Pubblicato il 27/12/2012, 17:02 | Scritto da La Redazione

ECCO COME LE PUBBLICITÀ DEI GIOCATTOLI ROVINANO LE FESTE NATALIZIE AI GENITORI

ECCO COME LE PUBBLICITÀ DEI GIOCATTOLI ROVINANO LE FESTE NATALIZIE AI GENITORI
  Passato il Natale nelle case restano sul campo i giochi che i bambini hanno chiesto a Babbo Natale. E il più delle volte si tratta di regali enormi, ingestibili, che nessun genitore vorrebbe trovarsi di fronte. Signori, è fatta. Anche questo Natale… lasciamo ai cultori dei cinepanettoni la fin troppo ovvia conclusione, ma per […]

 

Passato il Natale nelle case restano sul campo i giochi che i bambini hanno chiesto a Babbo Natale. E il più delle volte si tratta di regali enormi, ingestibili, che nessun genitore vorrebbe trovarsi di fronte.

Signori, è fatta. Anche questo Natale… lasciamo ai cultori dei cinepanettoni la fin troppo ovvia conclusione, ma per noi il sospiro di sollievo arriva soprattutto per la fine delle pubblicità natalizie. Quelle che per un mese ci hanno assillato tra un cartone e l’altro per convincere i nostri pargoli che loro volevano quello, ma proprio quello. E se quello è un bambolotto a cui si arrossa il sederino, voi capite che la fine del Natale ha il suo gran significato. Negativo, per chi ha dovuto capitolare di fronte all’irremovibile richiesta. Perché questi esseri inanimati cui devi dar da mangiare, da bere e poi cambiare il pannolino perché se l’è fatta addosso, sono stati creati per distruggere chiunque sia a tiro della bambina che se n’è assunta la responsabilità.

Essendo ancora una creatura non in grado di gestire tutti i suoi movimenti, la bimba-mamma dimentica dove posa il biberon per allattare il mostro dal sederino di babbuino. Così come finisce a tempo di record la pappa da dare alla potenziale scimmia. Quindi? Tragedia disumana, perché se la scimmia-bambolotto non mangia e non beve, non se la fa addosso e il gioco del cambio pannolino è finito. Ergo, la prima tragedia post natalizia arriva a distanza di 24 ore esatta dalla consegna da parte di Babbo Natale.

Se invece la pubblicità ha convinto la vostra tenere bimbetta a dover avere a tutti i costi la casa di Barbie, perché «mamma ti prego, non posso proprio stare senza» il bambolotto-scimpanzè vi sembrerà una passeggiata di salute. Punto primo: se Monti ve la becca, vi fa pagare l’Imu. Punto secondo: per costruirla serve una laurea in ingegneria. Punto terzo: per pagarla bisogna chiedere un mutuo. Punto quarto: appena edificata, Lei-la Magione entra, voi uscite.

Signori inventori di giocattoli per bambini, per il prossimo Natale potreste evitare di creare il Billionaire di Malindi di Barbie? Al Ken-Briatore no, noi mamme pur moderne, costrette a condividere la quotidianità con bambine che pronunciano la parola fashion come noi pronunciavamo il termine carino, non siamo preparate.

Che poi già la Barbie è quella che è, se la presentiamo solo su yacht di lusso, camper alla Moria Orfei e ville di Malibu, vi rendete conto da soli che far crescere le citate bambine sane di mente è impresa impossibile. Non ci resta che tentare l’opera di convincimento della mancata ereditiera. Vuoi un paio di stivali bellissimi? «No voglio la casa di Barbie». Vuoi un gatto? «No voglio la casa di Barbie». Vuoi un motorino rosa glitter? «No voglio la casa di Barbie». Vuoi una casa vera, nuova, ai Parioli con il Ministro Grilli vicino di casa? «No, voglio la casa di Barbie». Ora, secondo voi, noi ce l’abbiamo la casa di Barbie?

 

Tiziana Leone

 

(Nella foto la casa di Barbie)