chiesto e ottenuto di trasmettere il suo multiplex di servizio pubblico su canali non protetti dalle interferenze (come il 24 in Emilia-Romagna e Friuli), pur di farlo in banda UHF e non in quella VHF. Telecom Italia Media ha perso una delle quattro frequenze nazionali. Europa 7 deve andare al Tar per vedersi assegnate alcune frequenze incluse nell’accordo siglato con il ministero dello Sviluppo guidato da Paolo Romani, mai avute. La vicenda della banda UHF che va dai canali 61 a 69 è emblematica: sono stati assegnati alle tv sino al dicembre 2010 quando si sapeva da tempo che sarebbero stati messi in gara per la banda larga mobile. Lo Stato ha dovuto “far salire” in campo 272 milioni di euro per farsi restituire frequenze dalle tv locali e riassegnarle per liberare i canali 61-69. Nella digitalizzazione delle regioni, per non aver problemi, si sono assegnati tutti i canali a disposizione senza rispettare il Piano approvato dall’Autorità per le comunicazioni Risultato: molti italiani vedono il digitale peggio dell’analogico.
A complicare la situazione arrivano altri eventi. Il primo è che dalla fine del 2015 un’altra banda oggi in uso alle tv potrà essere messa a gara per la banda larga mobile. E necessario riprogettare, da subito, il Piano delle frequenze per capire come adeguarlo ai futuri assetti, ma non lo si fa. Il secondo è la gara che ha preso il posto del beauty contest del governo Berlusconi. Giusto il principio di valorizzare le frequenze, bene pubblico. Si vanno però ad assegnare ai nuovi entranti, per venti anni, reti digitali non equivalenti a quelle degli operatori consolidati, con “buchi” vistosi nella copertura e nella ricezione. Il canale 24 (che compone un multiplex con i canali 23 e 28 UHF, copertura dichiarata del 78%), ad esempio, non può essere assegnato nel Nord Est perché è in uso alla Rai. Chi investirà in reti tv senza Nord Est? Di più: se il canale 24 sarà assegnato nelle Marche, interferirà con quello Rai in Emilia-Romagna. Il rischio che l’asta vada deserta è concreto. Bisognerà abbassare la base e, quindi, l’introito per lo Stato. Non farla svolgere vuol dire non far chiudere la procedura d’infrazione Ue contro l’Italia. Il digitale, intanto, sta dimezzando le tv locali insieme alle scelte dei regolatori. Le graduatorie compilate dal Ministero dello sviluppo per assegnare le frequenze nelle regioni passate al digitale prima del 2011, premiano anche emittenti inesistenti o quasi. Basta che trasmettano sullo stesso canale di un’altra che ha preso i punti utili per stare ai primi posti in graduatoria. Il criterio della copertura, uno dei quattro utilizzati, si basa sull’assegnazione senza Piano fatta negli anni scorsi e non tiene conto delle interferenze reciproche.